377 MDXXVII, DICEMBRE. 378 Oficial ai Levanti Sier .Francesco Viluri fo castelan a Trau, qu. sier Renier .... 777. 611 f Sier Polo Coniarmi fo Piovego, qu. sier Piero........1)72. 371 Di' Spagna, di sier Andrea Navaier ora-tor, da Burgos, a dì 17 et 22 Novembrio. Come non ha haulo risposta di le sue ; ma ha ben lettere di P oralor di Pranza, che ha lettere a lui direclive, che le manderà per sccurtà dal Elelu Baiard . . . . el qual vien a la Cesarea Maestà et partiria a dì 25 del mexe .... Scrive, come quelli hanno terminalo far 10 milia fanti per Italia, et hanno provisto del denaro con far certi cavalieri et altro. Cesare si parte fin zorni .... et va a " Valenza dove non è più stato, et lassa la Imperatrice et sua sorella lì a Burgos, el haverà il donativo de li (re regni, però che P anderà a Mun-zon ch’é loco ai confini di tre regni, zoé di ... . dai qual haverà il donativo di 600 milia ducati in termine di tre anni, dal primo 300 milia, dal secondo 200 milia, dal terzo 100 milia. ltem, ha rimesso 100 milia ducati in Alemagna per far 15 milia fanti, et che suo fratello vengi in Italia. Item, voi far armada el ha retenuto nave su le qual voi melar 8000 fanti suso, 6000 per Napoli et 2000 per Sicilia, ltem, voi far 500 zentilho-meni chiamati .... dai quali haverà 500 ducali per uno, voi far oxentc alcune terre di la ubli-gatlon di far la spexa a la corte da le qual haverà danari ; mete angaria a le chiexie, do marche per chiexia, et sono 15 milia chiesie. ltem, si vote acordar col re di Portogaio per la navigation de ladia, eh’è suo cugnato, dal qual haverà danari; sì che fa gran preparalion di guerra. Item, che li oratori francesi ha spazà due poste in Franza senza saputa di Porator anglico nè sua, benché ha inleso non è per cosa da conio ; el che ’1 vien de lì quel Baiard eh’è nostro inimico. Scrive allre cose ut in litteris, che importeno assai. 244 Copia di una lettera mandata in lettere da Todi del proveditor Pixani, di 11 Deccm-brio 1527, hore 20. Reverendissimo monsignor Io giunsi qui questa mattina da Nostro Signor, el li feci quelle recomandatione da parte de vostra signoria reverendissima che me impose. A che Sua Beatitudine mi ha comesso vi facia intender, quanto prima potete, vi piada transferirve de qua da Sua Beatitudine, et di tanto è Panimo suo vostra signoria reverendissima segua. La partita di Nostro Signore di Roma è stata di questo tenore, per quanto mi ha ditto Monsignorino di Gonzaga. Sua Beatitudine haveva capitúlalo cum li signori Imperiali, el già erano rimasi d’acordo di la liberatione sua ; ma perchè Nostro Signore non poteva metter mano a denari a quel tempo, erano remasti d’acordo, indico fusse a proposito, a dimandare el castello in suo poter, et cussi el Venerdì passato misseno fantaria italiana in castello a nome de Nostro Signore. Et per veder Noslro Signore che forse, anzi senza dubio, che quelli signori Imperiali P hàrìano forsi retenuto o fallo de quelli erano solili, prese per partito de veri* in suo potere, et cusl chiamò el signoft Alvise da Gonzaga el Monsignorino suo fratello, et se ne vene qui senzi altro (avviso ?) di partenza o de forcone o de altri, el solo Sua Beatitudine lo conferì a Santiquallro el al maestro de casa, et do tanto nullo ha inteso et se ne è seguito la venuta sua. Noslro Signore aspecta hozi li signori cardinali: pur si teme alquanlo non habino ad esser relenuli, nondimeno se ne ^la ad bona speranza. De la famiglia di vostra signoria reverendissima, mi dice Monsignorino lassò che venisse cum li signori illustrissimi el il reslo della famiglia. Io manderò la lettera de vostra signoria reverendissima senza fallo alcuno come me ordinò quella.. Io ho fato le recomandatione di ci signor Marchese a Noslro Signore ; le quale sono stale molto acclle, et certissimo Sua Santità fa capitale assai di Sua Excel-lentia, lo non li scrivo altramente et desidero vostra signoria reverendissima li fazia intender il luto, el quello medesimo al signor Federico el alla exccllentia di quelli signori. Non scrive Sua Beatitudine per non haver qui chi facía uno breve. Io ho parlato a longo a Noslro Signore. In ultimo Sua Beatitudine desidera veniate fin qui, et da poi pigliaste lutti quelli parliti vi piacerà ; et cusì dice Sua Beatitudine, et cum reverentia li ricordo che non debi mancare, perché saresti imputato da tulio il mondo manchando in questi tempi. Se pare a vostra signoria notificare niente a quelli signori, fa-zia lei ; et quanto più posso me racomando. In Orvieto, alti 10 Decembrio 1527. Postscritta. Io lessi la presente a Nostro Si- 244* gnore avanti la chiudese ; dove Sua Beatitudine mi