13 MBXXVU, SETTEMBRE. 14 5 di Lautrech ha porlato bone parole, ma niuna conclusione. Et è partito, va a Ferrara, uè credo seguirà se non speranze. 11 morbo pullula in alexandrina et qualche poco nell’ exercito. 11 signor Cesare l're-goso ha mandato domino Gabriel da Martinengo in deposilo in castello di Cremona, et questa mattina . è passato per de qui. De la presa di alexandria li vedo poco ordine et manco li spero, perchè le pratiche sono senza fondamento, et lassandola da drieto per venir a Milano manco si pò sperare, perchè venirano con poca reputatone, anzi con qualche vergogna. Da Udene, di sier Zuan Moro locotenente, di ultimo Avosto : Copia di h'Iter e da Venzon, di 30 Avosto, al ditto Locotenente. • Magnifico et clarissimo eie. Huzi, per uno compatriota, persona degna de feile, qual vien di Vilarchin, ne è sta referilo, qua-liter in quelle p.irte se murmurava lo contliUo de F exercilo del lor signor, uia che gran pena è a parlarvi, el che uno citadiuo de Vilarchi suo amicissimo gli disse, allirmandoli per cerio, che lo exer-cito del principe loro Ferdinando, qual era a l’assedio de Uerburch, qual è sul Danubio, era sia rollo da hongari et li era sta morto 14 milia persone, el che la persona del Principe era slà serrato, ita che se disperava di la salute sua, cometlendoli che per quanto el aveva cara la vita sua el non dovesse parlar cum aieimo di tal nova. Non altro. A vostra signoria humiliter et devote se ricomandemo. Noto. Beri, per via del maistro di le poste di Fiandra, fo vista una lettera del campo del principe et re di Boemia preditto, di 19 Avosto, qual scrive che doman doveano intrar in Buda a tuor la corona del regno di Hongaria, et che ’1 Vai-voda era re di Hongaria si era parlilo, né si sapeva dove fusse ; che questo sarìa cosa contraria a l’aviso scritto di sopra. Vene in Collegio sier Francesco da chà da Pe-xaro rimase Proveditor zeneral in campo, qual prima fo a li Avogadori per far inlrometer la ter-mination di la Signoria, di haverlo lassà provar, allegando certe leze, et li Avogadori non li parse ; unde poi venuto in Collegio, per esser sora le ar-tellarie fè ballolar certi mandati, poi disse che ’1 5* refudava con la pena, pageria da poi disnar li ducali 500 et anderia a F esilio ; ben suplicava di gratia fusse permutà il confin et potesse star a Padoa. Et cussi se partì, nè vene hozi nel Conseio di X. Da poi disnar, fo Conseio di X con la Zonta ; ma prima expediteno sier Nicolò Benelo di sier Malia, qual dete uno schiafo a sier Marco Tiepolo qu. sier Donado in Gran Conseio, et fo tralà da mato, come l’è, videlicet che ’I compia un mexe in preson, et sia bandito per uno anno di Gran Conseio. Item, per non esser in ordine la Zonta et mancava do dii Conseio di X, sier Francesco da Pexaro et sier Andrea da Molin che si resente, fu fatto do di la Zonla per zorni 27 in loco di sier Lunardo Mozenigo procurator, se caza con sier Alvise Moze-nigo el cavalier, intrò Consier, el di sier Polo Capello el cavalier se caza con sier Filippo Capello intrò Consier, et rimase sier Francesco Bragadin savio del Conseio qu. sier Alvixe procurator, sier Polo Donado fo Consier qu. sier Piero. Di Franza, vene lettere di sier Sebastian Justinìan el cavalier, orator nostro, d’Amiens, 10, 12, 18 et di 20 de Avosto. El nota: el co-rier le portava fo leteuuto in terre de grisoni el poi lassato. 11 summario di le qual lettere dirò di sotto. De lngilterra, di sier Marco Antonio Ve-nier el dotor, orator nostro, da Londra, di ... Avosto...........• . . Di Spagna, di sier Andrea Navaier orator, da Vaiadolit, di primo Agosto, replicade. Summario di una lettera di Iranza, data in Amiens a li 18 Avosto 1527, scritta per Hironimo da Canal secretario di l’ Orator nostro, particular, ricevuta a dì 6 di Sep-tembrio. lo me son scordato de scrivervi la più bella cosa ridicula del mondo. Queste done ariesane de questa terra et fantesche vanno con barele in testa et tonde paonaze o negre a la pretesca come quelle da Roma, che non potemo far, come le vedemo passar, che non ridemo ; siche ridete anche voi con li amici di le nove usanze vedute. Hozi s’è cantala una messa solenne, et vi è slà il re Christianissimo et il reverendissimo Cardinal Eboracense, et da poi la messa, presenti li oratori, hanno iurata la pace perpetua tra Sua Maestà et il serenissimo re di Anglia ; et spero che questo Cardinale sarà venuto in bon bora.