605 MDXXVIII, FEBBRAIO. 606 tore, furono in caxa retenuli. Il di seguente, di poi che li araldi di Francia et d’Anglilera gli eb-beno, lanlo per parie de principi come di la lega, intimalo la guerra, gli fece pigliare li due de Pranza, uno de la Signoria de Venelia, l’altro de la città vostra. Furono menati a 10 leghe da Bur-ghus, acompagnali da 30 balestrieri et 60 lanz-chcnech, et quivi lasciati a buona guardia in uno castello forte. A lo ambasciatore del Serenissimo re d’Angliterra hanno usala tanta maggior gratia, quanto de la sua caxa medema senza slogiarlo li hanno facta una prigione ne la quale è guardato ; nè si può sapere sotto che colore si habbi a potere un tale excesso excusare. Dicono ancora pii\ le diete lettere, che non prima messa ad execu-tione tal cosa, si mandò cavallari et messi per tutte le provintie facendo somma diligenlia che non uscisse lettere nè ambasciate fuori di Hispagna, pensando poter tenere tanto secreto questo caso che dessino tempo a questi nuovi provedimenti di genti che fanno in Alemagna, di essere presti ¡Danzi che costoro si advedessino con nuove gente di obvlarvi. Circa che, pare che Sua Maestà Cesarea si sia molto ingannata violando le leggi, Iddio, et il proprio bonore con questo aclo da 396* ogni huomo reprovato, senza clic utile alcuno resultare gliene possa ; olirà che ne ha talmente aperti li occhi a questi Principi che si troverà prima assalilo che ad altrui fazi paura ¡perché di qua si intende per cosa certa che le genti sue nuove quali pensava dovere essere a questa bora preste a marchiare, non possono essere che non sia meza quaresima, al qual tempo o prima costoro haranno all’ opposito IO milia lanzchenech, 6000 svizeri et il numero di più di 2000 homini d’arme, benché di 3000 si fazi di qua il conto. Olirà questo, troveranno le frontiere munitissime iu ogni banda, benché io penso che gli habbino animo più di defendersi che di assalire ; perché se intende hanno mutalo la guardia di Fonterabia secondo si conteneva nelle sopradicle lettere, con certe altre instructioni in lingua spagnola, le quali hozi ci sono siale mostre et lecte nel Consiglio secreto, ove da parte del Re chiamali li ambasciatori et conferitoci il tutto, con ordine expresso a ciascuno di advertirne la sua Signoria lin che ciascun si prepari a quello che-gli é.lenulo et che la necesilà del caso richiede. Quello d’ Ang[ilerra offerse da parie del suo Re più di quello havea promesso, dicendo di entrar presto io Fiandra ove spera più tosla et felice expeditione che quella de paesi vostri ; ad che il Gran maestro rispose per parte del Chri-slianissimo, che poiché cosi era et il torto, dal canto loro ringratiavano Iddio de la exclusione, talmente che più tosto si manglerano le mani che più oferirli quello che altre volte li ha voluto dare. Però tanto da l’un canto „quanto da l’altro può essere sicura Italia di non essere sotto- ombra di pace data in preda, et la città vostra di quesla verità che gli ho sempre per le mie lettere confirmala. Siché non resta più se non pregare Dio che gli dia tante forze et sapere che a reggere la victoria aspectando non si slrachi ; che è quanto mi occorre senza mandare homo expresso, non ostante che per advenlura lo meriterebbe, tanto per la imporlanlia del caso, pensando per quesla via essere ben servili, quanto per 10 interesse di particolari, li quali non scndo adver-liti di bon bora polrebbono trovarsi in necessità, perchè qui, non prima udita la novella, fu preso lo ambasciatore de lo Imperatore a Paris et menato nel Castelletto. Darà exemplo, come conferma lo ambasciatore medemo che qui è d’Anglitera, di farne al tanto di là ove non si troverà non piccolo numero di fiammenghi mercanti ed altri, li quali ritenuti, faranno danno a vostri in Spagna, et in 397 questo regno non piccola utilità le loro represaglie, perché hozi nel medemo consiglio ci hanno affermalo, in meno termine d’un mese haverne tanfi solo in questo regno che ascenderanno a la stima de più de un. milione d’oro, che non dispiacerà al duca di Ghcller né a missier Ruberto de la Marcia, 11 quali promettono facilità del passare di tanti lanzchenech quanti saranno iudicati a proposito. Quello clic si habbia a fare di costà, dipendendo gli acli di quello illustrissimo Capilanio più dalla' volontà propria che da alcuno altro di quà, più se ne spera di costà per noi intendere clic con certezza alcuna di particolari Vostra Signoria assicurarne; però senza altro dire a quelle quanto più humil-menle mi racomando. Da Puissì, a li 7 di Febraro 1527. Sottoscritta : JULIANO SODERI.NO oratore fiorentino. • Die 19 Februarii 1527. In Rogatis. ^9g<] Ser Dominicus Trivisano cques, procura tor, Ser Lconardus Mocenico procurator, (i) U carta 397* i bianca.