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MDXXVII, SETTEMBRE.
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       Da TJdene, di sier Zuan Moro locotenente, di .9 Manda una relation di uno suo exploratore zonlo II a di 2, qual dice:
        Uno explorator venuto di sora Goritia, ha referito le (fonie lurrVsehe esser allocate a la Tisa de sopra de Grollenioh, nè se intende siano movesti de 11. Il numero di es<i con cerleza non si ha pode-sio sotraz r, abenchè alcuni dicono die sono da cavalli 10 milia. Altri venuti da Goritia et Gradisca referiscono, in essi lungi alcuni dicono il serenissimo re di Boemia esser intrato in Buda, all ri affermano a le genio di sua Serenità esser slà dato una rotta ne li dicli luogi ; malamente se puoi intender una verità.
11* Del ditto Luogotenente, di 4. Manda una lettera hauta da Monfalcon, di 2, drizata a esso Loco-tenente, qual dice cussi :
 Magnifico et clarissimo signor mio.
        El presente messo dice, esser stato a Chomen, et a hora zonto uno pur de Chomen mandalo per quelli de ditto loco a intender de turchi, qual dice esser slato fin a Postoyna, et là ha inteso dillo exer-cito lurchesco esser alloginto in una valle nominata Dolino di là del Bosco, et dice haver inteso dicto exercito esser mulliplicato assai di quello erano ne li giorni passali a piedi et a cavallo, et tuttavia se ingrossano et stano per correr, ma non se puoi sapere per donde, tulfa fiata non se discargherà più arlellarie, se non veduti li dicli cani sul Carso.
Copia di lettere di Monfalcon, di 3, al prefato Locotenente.
 Magnifico et clarissimo signor mio.
        Havendo deliberalo venir fin 11 per molti mei servitii, el in questo occorso de molte zanze per cason de turchi, però ho deliberato fina ad ultima resolution; ma dinolo quanto fin hora abbiamo. Domenica mallina a dì primo, presente il magnifico tesorier, mi acadete mandar ben quattro messi over spie fuora per le occasion de la nocte successe (sic); le qual spie a suo ritorno tulle ne messeno in ferma venuta de dicti cani. Beri mattina, per zanze di quelli di Doyno et de altri luogi, con molla fuga di trazer arlellarie per il paese, mandai uno altro fino al Vipao, dove se diceva esser li dicti turchi. Qual messo, zonto fu a Chome, trovò esser zonto in quel uno me so mandato per quelli del ditto luogo, qual
disse esser sialo fino a Castelnovo, et lì esserli cer-tato dicli lurchi haversi affirmato in una valle nominala Dolin, qual é de là del Bosco, et de li hanno mandalo via el bollino fallo, et aspectano altri turchi ; per il che dice haver inteso fino a hora esser più di dieci milia tra piedi el a cavallo, et che tutta fiala li azonze, et dicesi haver arlellarie con loro et che erano per levarse, ma non se scia il suo viazo per donde. L’ordine di questi contorni si è posto de non trazer arlellaria se non a la veduta de turchi su el Carso ; ma non lengon l’ordine fermo, perchè 12 pur beri a mezo zorno trasseno per tulli questi castelli per il Carso et prima a Trieste et così fessemo ancora noi, credendo dicli cani fusseno zonti nel paese de dicli Carsi ; ma heri sera io fui certificato ditto exercilo esser zonto in la campagna de Gro-benich, et là hanno fatto allo, aspettando una bona banda de loro. Et queslo per dicto de uno messo del capilanio de Doyno, qual vien dal campo proprio, qual sa ben turco. In questa malina, per uno allro che vien da Trieste, afirma el dicto exercito esser pur a Grobenicli, et non sapersi qual via vo-glian fuor. Altro fin hora non abbiamo.
   Postscripta. In questo subilo, passando uno mio per qui, qual vien da Caslelnuovo, mandato per spia de Gurizia, dice pur dicto exercilo lurchesco esser in campagna de Grobenich con numero de più de 10 milia Ira piedi et a cavallo, et fanno as-aissime scale. La impresa che voglian fare dice non se p 10I sapere. Ancora dice, el conte Bernardin padre del conte Cristoforo esser accampato con turchi sotto Segna, et se iu lica il conte Cristoforo sia con questi turchi. Non altro per hora.
   Di campo, da Marignan, dèi proveditor generai Coniarmi, di 4. Zerca danari hauti, pagà li fant:, fate le monslre et va remetendo, ut in Ut-teris.
   Di Pranza, d’Amiens, fo lettere di l’ Ora-tor nostro, di 21, 22, 24 et 25. Di colloqui hauti col Cardinal Eboracense, etiam con quelli del Con-seio regio reslati lì, come voriano la Signoria pagasse la mità de lanzinech, et cassar li fanti la tien perchè i non fa fruclo alcun; et a queslo esso Orator parlò dicendo le raxon di la Signoria, et che ’I Re havia dillo voler pagar lui, et loro disseno il cava-lier Caxalio haver ditto che li nostri fanti non vai nulla etc. Item, disseno mal dii Capilanio zeneral nostro.
   Da Londra, di V orator Venier, di 21 de 12*