559 MDXXVIH, FEBBRAIO. 560 veronese over brexan per far venir victuarie assai et condurle a Milan. Il capilanio è Nicolò Lelhistem, et dice che aspectano cavalli da Vienna. Questo riporta certo frale zocolante qual fo mandato per explorator. Hessendo vernilo Io illustrissimo el excellenlis-simo monsignor di Laulrech eie., locolenenle generale de la Maestà Christianissima el capilanio generale della santissima lega cum validissimo el potentissimo exercilo per liberar la Santità de Nostro Signore dalla servitù et captività nella quale cum gran disonor della Chiesia et Idio et christianissima religione era tenuta, el restituir la Santa Sede Apostolica alla pristina dignità, stato et honore cum la reeuperatione a lei pertinente, et per levar la Italia dalle grave opressione nelle quale si trova el metterla in quieta pace et riposo; et havendo el nostro Signore ldio aiutato sì sancii desiderii et sì salubre et necessaria impresa tolta per la santissima lega, et prosperato li successi del prelibalo Monsignor illustrissimo; aziò che quello che resta per la integra liberalion de Italia, qual già si può lenir ferma el certa, cum la medesima felicità proceda et sia aiutalo da nostro Signore Idio, da chi ogni bene dipende, el sia reconosuto de tanti benelidi che’l ne fa, et ognuno sia parlicipe delli boni successi et gratie ohe ne dà; però per parte del prelibato illustrissimo eie., locolenente della Maestà Chrislianis-sima in Italia, et capilanio generale della lega, per l’autorità et possanza pienissima sopra ciò a lui concessa, si fa saper, volendo cum ogniuno usare bontà et clementia et admetter ciascuno di quale stalo, ordine et conditione, sia nobile o popular, habitante nel regno de Napoli, per bono et grato subdilo et vassallo, et benignamente acceptarlo, per tenor delle presente cum quel più efficace che può, remelle, perdona et abolisce ogni errore et delito comesso quel qual si voglia loco, terra, villa et cilà et parlicular persone di qual grado et stalo vogli si sia, cusì feudatari! quanto altri, conira li prenominati signori colligati o alcuno di loro, ancora quel fusse di rebellalione et lesa maestà, in qual campo vogli si sia, cassando el annullando ogni senlentia, bando, crida pubblica de beni, conGscatione et altro che da qui ne fusse seguito, et mettendoli nel pristino grado, honor et dignità, et loro beni come prima, di sorte che la presente remissione larga el largissima quanto a l’interesse et quel che torà a li ditti signori colligati et loro camere et fisco. Qual remissione s’intenda baver loco et proceder contra quelle cità, lochi et terre et parlicular persone che dal dì della publicatione in qua non faranno resi-stenlia nè opera alcuna dj qualunche manera et sorte che sia alla reeuperatione el liberalione del dillo reame et alla espulsione delli nemici ; notificando ad ogniuno, che chi vorà resister a sì sancla et salubre impresa, et in ciò fatte alcune dimostra-tione, il che non si po’ credere, hessendo ad honor, 363* ben, utile et profitto de tutta Italia, el in parlicular del dillo regno, sarà di tal sorte punito che sarà exempio ad altri. Et aziò che zà ognuno comenzi a sentir el fruito et gran profitto et bei) che ha da reussir di questa salubre liberalione et reeuperatione del regno, et intendano li boni tratamenti che se li vogliono fare, si fa saper che’l ditto illustrissimo et excellentissimo signore locolenente et capilanio ha remesso et re-mette tulle le gabelle, dalii, impostone, gravezza et carichi di qualunche nome si dimandino, imposte per quelli che da qui indrieto hanno occupalo esso regno, reducendolo alli termini et modi de dalii el redditi eli’ era nel tempo che per li serenissimi re di Angiò si teneva, intendendo eh’è dal dì de hoggi inaliti, et a quelle terre, luochi, città et parlicular persone che non faranno resistentia nè opera conira la presente reeuperatione. Et perchè ad alcuno non se fazi iniuria né oppressione, ma tutto proceda cum quel temperamento de iuslilia che conviene, si comanda ad ogniuno, di qualunche grado, stato et conditione vogli se sia, che non ardisca nè presuma de fatto nè de sua propria autorità, sotto qualunche pretesto, etiam se fusse de lettere patente fate da qui indrieto, entrar nella possessione de alcuni beni allodiali o feudali o qual vogli se sia reddito per qualunche ragione che pretenda bavere sopra ditti beni sì mobeli quanto immobeli, o ragione pretensa, caslelle, iurisdilione o altro che si sia, ma quella fagione che pretende bavere la dimostri alli iudici deputati et nominali qui da basso per sua excellentia, quali summariamenle et senza lite et richiesta de ogni sorte de apellalione quanto admet-lerli et non denegarli la posessione provederanno come di ragione si conviene ; et questo sotto pena di perder ogni ragione che habbino o prelendino bavere in essi beni, et ir.dignatione di esso locolenenle et capitaneo. In litteris provisoris Pisani ex Becha-nati, 2 Februarii 1527, hora 6. Dapoi disnar fo Pregadi el Ietto le lettere scritte 364 di sopra, et di più ;