367 MDXXVÌ, AGOSTO. 368 Et sier Marin Corner el consier messe voler la parte, con questo, atento sier Francesco Bernardo fo Consolo a Damasco sia credi tor del so’ salario del consolato, che dilli Proveditori lo debbino satisfar in termine di 6 mexi, poi erosele di uno anno, el non P havendo satisfatto in ditto tempo, sia fallo credi-lor et pagalo di le 8 per 100, ut in parte. El sier Vicenzo Malipiero sopradilto andò in renga, contradise questa opinion, dicendo sier Francesco Bernardo si voi pagar d’un terzo di ducali che ’1 dia haver di un ducalo integro, dicendo el se die pagar di le 2 et 3 per 100 et non di le 8 per 100, et disse la condition di tal sorte di le 8 per 100. Narò come el dillo si havia fatto creditor in le 8 per 100 et fo taiada in Quarantia Civil, et sopra questo si difuse assai. Et sier Francesco Bernardo predillo, qual è sora le aque, andò in renga, iuslificò il fatto suo et del torto fatoli in Quarantia, come questi XL criminal è testimoni, perchè sier Alvise Badocr avochalo li promise in renga non tuorli pena, et la sentenlia fata per sier Balista Boldù pi;ovedator fo laudata, vi-delicet che el relrazese le parlide et questi hanno voluto la pena, sichè ha pagalo ducati 300 di pena, et iustilìcò la cosa, llor li Proveditori sopra ditti messeno certa zonta, che i voi el sia pagalo di le 2 et 3 per cento. Et itermn sier Francesco Bernardo andò in renga, dicendo questi danari è di sorla che ’1 sarà pagato Dio sa quando. Et volendo risponderli sier Vicenzo Malipiero, el Serenissimo non volse andasse le parte, el fo licenlià il Conseio. Et restò Conseio di X con la Zonta, et scrisseno a Roma, et zerca il duca di Ferrara non si acordando non voremo più la prolezion sua eie. Item, in campo, zerca la inimicilia è tra quelli capi eie. Nolo. Questa mattina vene in Collegio Porator di Mantoa et have audienlia con li Cai di X, et cusì etiam poi venne P orator di Ferrara et ave audien-tia con li Cai. A dì 12, Domenega. La mattina, vene in Collegio Porator di Milan tornalo dal suo signor Duca, qual andò a visitarlo et farli reverenda. Il qual disse era bon servilor et iiol di questo Stado, nè voleva far altro se non quanto voleva questa Illustrissima Signoria, et lo rimandava per suo orator qui, scusando il suo signor si avia reso il castello, perché non haveano più da viver, manzato tulio et cavalli perfino il cuoro frilo, con altre parole, acertando, se quando il campo si apresenlò a Milan stevano do hore più, spagnoli si andavano via, el preparavano il suo haver et bagaie per partirse, come loro proprii del castello vedevano. Disse la qualità del suo signor Duca, che non si poteva aiutar ben etc. Vene il Legalo del Papa con lo episcopo di Baffo in materia di le decime del clero etc. Di Crema, del Podestà et capitanio, di 10, hore 23, vidi lettere scritte a suo fio!, qiral dice cussi: Di novo, di campo, pur il signor Zanin di Medici elconle Guido Rangon sono in altercation, et il signor Zanin mandòli imbasata di mala sorte, et a la fin se dubita non vengino a le man, et che di questo il conte Guido ha scritto al Pontefice. Per ledere del reverendissimo episcopo di Lodi sono advisato, che '1 ditto signor Zanin mandò imba-siatc inzuriose al conte Guido, et mi significa etiam che tra capitani et capitani ne lo exercito ne è gro-seza, per usar le sue formai parole. Et scrive etiam che 5 bandiere di sguizari heri si mulinorono per partirsi di campo, discordi con quelli signori per al- 239 cune page che volevano. Dice etiam, che tra il duca di Barbon et signor Antonio da Leva é grande discordia Ira loro, et ha inteso che ’1 signor Antonio da Leva vole omnino andar a Pavia, et che infiniti nobili el donne voriano ussirfora de Milano. Et che spagnoli hanno fatto far la crida, che niuno non en-sino. Dicendo, che questa notte venne fora di Milan alcuni spagnoli fino a li repari, et discargorono li sui archibusi et subito voltorono, et da nostri furono acompagnati in Milano con bone archibusale. Iteni, per uno mio venuto da Cremona, me dice che le artellarie non sono slà messe di sotto dal castello come havevano deliberalo di far, nè sa la causa del tardar; ma dice che ’1 crede che doman la melerano. Scrive, el signor Malalesta mi havia richiesto mille chiodi alla misura mandatami; ne ho trovato in tutta questa terra 150, et dui marangoni el alcuni guasladori richiesti, et cussi li ha mandati, et stfritogli che a Brexa sarà di ogni cosa copiosamente fornito et potrà haver più quantità di guastadori et marangoni, et è viazo più curto che qui a Crema. Di Brexa, fo lettere dì sier Piero Mose-nigo capitanio, di 10, hore .... Come ha auto ledere di sollo Cremona, di Piero di Longena, di 10, hore . . . . , qual li scrive non hanno voluto piantar le artellarie nè batter al castello; ma far una mina a certo bastion, qual ruinato si potrà dar P arsallo. Di campo, di Lambro, del proveditor sellerai Pexaro, date a dì 10, hore 14 ... .