117 MDXXV, OTTOBRE. 118 Di Crema,, dii Podestà et capitanio, di 20 hore i. Manda do reporti di do soi, uno Zuan Ja- comò.......e l’altro Teodoro, quali riportano successi de li cesarei, ut in eis, e come dicono voler passar Ada e andar a sachizar Bergamo et venir a la guarnison in brexana. Et come li zentilomeni di Milan erano in fuga, et mandavano le loro robe via, in castello e altrove. Li quali reporti saranno scritti qui avanti, potendoli haver. Di Brexa, di rectori, date a dì 21. Come hanno lettere dii capitanio di Valcamonica, qual ha aviso dii podestà di Tiran, ut in ea. Item, manda una lettera scritta a domino Piero da Longena con-dutier nostro lì a Brexa, rimasto a quel governo per domino Antonio di Martinengo, date a Padar-nello a dì 21. Li avisa spagnoli vieneno verso Ge-radada, però sì vardi non facino qual cosa, per il che loro rectori inteso queste nove, hanno scritto ’ al signor Alvise di Gonzaga capo di cavalli lizierì, qual è . . .. che mandi subito cavalli 50 soi a li Urzinovi et 20 a Quinzan, et di Brexa manderano a Pontevico 20 altri cavalli con uno nepote dii ditto Longena; pertanto aspectano ordine di la Signoria nostra come si habbino a governar. Per li avisi si ha di Valehamonica, de li fanti passano per ditta valle. Di Andrea dii Duca capitanio di Valcamonica, data a Brè a dì 20, drizata a li rectori di Brexa. Come erano passali 500 fanti per Val di Sabia et lì propinquo. Dicono andar a Mus e verso Valtolina, et dieno passar altri 400, et uno Zuan Battista da Ponte venitian é con loro, qual è traditor ; pertanto voria saper come governarsi. Manda una lettera haula dii podestà de Tyran, dala a dì 19, hore 3, qual li scrive questo aviso, che intende diano passar p?r la valle li dilli fanti, e dii dillo Zuan Battista da Ponte, quali è per andar in Valtolina conira essi grisoni, et desidera (intender) se questo passar è con voler de la illustrissima Signoria per sapersi governar. Da Crema, di 21. Come altendeno a fortificar la terra secondo 1’ ordine dii Capitanio zeneral. Et manda 4 reporli con avisi brievi di andamenti di spagnoli, li quali sarano scripti qui avanti tulli li reporti di Crema. Noto. In le lettere dii Provedilor zeneral Pexa-ro da Verona, scrive haver haulo la lettera scrittoli zerca li foraussili di Milan, che sono li a Crema. Scrìverà a quel Podestà li fazi provision, dicendo vedo le cose va per mala via, bisogna far provision. Di TJdene, di sier Agustin da Mula luogo- tenente, di 20. Manda una lettera hauta di la comunità di Venzon, in la qual li scriveno come hanno nova che il serenissimo Archiduca, poi che ’1 conte Nicolò di Salm havia brusato Slamin, che li havia mandà altre zente per ingrosarlo cl per minar da 5000 archìnoppì, zoè minerali lì apresso, ut in litteris. Ex litteris domini Suardini oratoris marchio- 74 nis Manime, datis in Toledo, 3 Octobris 1525. E! Christianìssimo, venuto in una infirmilà de dopia lerliana che facea una continua con accidenti mali, doglia di capo et vomito de stomaco, peggio-rete fra pochi giorni de maniera che parse alli dui medici che lo Imperator havea mandato alla cura sua de scriver a Sua Maestà, qual se atrovava già partito de Sagovia per tornar verso qua et era lontano de Madrd da sei leghe, che volendo veder dillo Christianìssimo vivo, almanco in suo seno, che subilo andasse et che quella visitazione lo poiria alegrare, tanto che gli potrebbe dar salute. Et Sua Maestà, visto il scrìver di medici allora allora si risolvete di andarli, et così quasi in poste si condusse a Madril, et andato a discender alla camera dii Chri-stianissimo, che già era nolte, entrò solo col signor Viceré et Memoransi. El Christianìssimo, come già avisato, come vide Sua Maestà, volse far forcia de melerse in senlon, el lo Imperator con la barella a la mano gionse al letto, et abraciatosì ambidui alra-verso, sleno così un pochelo ; pur reasenlandose poi lo infermo Re nel leclo, Io Imperator lo lenea così per mano, facendoli carecie. Le parole che furilo usale da l’uno el da l’altro, per ¡1 più vero et più verisimile che ho potuto intenderle, essendo referte in più maniere, le ho scritte per le mie so-prassignate, però in generale Vostra Excellenlia se immaginerà che non fumo se non de amicitia generale el conforlalìcie da parte de lo Imperatore, et de boca de Sua Maestà iutese che non furno de promissione alcuna se non in dir conclusivamente che lo pregava ad non attendere ad alcuna altra cosa, nè pensare in altro che de sanarsi, lenendo speranzia in Dio che così sarebbe ; e del reslo li prometteva, sanato che ’I fusse, di risolversi tanto ragionevolmente che lui non ne sapria desiderare più. Vi è chi aggionge che disse che le concluderebbe come lui Christianìssimo voleva ; ma questo non promise lo Imperatore secondo che dice lui. Le parole poi dii Christianìssimo furno in dir quanto ha-