551 MDXXV, DICEMBRE. 552 parta di qua, li dichiarerà il di, et non sera se non presto, dicendo Io avisasse a Vostra Excellentia, perchè sapeva che ne haverebbe piacere. Apresso, Vostra Excellentia intenderà come, ha-vendo Sua Maestà fatto trattare fra ditto monsignor 3j8‘ d¡ Borbone et Viceré per farli amici, et che più non si parlasse di cose [»assale, et con gran difficultà ri-dute le cose a quello segno che parea polesseno le cose stare per aquietare l’un et l’altro, si condusero ambi dui a la presentía de Sua Maestà, cosi concertata la cosa, che ninno di essi havesse da parlare sopra le cose occorse. Et pigliatili lo Imperatore uno per man disse certe parole, le quale sono referite in più modi, però le lasserò per hora. Ma rispondendo il Viceré a Sua Maestà, disse, che intendeva l’honore suo essere salvato, come ora obbedirebbe a Sua Maestà. Allora rispondendo il signor Duca disse : « Sire, da poi che il Viceré parla del suo honore, sono sforciato per il mio, dire, che tutto quanto ho serillo et dillo del Viceré è vero.» Et volendo il Viceré risponder, Sua Maestà li comandò non parlasse. El cosi è restata la cosa, et credo sia impossibile che mai più siano amici Et aziò che Vostra Excellentia intenda quello che Borbone ha serillo el dillo a l’Imperatore dii Viceré, saperà averli dillo et serillo come il disegno del Viceré era di condur le cose de l’Imperator in Italia in tale necessità, inimigandoli tulli li amici, che fusse poi constrelto di fare pace con Francia nel modo che havea disegnato ditto Vicerà col Re, et questo perché ne guadagnava 200 milia ducati et uno stalo in Francia grande, ma che quando lui fusse stalo bon servitor al suo padrone non haverie pensato a tale cosa. Et me ha ditto a me haverlo fatto constare a l’Imperatore, et iustificatoli il ludo. Scrissi per le mie precedente, come per quello se intendea non se havea suspitione dii Papa per le pratiche scoperte dii Morone; tutta volta ho da poi inteso, che fra le altre cose avisale qua per il Pescara li era offerto di farlo re de Napoli, et dubitasi che il Datario et Jacomo Salviati se ne siano impaciali. El essendo vero, di necessità iudicarebbono „qua che il Papa havesse inteso ancor lui qualche cosa, et Dio voglia, che così non sia, perchè poiria causare tal diffidèntia dii Papa clic lo Imperatore se delibera-rebbe pigliare accordo di Francia al meglio potesse, et unitosi insieme li saria il passare in Italia facilissimo, et Dio poi sa con quale animo li passasse verso tutta Italia. Ex litteris eiusdem, die primo Dicembris 1525. Vostra Excellentia intenderà, madama di Lanson esser partita dui giorni fa per Francia da la via di Perpignano. Vero è che lei ha fallo il possibile per reslare, ma non ha voluto l’Imperatore. Et hoggi parlirono di questa terra il prescidente di Paris et l’arcivescovo di Ambruno per seguire la ditta in Francia, et vi resterà solo monsignor di Tarbe et uno secretario dii Re: Non vi resta però alcuna autorità ppr negotiare, el starà qua lìn che l’ambasalo- 369 re di l’Imperatore starà in Lione. Vostra Excellentia intenderà la difficullà essere in due cose principalmente, l’una che l’imperatore vole, dovendo lassare il Re nauti che habbia la Bergogna, per sua se-cureza il Delfino et secondo genito, et apresso la duchessa di Lanson et tutti li capitami ne le altre mie nominali. Et vi è poi differenlia fra essi, cerca che P Imperator dimanda ne la reslitulion di Bergogna doi contadi che francesi dicono non essere compresi in Bergogna. Li contadi sono quelli di Machón et Barsussenia, el non so che altro. Ma francesi non pomio intendere di dare il Delphino sopra ogni altra cosa, et così sono hor le cose restale irresolute, trattale con tanta longeza di tempo. Slasse però qua in la opinione soprascritta in le altre, che secondo reusciranno le cose in Italia lo Imperatore si governerà. La parlila di questa terra è prolongata a mezo questo, et li causa è che lo Imperatore non po’ essere ad ordine prima che a mezo Zenaro. El dicesi che lo Imperatore farà Natale a Guadalupo, dove è la regina sua sorella. Sono però queste cose che a la giornata bisogna scriverle, et iudicarle per gli ef-fecli che ne segueno. Rimettesi per il presente dispalio 60 milia ducati in Italia, et queslo è quanto si ha potuto lare, essendosi però fallo il possibile per mandarne cento milia. Ex litteris eiusdem, datis dìe 2 Decembris. Intenderà Vostra Exeellenlia, che per le nove che sono intese de Italia è assai mancalo quello timor che era nato sopra li avisi et nove haute de verso Lione, aiteso che più de un mese et zorni era passato che non era venuto corriere di Lombardia. Era ancora aiutata la causa del timore di le ultime nove che si hebbero de Italia, dove s’era avisati che vene-tiani haveano fatto qualche massa et dimostratione