635 UDXXVIII, FEBBRAIO. 636 Item, etiam in questa mattina fu spazà al secondo Coliselo in la Quaranlia Novissima uno caso, zoé iiilromission di una lettera di la Signoria scrive a sier Antonio Posearini retor a la Cani», consegni al I di Zugno il rezimento a sier Hironimo Que-rini qu. sier Smerio, et cussi la conseiaria a sier Lu-riardo da Molin qu. sier Zuane. El dillo sier Marco Antonio Contarmi avogador, intromesse in lavor del diio Posearini, perchè era stalo assà nel viazo; voleva star do mexi di più. Parlò per il Fosca ri ni sier Zuan Francesco Mozenigo avocalo. Li rispose sier Sebasti«!! Venier avocalo. Andò la parte di taiar la lettera : . . . non sincere, 3 de sì, 17 di no. Iterimi : . . . non sincere, 2 di si, 26 di no. Et fu preso di no. 418 E» litteris doniini Ludovici (?) Ceresarei, da-tis in Atria, XV11 Februarii 1528. Per le ultime mie di 14, 15 el 16 del presente, mandale per Veneti», mi son sforzalo raguagliare fin bora degli successi di questo esercito a vostra exeellentia con più verificalioue et più diligenti» mi ò stà possibile, remelendortii naràre in quesla presente la resa de l’Aquila più difusamente di quello ho fallo ne la ultima di 16 per non haverla ' potuta intendere più presto di hoggi ; la qual è di questo modo, come scrive il Navaro. Ritrovaudose 10 Viceré et il signor Sara Colonna con alcuni pochi fanti in l’Aquila alli 14 del presente, lo signor Francesco di Molitorio, fratello del vescovo Molitorio, il qual si rii ro va va in quei contorni con 400 fanti a nome di Pranza, intendendo Pietro Navaro haver expugnalo il castello di Forclia di Pena el, resa quella rochela, venirsene a la volla di l’Aquila, 11 prefalo signor Francesco a nome del populo pregò lo Viceré, con adurli molle ragione, a vo-lerse partire el non »spedare l'ultima ruina di quella terra, poiché non si vede» polenle a dif-fensare la terra, perchè quando restasse, lo exer-cito di Pietro Navaro ruinaria il paese. El tanto operò lo prefato signor Francesco col Viceré, olirà che lui antivedesse questo, che circa alla mezanotle se ne usci fuori con quelle poche genie et col signor Sarra, con men strepilo li fusse a lor possibile. Alora, parlilo che fu il Viceré de la terra, il signor Francesco scrisse subilo al fratello, il qual non era molto lontano, che 'I volesse marchiare •nanti, chi l’Aquila era de la maestà del Re. Et cosi la mattina sequente venne dentro lo vescovo con quelli fanli a nome di Franz«, el scrisse al Navaro che l’Aquila era dala a nome del Re, el volesse venir che quel populo lo aspeelava con molta devo-lione. Cosi Pietro Navaro alla riceputa non era lon-lan de l’Aquila 12 miglia che cavalcava verso quella, subito expedile a monsignor Lolrecho quesla nova di questa forma come scrivo a vostra ex-cellenlia, cum adiuncta, che lui havea havuto aviso li spagnoli non erano ancor ussiti di Roma, et che lui si rilroveria quella sera in l’Aquila ; .per il che exorlav» monsignor Lolrecho a marchiare con la solila celerilà inanti, perché se andaría sina a Napoli senza contrasto alcuno. Così monsignor Lotrech non volere lardare puoi che le cose sue prosperano. * • Il marchese di Saluzo ha mandato la banda sua 418* de svizari el tulli li homeni d’arme verso l’Aquila, non perchè li sia bisogno al Navaro, ma se dice perchè 11 dove si trova il Marchese non se ritrova da vivere, et che lui ha fatto per legerirse ; ma la persona su» et del signor duca de Urbino sono a Todi per aspetare la mossa de imperiali, et hanno seco le gente de Fiorentini che sono 4000 fanti boni, et alcuni altri che non scrivo il numero a vostra exeellentia per noi sapere de lali ; nè loro signori si partiranno de li sina che non sono parlili di Roma li cesarei el non si vedea il camin loro. Dicesi ancor apresso ad alcuni di questi signori di monsignor di Lotrech, che’l signor duca de Urbino non viene con il signor Marchese a questa impresa se non a line de recuperarse il stato di sora per lui ; et se pur viene per altro fine ancor, che è possibile; ma che questo è il principale che scrivo a vostra exeellentia. Ne la lettera che scrive il Navaro a monsignor Lotrech, fra le altre parte-che li scrive, promette in quella lettera di darli in t7 zomi presa liaela per forza et l’altre forteze ancor dove fano il suo fondamento li cesarei de darli a lui Lotrecli in brieve tempo, però che non tenda ad altro al presente che a prender Napoli, poicliè si può far al presente senza molta difflcultà. El per questo sua signoria non perde tempo, el del resto lassa il carico a lui che li expedirá come promette a lui il prefalo Lotrech. Così 1’ Aquila si è resa con questa facilità Senza perturbation del paese; il Viceré si è retiralo verso Napoli, el li imperiali non sono a quesla hora ancor mossi di Roma* ; cosa di molla admira-tione a lutto questo exercito.