scutibili nella loro sostanza, ma molto interessanti per noi. Ed io vi trasmetto con piena fedeltà il colloquio da me avuto con il personaggio in parola: Il primo errore — diceva il mio interlocutore — è quello di considerare il governo dei Giovani Turchi come un governo destinato a scomparire nella tempesta della imminente rivoluzione. Bisogna conoscere assai male la realtà per ritenere che i malumori cui sono in preda le nazionalità dell’Impero Ottomano siano tali da minacciare seriamente l’unità politica dell’impero stesso. Sarebbe assurdo il credere che ad un mutamento di regime, così rapido come quello dello scorso anno, possa far seguito immediatamente la calma perfetta. La storia insegna che in condizioni simili anche in paesi, nei quali l’eterogeneità degli elementi è assai minore che in Turchia, l’equilibrio fra le aspirazioni e le pretese delle varie razze non può ottenersi se non attraverso una quantità di sussulti e di convulsioni parziali. E il colmo dell’ingenuità sperare e lasciar capire di sperare in un prossimo sfasciamento della Turchia, quando si pensi solo per un momento alla solidità del punto d’appoggio che essa possiede in un certo tratto della sua politica estera. Sarebbe perciò forse errato di credere l’avversano più debole del vero nella speranza di far ritenere più facile l’attaccarlo. □ 43 □