305 MDSXV, NOVEMBRE. 206 di tulli : mi foco nono e tulsi sier Lunardo Sanudo mio fradello a li dilli XX Savii conira suo voler et rimase, quid poi rimaso l’liave mollo a grato. Da Milan, vene lettere, di 1’ Orator, di 3, hore 19. Come quesla mallina il signor marchese di Pescara, havendo mandalo a chiamar questi signori zenlilomeni di questa città, senatori, venissero a lui, li quali sono andati molto volenliera, et perchè P ora era molto tarda, esso Marchese li fece intender che hozi i se congregasseno in castello dal Dueha, dove manderia lo abate di Nazara, et presente Soa Escellenlia li diria quanto el vole da loro e dui Ducha. Et scrive per non interlenire più tal aviso, spaza la ditta lettera. Quello sarà proposto e risposto per essi signori zenlilomeni aviserà, eie. Dii ditto, di 4. Come, dillo a P abaie di Nazara per quanto li ha mandà a dir il signor Ducha, voi dimandarli il castello di Cremona et secureza di questo castello. Et par che voy li zenlilomeni vengi in castello. Li ha risposto si debbano redur in Corte inazor et li far la risposta. Di Crema, dii Podestà et capitanio, di 3, hore 3. Scrive come alende a la fortification di la terra, fa cavar una seca, etc. Manda certo riporlo di uno venuto di Milan di P mirar dii marchese di Pescara heri sera in Milan con le zente, ut supra. La terra è in gran paura, li offici non sentano e tutti fuziva in castello. Etiam dii zonzer 11 dii marchese dii Guasto, era in Geradada. Item, manda uno reporto di uno fameio di domino Simon di Vilmercà, qual partì hozi da Milan, e scrive di le proposition fate al Ducha per P abate di Nazara, et come il Ducha havia fatto prender uno Poluzian secretarlo dii Moron et quello fallo menar in castello, et che li zenlilomeni foraussili erano za intra ti in la terra, et che in castello era vituarie per Ire anni et 1000 fanti, e questo medemo nel castello di Cremona, el il Ducha voi prima haver lettere de PImperador che li dagi li castelli. Li milanesi hanno mal animo contra spagnoli. Item, uno allro riporto di uno vien verso Saluzo, dice che a Carmi-gnola era Zuan da Birago con 100 honiini d’arme, et li fanti italiani alozati lì alorno. Da Milan, di l’ Orator, di 3, hore 2 di notte. Come quel zorno li parse a esso Orator, poi disnar, di andar a visitar il signor marchese di Pescara, et per haver hauta indisposta notte si riposava. E aspectalo, smessiato che fu Soa Excellenlia 10 fece chiamar in camera, qual eia scura et havia 11 balconi serali, Sua signoria era in lelto vestilo, pallido et magro, et scrive parole ditte per lui Ora- tor, esser vernilo a visitarlo ole. per nomo della Signoria nostra come in bona amicilia con la Cesarea Maestà, et allre parole. Lui rispose a P incontro parole honorate di la Signoria nostra, di la qual era bon amico e servitor. E poi tolse li-centia e si partì, e montalo a cavallo, essendo zonto in posta da Geradada il marchese dii Guasto, li parse smontar da cavallo e far simel officio, et soa signoria li disse : <£ Son stato visin al vostro territorio y>. E 1’ Orator disse : « La Signoria ha* vea ben piacer haver sì bon visin come era la signoria sua » et con altre parole hinc inde dictae stete poco perchè el voleva parlar a Pescara al qual effecto era venuto ; et cussi esso Orator rilornoe a casa. Item, scrive come in questo mezo il signor Galeazo Visconte mandò a chiamar il suo secretano e li disse era bon servitor di la Signoria, el come questi cesarei voleno luor il Slado al signor Ducha et però saria bon che la Signoria mandasse qualche persona a star apresso esso Marchese, però che esso Orator non saria bono, essendo stalo orator al Ducha. Poi disse esser lettere di 17 da la corte cesarea, come madama di Lanson era parlila de lì per tornar in Pranza senza acordo alcuno. Item, scrive esser venuto da lui Orator quel zen -lilomo del Ducha, stava apresso dillo marchese di Pescara, dicendoli da parie dii Ducha come hozi P abaie di Nazara era slato a dirli e richiederli tre proposition, videlicet il castello di Cremona, Zuan Anzolo Rezo suo secretano primario, el segurlà di questo castello, et che soa escellentia havea terminato risponderli in scriptis, et che ’1 Ducha non scrive al suo Oralor di qui per bon rispello et che questo aviso la Signoria comunichi con esso Oralor di qui, dicendo il signor Ducha voi lenir li castelli eie. E dimandatoli che numero di zente sono questi spagnoli, disse esser 800 lanze, 1400 cavalli lizieri et 10 tnilia fanti. Item, scrive la terra è disposta a le voglie cesaree et non ha alcun capo, el incolpa Hi-ronimo Moron babbi incolpalo esso signor Ducha per farsi libero lui, etc. Da Verona, dii proveditor generai Pexaro, di 4, hore 3 di notte. Come, per avisi hauti di Bergamo, Roman el Martinengo, quelle zente venute in Geradada non sono mossi di dove erano alozale, salvo una insegna de fanti con il marchese dii Guasto, qual è andalo verso Milan. Ben scriverlo esser slà fatto comandamento a tulle le genie luogino Io loro bagagie, oziò ad ogni novo mandalo possino esser lizieri, etc. Item manda lettere di Milano eie. Scrive si provedi di danari, et di ducali 31 tnilia li