329 MDXXV, NOVEMBRE. 330 Item, scrive esso Proveditor se li provedi di mandarli danari etc. Il A dì 22. La mattina, fo gran pioza, vene in Colegio sier Marco Grimani procurator, el qual parloe zerca suo fralelo patriarca de Aquileia, el lo messo ordine aldirlo dainatina. Fo lello alcuni avisi che mandò l’oralor di Mantoa hauti dal signor inarchexe di Mantoa, qual ha di Spagna dii suo Soardino di 16 Gn220ctubrio, da Toledo, zerca lilralamenli di madama di Lanson. Item, dii Legalo dii Papa Cardinal Saivinti con la Cesarea Maestà, i qual è stà cari a intenderli, et si lezerano in Pregadi et sarano qui avanti posti. Di Ingalterra, di V Orio orator, date a Londra a dì . . . et 27 Octubrio, in zi fra, qual fo trale, optime lettere, il sumario etiam farò noia lete sarano in Pregadi. Da poi disnar, fo Colegio di Savii ad consulen-duni et do Consieri con li Cai di X e il Canzelier grando si reduseno a far la examination de secre-tari exlraordinarii per farne uno ordinario. Vi era etiam pre’ Battista Egnatio suo preceplor, et stele-no molto tardi a tal examination. Fo Consier sier Francesco da cha’da Pexaro solo. Da Milan, di l' Orator, di 19, hore 2 di notte. Come hozi il signor marchese di Pescara ha mandato a chiamar quelli Ire senatori, quali erano andati da Sua Excellentia per risponder el dirge quello era la intentione dii Senato zerca esercitar l’officio suo a nome de FImperador over dii signor Ducha. Et cussi hozi presentati a esso signor Marchese, li proposeno a Sua Excellentia, che essendo il signor Ducha serato in caslelo et non privo dii Stalo, ma che Sua Excellentia havia dillo volersi solum asecurar dii Stato a beneficio di la Cesarea Maestà, il che seria contrario a quello che ha exor-tato Sua Excelenlia, zoè in voler far iustitia, come hanno fatto per il passato, perchè mutando il nome et dicendo Senatus imperialis et non du-calis saria un periurare havendo loro zurato in * nome di esso signor Ducha di esserli fideli et far l’officio a nome di Sua Excelenlia, unde lo pre-gono a volersi contentar di questo. Et esso Marchese li ha risposto che non si poteva contentar di questo, havendo lettere da la Cesarea Maestà, che li impone doversi a nome di Sua Maestà as-securar di questo Slado. Mostrandoli una lettera di la corte cesarea di 15 Septembrio passato, per la qual la Cesarea Maestà gli impone che Sua Excellentia si dovesse assecurar dii Stato a nome suo, et questo | er haverli scritto li moli i quali se fa- sevano, havendo Sua Excelenlia per certissimo che el signor Ducha ha fallalo, et quando vedesseno altramente faria venire il Morone in Senato, qual diria haver scritto lettere in nome di esso signor Ducha, el quello haver fallilo conira Cesare. Dicendo ge etiam li mandarla uno eoman lamento penale circa questo, exortandoli assai a questo. Unde essi tre senatori ge replicòrono, che loro non potevano fare altro, ma che dii tutto refeririauo in Senato, aserendo che se Sua Excelenlia volea mandarli scrittura alcuna, la mandasse hessendo recluti in Senato. Item, scrive questi Cesarei continuano ad fare lavorare circa il cast« lo, non perhò hanno fallo grande opera. Et queli dii caslelo continuano ad tirare dove si lavora. Item, scrive il signor Marchese sta in lo esser come più voile ha scritto. Dii ditto, date a dì 20, hore 20. Come il signor Marchese sta al solito, et manda il mandalo latto al Senato : Per parte de l’illustrissimo et eccellentissimo signor Ferdinando Francesco d’Avalo d’ Aquino marchese di Pescara et capitanio zeneral di la Cesarea Maestà in Italia, et in suo nome di essa Cesarea Maestà, se comanda ad voi reverendi el molto magnifici signori senatori dii Senato de Milano, el ad voi secretari el altri officiali, zoè di ditto Senato, che a la pena di contiscalion di vostri beni in la qual siate incorsi in caso de inosservantia dii presente comandamento, debbiate da oggi manti atendere a la exercitatione de vostri officii in nome di la pre- 222 facta Maestà Cesarea, con quela fedeltà et diligenlia. come se rizerca in simil officii. Datum Mediolani, die 17 Novembris 1525. Signata et sigillata more solito. Praesentata die XX instantis. Dii ditto Orator, date a Milan, a dì 8, hore 21. Come, havendo ricevuto la mattina le lettele di la Signoria nostra con la desiderala lìcentia, andoe dal signor marchese di Pescara a dimandar licentia ; el qual voleva disnar, e fatto intrar in camera, esso Orator li disse come per restaurarsi alquanto havia liauto licentia da la Signoria d’andar a Bergamo, pertanto pregava soa signoria l'usse contenta dargela, et uno zentilhomo che lo acompagni fin li, aziò vaili securo. Soa signoria disse mollo volentieri, et tolto licentia, trovò di fuora il signor marchese dii Guasto col qual fece questo officio di tuor licentia da soa signoria. Da Crema, dii Podestà et capitanio, di 20,