41 MDXXVII, SETTEMBRE. 48 ìiter se irieomandemo. I reverendi Tynzo, Bertolino messer Alexandro e Degorgi, messer Manfredo de Castello e messer Bianchini ... a vostra signoria se aricomandeno. Et il mio clarissimo patron più de tutti, exceplo che la.....mi cum i tosali. Da Udene, alti 10 de Septembrio 1527 De vostra signoria humillimo servo. Bernabdino Nodaro .... 28 Copia di una lettera da Udene, di 8 Septembrio 1527, scritta per Toma Paris a sier Do-menego da Mula di sier Agustin. Da novo, de qui in la terra è infiniti amatati di febre, et assai et ogni giorno ne moreno, et tal giorno 10 in 12 et fino 14, e poi lai giorno manco, e il forzo populari per desagi grandi patiti per la horenda carestia stata; qual però è stata la vigilia e questo anno sarà la festa, pmhè horuiai de qui si vende lire 10 soldi IO il staro del tormento, et non se ne trova per danari. A dì 17 Avoslo, la notle venendo 18 a bore 5, fu sopra quesla lerra et sua tenuta solamente, exceplo il borgo de Acquileia, tanta (uria de lempesta de groseza de nose et ovi, qual durò più de una ora, che tolse poenitus ogni cosa, adeo che la mattina pareva lusse sialo il fuogo; non lassò pur le foie non che li frulli et biave, adeo che mai da ricordo de homo in qua, non fu visto nè sentilo lai mina. Furono ritrovali quantità de oseleli infiniti morti, quale (?) lepori e di ogni sorte di animali che si Irovorono al scoperto. Non se dia meraveiar vostra magnificenlia se tal furia fu, perchè circa una ora avanti la tempesta furono alditi alcuni gioiti andar per la terra cantando le lelauie a la roversa, pula-nizando el maledicendo Dio et Santa Maria cum li soi santi. Et la altra nolte precedente, fu rota la porla marmorea nova di la chiesia di Santa Maria di Grazia, et la erose di ferro che slà afixa sul muro 2g» del cimitero fu rolla et buttala in la roia lì propinqua, et etiam fu Iriato (?) bona partedella erose grande lignea afixa avanti la chiexia di S. Bernardino; nè mai se ha possuto venir in la verità di lai nefandissimi ribaldi, licet se habbi fatte le debite e terribili provisioni possibile; sichè li nostri furlani uon sano far altro. Scrive, è morto, da conio, messer Beltrame Savorgnan e alcuni altri. Copia di una lettera del signor duca di Urbino 29 capiianio generale nostro, data in campo apresso Pcrogia a dì 3 Septembrio 1527, scritta a messer Baldo Antonio Falcutio suo orator a Venetia. Magnifice, dilectissime noster. Stando noi sempre vigilante di far qualche bona opra conira li nostri nemici, havemo havulo aviso, la banda do italiani, de la qual è capo il signor Alexandro Vitello el il conle Pier Mjiria Rosso, et questi Baglioni forausciti, cum tulli li forausciti del paese essersi partita da Spoleli et venuta per mirare in Trieve, et non havendo quelli de la terra voluto riceverla denlro, sono alogiali di fuora con promissione gli sarà dato yiltualià gratis. Subito inleso la cosa, si è expedilo lo illustre signor Federico con 400 svizari et una banda de le genie d’arme francese, et noi gli.havemo mandalo quattro insegne de le noslre fanlarie et ludi li cavalli legieri ci Irova-mo. Et prima havemo mandato a pigliare tulli li passi aziò non possano avere aviso nè nova di questa cavalcala. In questo tempo che le genti già cominciavano^ caulinare, è venuto aviso li spolelini haver preso l’arme contra la rocca, et dicesi Laveria presa. Ne havemo con presleza adverlilo el signor Fe-drico, et mandalo alli noslri amici de Spoleto, che volendo da noi soccorso et aiuto gli sarà dato, et per più presleza debbiano ricercare il signor Fe-drico, qual gli serà vicino o poco lontano. Noi, benché fosse deliberala la levala domalina perii camino verso il territorio de Todi, slemo ressolulo per domani stare fermo. In questo mezo havremo (erma chiareza de le cose predilte, che non ci pareria far poco guadagno haver a un trullo Spoleli con tutte le terre sono in quesla valle. Dio sia quello ci mella in via, che ne insegni qualche bon successo, aziò potiamo dimostrare l’animo e voluntà nostra verso quella Illustrissima Signoria, alla quale per infinite volle ne raccomandaré. Di Campo, sotto Peroscia, il giorno 3 Set-tembrio 1527. Sottoscritta da banda di sopra: Il Duca di Urbino prefetto di Itoma, et del Serenìssimo Dominio Veneto capitaneo generale. A tergo: Al magnifico, dilectissimo oralor nostro in Venetia, messer Baldanlonio Falcucio.