851 MDXXVI, FEBBRAIO. 852 poli, et che B,arbori si ha doleslo che ’1 Legato habi conlraoperalo che lui babbi il Sialo di Milan; ma il Viceré che é suo grandissimo inimico, non vuol che dillo Barbon 1’ babbi, et dice pubiice mal di lui, e 567* voi avanti l’babbi il Duca. Scrive, eri lui Orator parlò a Cesare ut in litteris, qual li usò bone parole, dicendo desiderar l’acordo con nui ; con la qual Maestà si alegrò di le noze. Sua Maestà ringratiò la Signoria, et quanto al duca di Milan disse non mancheria farli iustitia. El scrive parole li usò in favor del duca di Milan molto bone; ma non potè aver allro da Sua Maestà. Scrive colloquii auti col Gran canzelier, qual si duol di questo acordo, dicendo il re di Pranza non li observerà li capitoli nè alcuna cosa ; et lui non èstà di opinion, e li disse ragionando, la Signoria era per Iratar acordo con la Pranza ; la qual non ha fatto il suo dover verso Cesare. Et volendo lui Oralor iustilìchar la Signoria, non lo lassò dir, et disse fra pochi di si vederà ; et dii duca di Milan disse liavia poca speranza che ’1 resti in Slado ; et che ’I sarà di Barbon qual vien in Italia, ma non sarà si preslo per non esser il modo dii danaro, nè arrnada da poter venir esso Barbon in Italia se ’1 re di Pranza non li darà la sua. Scrive, si ave lettere di Roma di 16 Decembrio con l’aviso di l’acordo latto di do rnexi dal Papa con li cesarei ; la qual nova ha monstrà il poco animo del Papa, et il italiani sono a la corte si duol molto di questo. Item, sono ledere di campo contrarie l’una de l’altra, vi-delicet Anlonio da Leva scrive a Cesare che li popoli di Milan voleno Soa Maestà et non il Duca, et il marchese del Vasto scrive tulli voleno il Duca. Per il che questi dicono, il Marchese scrive cussi per esser italiano, el non li danno fede, el maxime per esser scampalo il re di Navara. Scrive, l’orator di Milan averli dillo esser venuto Chiapin qui a la corte per Iratar che Cesare dagi il Stailo di Milan al mar-chexe di Manloa e dar Mantoa a Don Ferante suo fralelo, è qui a la corle. Ben è vero il Papa ha scrilo al Legalo, ma non di questo ; e il Legato dice non aver parlato a Cesare di tal cosa. Scrive, eri sera partiteno di qui l’arziepiseopo di Toledo e il duca di Beger per Bagiadosa in Portogallo contro la serenissima Imperatrice ; ma prima andò il duca di Calabria ma con poca brigala per esser povero signor ; ma questi è andati con gran pompa, maxime l’Arzivescovo, qual è andato con 200 mule, livree, eie. benissimo in ordine. 568 Del ditto, date a dì 19. Come l’acordo fo concluso et rimesso qualche differenza nel Viceré qual andò a Madril, et poi monsignor di Brion parli con li capitoli per Madril a far solloscriver al Re. El Cesare andò a la Vera lige 12 di qui da madama Leonora sua sorella per parlarli di far le noze, et tornò di qui a dì. 17. Et vene la nova publica di la conclu-sion di Io acordo. La qual nova, non essendo di qui Cesare, fu portalo lì a Vera. Scrive, Cesare dice voler la paxe in Italia, et dice se ’I Duca non bavera falito, lo lasserà in Slado. Item, ha fallo l’accordo, qual il Gran canzelier e il Gran maistro ozi è siali dal reverendissimo Legalo a notificarlo ; etiam li capitoli col Papa è slà tralati, et parlato sopra di quelli maxime zerca il duca di Miian, qual è slà ler-minà il Gran canzelier lo reformi come voi Cesare. Et dice il reverendissimo Legato non voi concluder alcuna cosa ma luor tempo di scriver a Roma, et cussi la Signoria et il Papa liaverà tempo di consultarlo ; di che esso Orator laudò molto soa signoria. Scrive, Cesare voria dar al duca di Milan il ducato di Verlimberg in Alemagna. Scrive li capitoli di lo acordo ut in litteris ; et a di 24 Fevrer, eh’ è il zorno il Re fu preso, Soa Maestà dia esser liberato et andarà a Fonlerabia dove vegnirà a li confini li obslagii, el ha sei setimane di tempo poi inlralo sua Maestà in la Franza, a restituir la Borgogna a Cesare, e poi 4 mexi di tempo a far le noze con madama Leonora ; renunlia le raxon ha in Italia, la superiorità di la Fiandra e Arlois, paga 6000 fanti et dà 500 lanze a Cesare per venir in Italia a incoronarsi, overo li danari per li fanti, et armata di mar di 12 galìe et 4 nave. Scrive la conditimi di la dote ut in litteris, el nel numero di 12 obslagi é Vandomo, San Polo e suo fratello ; el compilo li capitoli dia mandar a star a la corte il terzo fìol duca di An-guleme. Di restituir Carpi al signor Alberto Cesare non ha voluto, ma ben si restiluissa a li fo-raussiti hinc inde, si liberi li prcsoni et maxime Piero Navara subito. El ha inleso, hanno nomina il Papa e tutti li Re christiani, e che’1 re Chrisliauissi-mo voleva nominar la Signoria nostra, ma Cesare non ha voluto, dicendo che ’1 Re, non havendo più slado in Italia, non bisogna nomini la Signoria. Si-chè la cosa è stà suspesa, perché ha ditto Cesare voi prima acordar la Signoria con lui et poi nominarla ; et hanno termine 6 mexi di nominar li confederati tulli. A dì 22 Cesare va a Madril ad abocharsi con il Re. Il Legalo fo da Cesare el li parlò zerca Milan. Soa Maeslà li disse preslo li daria risposta. Avisa manda Barbon in Italia ; si cerca 200 milia ducali sopra la dola di Cesare per darli 100 milia a Barbon ; el ha inteso il duca di Ferrara ha maudà a offerir a Cesare ducali 200 milia dandoli Modena e