129 MDXXVII, SETTEMBRE. 130 Oficial a la Becaria•. Sier Sebastian Sagredo lo a la Jusli- tia, qu. sier iVlarin ..... 422.512 •j- Sier Jacomo Gixi fo ai XX Savii, qu. sier Jacomo..... 890.227 Oficial al Canevo. f Sier Anzolo da Canal di sier Vizenzo 497.4(52 non Sier Fanlin Pixani di sier Veltor qu. sier Zorzi ........Gl0.297 88«) Copia di una lettera del Reverendo domino Francesco da chà da Pesaro arziepiscopo di Zara, scritta a uno suo servitor Mateo Marcheto in Zara, data in castcl Santo Angelo a dì... 1527,per la qual narra la ruina di Roma. Per satisfarli et farti partecipe del successo della comune ruina de questa povera città et de li abitanti in essa, te scriverò in parte, die in lutto saria non solamente diffìcile ma impossibile a poter scrivere lo exlerminio, la crudeltà, della qual nasceva pianU et ululati fino a le stelle. Hessendo stalo persuaso el Papa di concordarsi col Viceré a tempo che la victoria era manifesta del reame de Napoli, fu causa del mal seguilo, perchè el Viceré vene qui et promesse ai Papa de operar che’l campo de spagnoli el lanzchenech non pas-seria le Alpe, che alora era sul bolognese, el a questo fine se partì de Roma per stafella con promissione de accordare li lanzehinech con poca sum-ma de danari; elcon questa speranza el Papasedesar-niò, et dette licentia alle fantarie. El Viceré non operò, ma fu intertenulo el Papa con bone parole, et tuttavia lo exercito veniva avanti, et intertenulosi in quel di Siena alcuni giorni tentò Fiorenza, el non li essendo riuscito perchè parte di lo exercito della lega era vicino, vene verso Roma, sempre hessendo date parole de voler passar in reame, el sempre accostandosi a Roma, el come fu propinquo, dubitandosi de quel che inlravene, el Papa fece alcuni fanti in Roma de quelli che se polerno bavere, perchè li boni erano partili et andati al campo. El popolo de Roma se armò, el fece armare li rioni el meglio che se poteva per l’angustia del tempo, et (1) La carta 87* è bianca. I Viarii di M. Sànuto. — Tom. IL VI fu facto alcuni repari in Borgo dreto Campo Santo dove era la più debil parte et dove più se dubitava, et poco se potè far repari boni, nè bastioni per el poco tempo per haver pochi homeni, et per esser loco mal disposto a poter presto reparare. El la Domenica che fu a 5 de Mazo, inimici se aco-storono. El Lunedi, che fu alli 6, la matina avanti zorno delleno 1’ asalto da quella banda, et durò la battaglia fino a quattro hore de dì, et più, sempre refre-scando con molta zente, et con scale etc. Per quelli dentro fu diffeso animosnmenle et morti assai di fora, el qualche homo da conto, et Ira li altri fu morto monsignor di Borbon da uno archibuso, per 88* la morte del qual se sperava victoria. Et venendo la voce a palazo della morte sui, se sperava bene ; pur non obstanle I» morte sua reforzorno la battaglia, et per maggior disgratia quella matina fu tanta nebbia el tanto folta che quelli de dentro non poterno veder quello che facevano quelli de fora, salvo appena quando erano sotto li repari. Et in vero questo anno fino al dì non fu la maggior nebbia etc. Tandem, per la gran moltitudine di zelile el per li pochi de dentro che havevano a guardar molli lochi, et erano strachi el non se poteva re-frescare et mancava la polvere, li inimici introrno dentro per forza per doi lochi più debili, el fu necessario lassar l’impresa, tuttavia combattendo a qualche passo, tandem fu forza a cedere, el salvarsi il meglio che cadaun poteva. La Domenica sera, el cardinale Pisani vene a cena in casa mia in Borgo el dormile, et el Luni matina inaliti giorno andasemo a palazo senza ro-cheto el vestilo a la curta, el acompagnato el Cardinal a palazo, andai su el mio cavai lurco fino dove se battagliava, et da poi circa una bora ritornai a palazzo, el trovai che’l Papa udiva messa, et finita si ridusse sopra la logia grande per veder la bata-ria, ma per la folla nebia non si poteva veder, ancora che fusse poco disiatile, ma ben se sentiva l’arlellarie, et menar le mane, el romor assai per spalio de più de doi hore. Et dapoi cessalo la nebia circa meza bora, vene un cameriere secreto del Papa correndo et fece intendere al Papa che li inimici erano intrati, et che dovesse andare in castello. Allora el Papa se aviò con li cardinali et prelati che erano li, el per le mure coperte venis-semo in castello, el non bisognava perder tempo perchè al primo impelo veneno al palazo, et poi se exteseno pef el Borgo, et secondo andavano per le mure se vedeva li nostri fugire, et li inimici se- 9