181 UDXXVII, OTTOBRE. 182 non é possibile che homo possi prevalersi, et io ancora sono araalato. Di novo ci è, che gli è venuto di Spagna il generale di S. Francesco e Migliao gentilhomo di la camera de l’Imperator et molto in credito apresso a Sua Maestà, li quali sono andati di longo al Viceré. Niuna cosa si dice per certa ; ma universalmente tutte le coniecture che si fanno sono in favore di Nostro Signore. Il marchese di Storga già quattro giorni fa è in questa terra, venuto in Italia per soi particolari negocii, dice che in Spagna se dice che la expeditione de li prefati dui Generale et Migliao era per la libera-tione di Nostro Signore, et che là si tenea per fermo che la pace tra la Cesarea Maestà et il re Chri-stianissimo fusse come conclusa. 11 signor marchese del Guasto non è mai rivenuto. Se dice bene che sono venuti li danari per contentare questi alemani, et che ’1 sia vero ci è questo segno, che fanno levare tutte le gente di Roma et andare verso le altre genti, ma a tulli fanno patente di allogiamenli a quesla terra et quella altra che sono in quelli contorni. La gente d’arme ancora si lieva da Tivoli et credo andarà ad allogiare a Nepe : si è solo da accordare la fanlaria italiana, ma non si mette dificultà di non acordarla. • Sono venuti molli cavalli per levare alcuni pezzi di artellaria grossa che hanno lolla fora del castello per cundurla al campo. Post scripta. Mi son meglio informato, che quel che ha portato le nove di Spagna non é stalo il marchese di Storga, ma è stato un don Alvaro de Zuniga, quale è venulo da la corte sino a Civi-tavechia col Generale et Migliao. Questo ho voluto dir, aziò che le sue nove habbino più fede. 119* Di sier Alvise Foscari proved.itor a Baverina, di 5. Scrive, come lui pronosticoe cussi è seguito a li signori di Faenza, perchè oltra il perder di la terra hanno etiam reso la roca, salvo l’haver era dentro et le persone, et gli hanno fallo compagnar in Codignola. 11 Guizardino non è ancor zonto a Cesena, ma s’è affermato a Castrocaro. Dal campo di S. Jacomo sotto Pavia, nel campo veneto, a dì 5 Octiibrio 1527, di Zuan Andrea da Prato vicecollateral, a li rectori di Brexa. Clarissimi Domini colendissimi. Aveva deliberato non "scriver più a vostre signorie fin che non vedeva la resolutione di questa infelice città di Pavia. Per tanto por questa li aviso, come hozi a bore zerca 20 li fo dato l’arsallo per i nostri, i quali introno senza uno contrasto al mondo, et subsequenle introe li vasconi, et hanno morti molti de li inimici, il reslo saltati in Tesino, et credo parte sotto le croce bianche mescolale con li nostri. La terra a sacco et. presoni et far più mal che se pò, come che in simil casi si sol fare. Il datissimo Provedilor et Oralor cum nui altri siamo stati dentro, et cum fatica grande havemo salvale le monache di Santa Maria de Rosa, che sono donne di S. Francesco, quale parte in gropa parte a piedi havemo conduti qui a S. Jacomo, dove questa notte staranno for di Pavia. Credo dimane non partiremo de qui. Di quanto seguirà ne darò aviso. Copia di do lettere del Signor turco, scritte a la Signoria nostra, portale per sier Marco Minio oralor nostro. SuLEIAMSACII FILIUS SeLIM ImPERATORIS, SEMPER VICTOR. Per miseration divina et per grafia del Pro-pheta Machomelh et favor delli quaUro sui amici el il resto di altri sui compagni eie. Io Imperalor delli Imperatori et Re incoronalo sopra li homeni che sono sulla faza della terra, ombra di Dio sopra le due terre ferme, Imperator del mar bianco et del mar negro et della Romania el della Anatolia et del paese de la Grecia et de la Caramania et del Dulcadir et del Diarbechir et del Dirnaizan et de Damasco et Aleppo et del Cayro el sacrosanto Ilyerusalem et de la sublime Mecca et reverenda Medina el de Zidde et de Gemen et de molti altri paesi Sullan Suleimansach imperator, fiolo de Sul-tan Selinsach imperator. Tu Andrea clic sei Doxe di Venclia, hai mandato il tuo homo Marco Minio eledo ambasalor a la mia nobil Porta, che è sedia di felicità come F Oriente et è apresso Idio acepla et per congratularsi con la mia maestà de la vittoria, iusta la perfetion de lo amor sincero et benivolentia fidele che hai verso mia felice Maestà. Esso ambassator venuto et aboccatosi, ha satisfallo a tutto quello che convien a F oficio de la ambassaria, et essendo slà appresso la mia Maestà, cum bona licentia el vien mandato de li : cussi le sia noto. Scritta a dì 16 de la luna de Sehabam, da la fuga del Propheta 933, data in la cita de Constantinopoli.