267 MDXXV, NOVEMBRE. 268 sue 1 eli ere di 17 perla posta non parlila, scrive questa : Come a di 18 disnoe col Gran Canzelier, dove lì era l’oralor di Savoia quid non è mollo amico di la Signoria nostra, el lui Orator andò per Itaver le ledere per la liberazion del schiomo preso da le fuste di Taranto. Et il Gran Canzelier disse la Signoria voi star a veder, uou voi concluder l’acor-do. Lui Orator non li rispose altro per non parlar davanli esso oralor di Savoia. El disnato, il prelato di Savoia andò via e lui restò e disse al Gran Cau-zelier, come sua signoria havea usa alcune parole qual lui non sapeva dove le venisse, per non haver zà più zorni avisi de Italia. Esso Gran Canzelier disse la Signoria non voi concluder col Carazolo l’accordo con questa Maestà: forsi non battona opinion e tien pratica con Pranza eie. L’Oralor disse non credeva questo, et che si meravigliava non fusse seguilo lo aeordo qual era sta tanto tratatoe concluso col signor Viceré et illustrissimo di Barbon, nè mancava altro che la conelijsion, al qual effedo il Protonolario era andato a Veniexia con il mandato, se da questa Maestà non li fosse sla dato novo ordine. Il Gran Canzelier disse forsi che sì; bisogna rendiate li beni di foraustiti, per esser cosa honesta li fendiate et Jj.onor di la Cesarea Maestà, Et scrive sopra questo diversi colorili tatti hinc inde, e come lui Oralor iuslificò la Signoria nostra non si poteva restituirli, ma se li deva li ducali 5000 a l’anno in coutplacenlia di questa Maestà, però che li ditti proclamati tornino, non haveano voluto tornar. Ilor il(JranCanzelier disse: « Bisogna un zorno li rendiate; la Signoria faria ben compiacer Cesare, perchè di) capitolo di dar danari in loco di le zente, si Irò-veria bon modo, eie., ut in ìitteris. Poi disse che 174 voleva Iratar una nova liga dii Papa, la Cesarea Maestà et la Signoria nostra conira infideles e far il Gran Mastro di Rodi capitani«, et si la Signoria non volesse esser nominala per causa dii Turco, poiria ben dar danari secretamenle al Papa et far lo effecto senza esser nominala, qual fata, il re di Pranza potrà condiscender a quello li è richiesto da Cesare et intrar anche lui et saria suo honor. Poi disse per li capitoli di la paxe fatta tra Cesare e la Signoria e per difender il dueha di Milan ne) Slato: a ma per dirvi ogni cosa, lutti senio mortali, si ’1 Du-cha morisse, che è stalo propinquo e ancora non è fuora, non voria la Signoria che Cesare mettesse uno altro in quel ducato ». Lui Orator disse non sapeva risponder per esser mollo tempo non ha via hauto lettere di la Signoria nostra ; et con questo tolse licentia. El qual li disse, il Legalo dii Papa tra- tava acordo con Cesare includendo la Signoria, e voi concluder aziò se intertengi le zente di Cesare sono in Ilatia per questi tre mexi, dicendo «la pratica tenete con Pranza disturba non faziale lo acordo ». Scrive ha inteso poi che ’I dillo aco.rdo tra il Papa e Cesare è quasi concluso, et ogni zorno esso Gran Canzelier va a caxa dii Legato, e di l’aeordo con il re Chrislianissimo più non si parla, perchè questi vo-leno la Borgogna, aliter non lo farano. Et par che sia stà mandà un homo in Pranza. Madama di Lan-son è a Madril col re Chrislianissimo. Cesare è l-uora a la caza. Il duella di Barbon è a Barzelona. Scrive, l’orator dii ducfca di Ferrara li ha dillo il suo Dueha crede non vegnirà a la corte, et esser propinquo a Lio » et madama la Rezenle non li voi dar il passo che vengi ; sichè con vegnirà tornar indrielo. Item, scrive come alti dì passati fu fatto passar nel regno di Fessa il marchese di Moutegier con tre galee dii capitallio Porlundo, el dieci fuste el alcuni altri legni et circa 2000, el chi dice 3000 fanti per pigliar una forleza, che fu già dii re Cattolico e gli fu robata da mori, ditta il Pegnon, elie è in mare sopra uno scoglio, dui tratti di balestra lontano da Beles di la Gomiera. Haveano inleligenlia in la forteza, el però arrivali che furono posero una parte di fanti nel scoglio dove è la forteza, 174* et il resto andò a la terra per devedar che non si desse soccorso alla forleza. Già si era scoperto il trattalo, perciò quelli di la terra con 1’ arlella-ria fecero gran danno a l’armata, et con una imboscata che haveano fallo, (agliorono a pezi molti fanti che erano desmontali. L’armata si convelle relirar, el per fortuna di mar che sopragionse non potè luor i fanti die feavea messo nel seoglio ma fu forzata a lassarli, et il Marchese è tornalo a Malaca con pochissima genie; il resto tulio è reslato o morlo o preso. Se ha anco da le Indie, per una cara vela venuta in Sivilia, che quelli spagnoli che sono si hanno tagliato a pezi Ira loro, et son morii più di 1000. Et che Remando Cortese ca| ilanio di tutte quelle gente che è de lì era partito da Temisilan per andar in persona a remediar a questi disordini ; ma che da poi il partir suo non si sapeva nova nè di lui, nè di la sua genie, che fa gran sospetto che non siano stati tagliati a pezi da indiani. « Ex ìitteris domini Suardini, datis in Toledo, 175 16 Octobris 1525. La signora duchessa di Lansone vene in questa terra da poi reduto il Chrislianissimo in ¡sialo