51 MDXXV, OTTOBRE. 52 30 A dì 10. La malina fo lettere de Angleterra di VOrator nostro, di 14 Septembrio, in zifra il forzo; il sumario scriverò di sotto. Da Hilan, di l’Orator, di 7, hore 19. Come in el signor Ilironimo Moron non è alcuna cosa di la relention di oratori grisoni dal caslellan de Mus, qual è homo di mala qualità e poco ubbedisse questo Duca, e per certificarsi di questo hanno mandalo uno homo suo a posta fin a Mus, dal quale se intenderà la verità. Dii marchese di Pescara, è a No ara in letto con le sue doglie. Ha mandalo do oratori a questo illustrissimo Duca, quali sono el signor Antonio da Leva et Lopes Orlai, e richiedono danari a conto di quello il Duca li dia dar per la investitura, promettendo, habufi li danari, far levar le zente de sul Stado suo. Scrive, quel caslellan de Muso ha nome Zuan Medici, ditto il capitanio Medegino. Questo illustrissimo signor Duca sta al solito. Da Crema, dii Podestà et capitanio, di 7, hore 24. Avisa, li lanzinech esser andati ad alozar ad alcune ville che si chiama Arsi, Missan et altre ville tra Padin el Caravazo. Scrive haver le sue spie che li vanno drielo per veder dove andarano, et di quanto averà, scriverà etc. Di Brexa, dii proveditor zeneral Pexaro, di 8, hore 4 di notte. Come, vedendo li vari advisi auli da Milan di Tesser dii signor Duca, parlò al signor Capitanio zeneral, dicendoli saria bon si mandasse quel Zorzi Stampa a Milan per certificarsi dii star di esso Duca ; el cussi lo mandoe, et è ritornalo. Riporla, sfar soa excellenlia sicome si ha per lettere di l’Orator nostro a Milan. Scrive, de li lanzinech sono alozali al solito, et le zente d’arme spagnole a li loro alozamenli. Pavia e Lodi si fortifica, et par si fazi di ordine di spagnoli, benché il magnifico Moron dicese al nostro Orator si fortificava di suo ordine, tamen il forzo di dilla fortifìcation è di teren e poco si fa di muro dove era rotto la murata. Scrive tangamente si provedi di mandarli danari per pagar li fanti, perchè havendo comenzata la paga et non seguendola saria grandissimo inconveniente, et li fanti si parliriano. Vene in Collegio il nonlio dii sanzaco di Bossina, vestilo con tulli i soi, et ha auto il presente si manda al suo signor, e la lettera in risposta di quella scrisse al Principe, et etiarn lui ave il suo presente, e ben salisfato si partirà de qui. 30* Vene il reverendissimo Patriarca nostro in Collegio, qual si dolse molto di la parte posta in Pre-gadi, che è un voler tuor la sua iurisdition e quel è del patriarcado senza esser aldito, scusandosi che di cose di piovani lui non si voi impazar, e lassa il cargo a farlo a li parochiani, ma il vicario di San Borlolomio voi far lui come è il dover, pregandola Signoria voy elezer col Senato, o come li piace, 8 zenlilomeni non suspelti, che aldino le raxon sue. El Serenissimo lo persuase assai che ’1 voy compia-ser la Signoria di questo, et lui più obstinato che mai, che ’I non votava, essendo sua iurisdition, nè lo poteva far senza cargo di coscienza. 11 Serenissimo li disse saria con li Consieri e Savii e vedeiia. Vene sier Alvise Malipiero electo censor, scusandosi per la parte di anni 70, volendo retudar, et ballota tra li Consieri fu preso che ’1 potesse refu-dar senza pena, e cussi refudoe. Da pcvi disnar fo audientia publica di la Signoria in la Sala d’oro dove si fa Pregadi, e li Savii daspersi a dar audientia. A dì 11. La mattina fo lettere da Poma, di 8, qual Ielle con li Cai di X et per tempo, el inteso etiarn di Roma veniva la nova che ’1 re di Pranza a Maclril stava in extremis, auto da Lion di primo, videlicet che l’Imperador con madama di Lanson sua sorella, andati a Soa Maestà per confortarlo, par non potesse parlar el feva i Irati; sichè si poi reputar morlo. 11 qual aviso di Lion etiarn la Signoria nostra l’ave per lettere Domenega da malina, et Luni in Consejo di X, con la Zonla, poi Pregadi, lexè et comandono grandissima credenza. Hora che si ha per via di Roma, fo dilla per tutto di la morie e la terra fo piena ; nova oplima et quasi a tutti gratissima, come dirò poi. Vene in Collegio l’orator di Milan ed ave audientia con li Cai di X. Da poi disnar fo audientia publica, et li Savii daspersi a consultar. Di Milan, di l’Orator, di 8, hore 19. Come, havendo parlalo con il reverendo Vendano per quello fo dillo de la retenlion di oratori grisoni per aver esso Oralor nostro parlalo al magnifico Moron di questo, dicendo questa retenlion non è a proposito dal signor Duca, disse che nulla sapeva, nè di ordine suo era sequilo alcuna relention, et che esso Verulano li bavia parlilo di questo et li havia risposto che l’aricordasse quello si havesse a far, el havia mandalo uno suo per saper la verità, qual poi ritornato si vederia quello si havesse a far. Et ditto Ve-rnlanc li disse cussi esser processo etc. 11 signor Duca sta al solito, ma molto va miorando, di la fe-bre il forzo è securo e di le doie di le man e piedi non pezora, ma si avanza poco. Di proveditor zeneral Pexaro, date a Bre- 31 §