515 WDXXVIII, GENNAIO. 516 Monsignor anderà dimane a Pexaro procedendo olirà. Gli ambassatori anconitani sono venuti dal prefato Lotrecb per operare che ’1 non intrasse in Ancona, et con molte persuasione gli ha remandali indrieto mollo turbalo, et vole mirare in Ancona ; et se intende non si partirà de lì sino sii venuta I’ ultima risolutione di Nostro Signore. Sono venute hozi letlere del clarissimo Pisano al magnilìco Pexaro qui, date in Todi a 17 del presente, ne le qual si contiene come il campo imperiale sta ne’ termini che era a li giorni passati, et che lanzchinechi hanno detto non volerussir di Roma se non sono pagali intieramente di le lor page de Deeembre et de Genaro, et se non hanno “24 milia scudi che pretendono dover haver per lo eror de un suo conto, et più che voleno li 50 milia ducati che Nostro Signor gli promise dare. A li 17 di questo gli denari si haveano a scodere su le decime del regno, et che per questa dimanda di lanzinechi li capitani cesarei haveano fatto una congregatione in Campo di Fior per trovare sesto a questa cosa ; et che mandorno a dimandare il Cardinal Colonna qual havea promosso per Nostro Signor questi danari ; et che lui dubitando non esser relenuto, non solo non gli era voluto andare, ma ussiio era di Roma et andato a un suo castello. Questi capitani si dolcno molto et publieamente di la tardità di Nostro Signore, nominando la sua malignità più presto che altra cosa, et non stanno senza suspetto di Soa Beatitudine, et ancor loro dicono che Monsignor non resta molto satisfatto di Sua Santità, anchor che’l non el mostri et a me babbi ditto sempre il contrario come sempre ho scritto a Vostra Excelentia. Riporto di Borsello venuto di Roma, fatto al signor marchese di Mantoa, a dì... . Genaro 1528. Che a li 10 di Genaro si partì da Roma a la via di Orvieto, dove gionse a li 13. Che a la partita sua erano in Roma di signori cesarei il principe di Orange, il signor don Ferando Gonzaga et il Cardinal Colona. Che il marchese del Guasto de un di o dui prima era partito per andare nel reame a pigliare danari de dar a lanzchenech. Che Alarmi era andato nel reame prima che lui giongese in Roma, per solicitar le gente d’arme che erano in quele parte ad venir ad unirsi con quele che erano a Veletre. Che li cavali legieri erano a Cor- neto, a Vetraglia, a Toscanela, a 1’ Anguilara, a Viterbo et in queli contorni. Che li homini d’arme che erano a Velitri agionti con queli che doveano venir del reame, seriano per quanto intendea da buon loco da 7 in 800 ; che li cavali legieri erano altri tanti et forsi più. Che le fantarie erano io gran numero, zioè spagnoli da 4 in 5000 in Roma, lanzchenech 7000 pur in Roma, italiani più de 6000 ma in diversi luochi a Campagnano, For-mele, l’Anguilara, Viterbo, Toscanela, Montetìasco-ne, Bolsena et a Roncilion. Che spagnoli haveano fatto la monstra ; qual fatta subito li fu dato una paga. Che el principe di Orange havea fatto intender a lanzchinechi facessero la monstra, che falla se gli dariano denari ; et gli haveano risposto la fariano. Et cogì el dì di poi che lui parli la doveano fare. Che li capilanei de italiani, rezercali dal Guasto se li italiani seriano a l’ordine per cavalcare quando essi volessero ussire di Roma, dissero che vi seriano. Che li soldati viveano in Roma a descrilione, dove era roba assai per il viver, ma ogni cosa caro. Che presto erano per ussire di Roma. Che il principe di Orangie era capitanio generale, il marchese del Guasto capita-nio di le fantarie, et il signor Ferando Gonzaga de li cavali legieri et de la bataglia. Che ’I non sa bone el numero de le artelarie che haverano seco ; ma vide nanli lo alogiamento del Guasto 7 canoni, et nanli quelo di lo Arcone molti cassoni da mo-nitione de vituaglie et de artelarie, parte pieni et 335« parte vodi ; et che olirà queli 7 canoni no haveano condotti 5 pezi a Velitri mollo prima. Che in Orvieto, dove esso è stalo tre dì, se dicea che’l Papa era per tornare a Roma ussendo li cesarei, ma non ugsendo volea andar in Ancona. A dì 24. La malina, vene in Colegio sier Zuan 336 Moro qu. sier Damian, venuto Locotenente di la Patria di Friul, vestito di veludo cremexin, in loco del qual andò per danari sier Zuan Baxadona el dotor. El referite di quela Patria et di la fortifi-cation di la terra el di la ordinanza falla. Et portò uno desegno belo di la Patria et Istria, et disse di la fortitìcalion di Monfalcon eie., laudalo dal Serenissimo. Vene I’ oralor di Milan, dicendo il suo signor desidera (consiglio ?) zerca le noze sue in quela di Navara li voi dar il re di Franza 0 altri, qual è meio tralar 0 in Franza, 0 con Lulrech. El Serenissimo li disse che......... (!) La otrtt 334' i bl»ne«,