225 MDXXVI, LOGLIO. 226 ferito ne la testa ; pur li medici spera di bene. Di campo questa notte ho habuto aviso, come il ca-144* stello di Milan è reso d’acordo. Li cesarei li danno Novara et Vegeveno et Alexandria piacendo a la Cesarea Maestà, et pagano tutti li fanti sono nel castello, et li danno soldo. Item, per Paulo Luzasco locotenenle del signor marchese di Mantoa è stà preso la compagnia del capilanio Zucaro; i quali affermano il render del castello, tamen questa notte dovevano assaltar Milano li nostri, et veder di metter vittuarie nel castello se ’1 non sarà reso. La causa del disordine del castello è reso, è processa da Gasparo da Sormano et dal castelan di Mus per le loro controversie hanno tardato il resto del venir di 6000 sguizari, i quali lutti sono gionti in campo. Di Brexa di reofori, di 25. Mandano una lettera scrittali per Jacomo Vicoaro dì 25 da Seniga, drizata a loro rectori, qual scrive la cosa seguita per Marco Antonio Marlinengo, et ha hauto 4 feride, et è venuto a Seniga di qua di Oio, et di nostri è stà morti do cavalli. La copia di la qual lettera sarà notada qui avanti. Di Vicenza, di rectori, di 26, hore 11. Manda uno reporlo di uno stato in Valtolina, qual dice cussi : Come 1’ Archiduea ha mapdalo uno orator a grisoni per haver il passo di passar de li lanzinech et venir a Milan, et non 1’ ha potuto haver. Item, che a Trento il capilanio Zorzi Fransperg feva 10 mila lanzinech per andar a Milan. 145 Copia di una lettera di lacomo Vicoaro capo de cavalli lizieri, scritta a sier Piero Mo-cenigo capetanio di Brexa, data a Seniga a dì 25 Luio 1526. Narra la vittoria Jiauta contra spagnoli in cremonese. . Clarissimo signor et patron mio observandis- simo. Per non mancare del debito mio verso vostra signoria, addò sapia le cose di la cavalcata, come è passata, li significo come l’è stà precise in quest% forma. Zoé, havendo deliberato 11 signor Marco Antonio Martinengo gubernatore di tutte queste gente che se ritrovano in questo territorio a le frontiere di Cremona di fare questa cavalcata, et prima fece venir heri sera a Ponlevico una bora avanti dì la sua compagnia di zente d’arme, la mia compagnia et Zorzi Busichio cum la sua, et tutte le fantarie che si ritrovano alozate in questo territorio, che erano fanti circa 800,et insieme pezi4de artellaria, 1 Diarii di M. Sanuto. — Tom. XLII. zoè doi meze colubrine el doi sacri. Et lutti a la preditta hora gionti in Ponlevico, passasemo Oio et an-dassemo per alogiar et pigliar il loco di Pescarol, et gionti che fussemolì, io mandai cavalli lOde li mei, capo el mio locotenente, sopra la strada di Cremona a fare la scoperta che li inimici non ussisseno fora di Cremona, che non lo sapiamo. El qual mio loco-tenente, come fu un pezo inanti sopra la strada, trovò doi villani che li disse come era a la Pieve di S. Jacomo apresso dillo loco di Pescarol cinque miglia il signor Alvixe figliolo fo del signor Ludovico di Gazolo, cum circa cavalli lizieri 50 aut 60, et archibusieri cerca 80. Et havendo dillo mio loco-tenente inteso tal cosa da dilli villani, subito mandò uno de ditti 10 cavalli a me a farine intendere quanto haveva hauto da ditti villani. It che, havuto che avi tal relation, montai a cavallo cum lutto il resto de la mia compagnia, et andai verso ditto loco di S. Jacomo a vedere se così era la verità. Et come foi in camino, trovai doi altri villani li quali mandai inalili a vedere de intendere tal cosa se era certa, sopraslagando però lì forte dove mi ritrovava, che era distante uno miglio vel zirca de ditta Pieve per aspettare {da) li ditti villani la fermeza di questo; li 145* quali ritornono et me disse esser la verità firmamen-te. Et incontinente mandai uno de li mei subito al predino signor Marco Antonio a farli asaper tal cosa, pregando sua signoria mi volesse mandar la sua compagnia di zente d’arme, et fino a 50 archibusieri. El qual havendo inteso questo, volse in persona venir cum (ulta la sua compagnia et ditto numero di archibusieri ; qual visto che era gionlo, io subito pigliai la volta di la strada che andava a Cremona, che non potesscno fuzir li nemici. Et sua signoria essendo da uno canto et io dall’altro, lutti doi con sue et mie gente gli dessemo dentro valorosamente, dimodoché li rumpesemo et inlrassemo in el castello de ditta Pieve, dove fu morto di loro da 15 in 20, et lo resto fo pregioni. Et apresso prendessemo ditto signor Alvise capo suo, et di noi non è stato ferito salvo che il signor Marco Antonio di 4 ferite, una di archibuxo nella cossa destra scavazà, una nella ditta gamba di lanza, una nel brazo destro passato de archibuxo, principiando la botta dal palmazo della man scorando verso il gombedo de longo et così li passò el brazò, et 1’ altra sopra 1’ ochio destro de lanza ; et de li mei ferito uno et morto doi cavalli. Et facto tal effeclo, io rechiamai tutta la mia compagnia et l’afirmai in battalia, et haviai a la volta di Pescarolo tutte le gente d’armi et fanti insieme con tutti li pregioni 15