229 MDXXV, NOVEMBRE. 230 questo, taglieria a pezi tutta la cesarea zente che sono lì. Bernardello cavallaro, mandato verso Milano per intendere che artellarie forno quelle che tiror-no heri, e la causa che tiravano, riporla che de là da Lodi insconlró questa mattina alcuni tnercadanti soi amici che vegnivano da Milano, et dimandòli dove erano quelle artellarie ehe liravano heri sera. Li risposeno che erano al castello de Milano che facevano alegreza, perchè la excellonlia del Ducha li haveva dalo danari, et che dal canzeliero delMoron, che era retenulo, el signor Ducha ha habulo 6000 scudi; et che ditti mercadanti hanno inteso da molli soi amici milanesi, che se savesseno certo che el Papa et la Signoria volesseno dar soccorso al suo Ducha, tagliariano a pezi quelle zente cesaree che sono in Milano. Et che per nome dii marchese di Pescara uno abate va in castello a parlar col signor Ducha. Dii proveditor zenei al Bexaro, da Verona, di 7, hore 5. Manda le lettere di Milan, et una de-position di uno suo stalo a Milan, qual in summario dipone de li 2000 lanzinech zonli con il conle Battista di Lodron quali non hanno voluto iulrar senza haver danari, e che in castello è slà tratte artelarie a dì 5 da sera, et sentilo campano, et che spagnoli voleno far venir tutte le soe zente dentro et hanno paura. Et riporta dove sono alozali, et danno fama che M ducha di Barbon si aspecta, qual dia venir di Spagna, et hanno mal animo contra la Signoria e conira il Papa, e che Piero Renesi capo di slralioti cesarei II disse alcune parole, che ’1 Marchese voi tuor il Slado al ducha di Milan; et altre particularità. Item, manda una lettera haula di Brexa da domino Ballista da Marlinengo, qual ha haula da uno 149 suo che li scrive nove dii castello di Cremona. Item, una lettera hauta da Brexa di lo episcopo Verulano nontio pontificio. Scrive, ha hauto l’ordine dii Conseio di X di tuor li danari da le camere ubligadi a mandar de qui. Exequirà, se ben saranno longi, ve-derà farsi servir; ma si provedi di mandarli danari, perchè è concorsi tanti fanti e le compagnie vechie voleno remeler, e per non haver danari li fanno star di fuora adosso di villani, che è una compas-sion il cargo hanno quelli poveri etc. La lettera di Andrea di Acqualonga data a • ... a dì 6, scritta a missier Battista da Martinengo. Come li fanti dii castello di Cremona è ussiti fuora e tolto animali e allro, e Ira li altri do boi ai frati di San Piero e quelli conduli nel castello, e trazeno a li inimici, etc. Dii Vendano, da Brexa, di 6. Scrive come è lì, e non sa che farsi, aspecta ordine dii Papa. In questo mezo li Cesarei s’insignoriscono dii stado di Milan, et scrive a Roma e prega sia mandà le lettere aziò sappi quello babbi a far. Da poi leclo le lettere, et venuti li Savii in Pro-gadi a hore 1 : Fu posto, per li Savii dii Conseio e terra ferma, alento li moti dii Sialo de Milan, che sia fallo venir in Collegio da mattina 1’ oralor Sanzes cesareo, per esser il Carazolo amalalo, al qual poi le parole ze-neral dirà il Serenissimo di la observantia nostra verso la Cesarea Maestà eie., come la Signoria nostra desidera saper qual cosa da soa magnificentia. El sier Francesco da dia’ da Pexaro el consier, voi che per li tre auditori deputali a tratar con li oralori cesarei, se li digi che quanto a li do capitoli di beni di foraussili restituir et a l’allro, non è di parlarne; ma al terzo zerca dar danari a la Cesarea Maestà si vederà di calar forma ; ma hessendo se-quita mutazion nel Sialo di Milan, non sapemo che dir, et con quello li risponderanno si vengi a questo Conseio. Et parlò contra sier Alvise Gradenigo cao dii Conseio di X, dicendo lui esser sta quello che con-tra lise a lo accordo, et però non voria adesso tuor le velie a collo et parloe, tamen nulla concluse quello era l’oppinion sua, ma rengoe. Et poi parlò sier Francesco da cha’ da Pexaro per la sua oppinion e fo longo, e disse voleva dar una zonla a la sua parie, zoè dir a li oratori quello havia ditto il Papa a Lopes Urtado, che’l voi el ducha de Milan resti nel Sialo; ma il Conseio non sentì tal oppinion e fè susio, e lui disse non la metterà. Poi parlò sier Marin Zorzi dotor savio dii Conseio, era in settimana, per la oppinion di Savii, et fo conzà etiam si lezi al protonotario Carazolo qual è arnalato questa deliberalion in quello instante che el Serenissimo la dirà al Sanzes, videlicet per uno secretario. Poi parlò sier Lunardo Emo cao dii Consiglio di X altamente, et non li piace nè l’una nè P altra, e voria si trovasse danari et far armala, e deffendersi da chi ne volesse ofender, et scriver a Roma et Anglia. Poi parlò il Serenissimo laudando la parte di Savii; ma si prendi in scritlura quanto 1’ haverà a dir al Sanzes, et lezerli la ditta scrittura; el mandarla a lezer al Carazolo non sente, ma ben mandargelo a dira boca; e questo fu leva di la parte. Et volendosi mandar le do oppinioni, sier Zacaria Bembo savio a terra ferma messe Voler la parte di Savii, con questo si mandi li tre auditori