107 MDXXV, OTTOBRE. 108 Riporto venuto per via di Crema, per lettere date a dì 19 Octubrio 1525, a hore una e mesa di notte. Reflerisse Chrisloforo di Monforte, che a di 12 se parli de uno caslelo, qual se dimanda Ponleleco di Monterà, nel qual loco li era venuto il Varga et Cremona Toreri mazor, et uno Francesco commessario de spagnoli per far levar tutte le zenle cussi a piè, come a cavalo, et a di ditto aviono le fantarie taliane a la volta de Gai per andar a Ponlremolo contra el signor Zanin di Medici. Et che al Caste-lazo el doxe de Zenoa facea dar danari per far 2000 fanti ; le altre zente spagnole, sì a piede come a cavallo, vengono a la volta de Novara. Et a di 16 arrivò in Alexandria, nel qual loco non li era zente alcuna di guerra, et che tutte le artellarie che se trovono 11 erano sta cargate in nave per una fiumara chiamata Tanaro se conduseva a Pavia, el le altre artellarie che erano in Aste. Et che a dì 17 arivò a Garlaso, el lì erano i canoni et altre artellarie piede, le qual se doveva condur a Pavia Iute. Et che in Pavia missier Antonio da Leva a dì ditto fece inlrar 1500 lanzinech con promission a la tera di farli levar la malina ; i quali se levò la mattina dilla con fama de vegnir a Lodi, tamen inlese da più persone che erano voltati alla volta di Pizigaton. Et che heri in Lodi da missier Francesco Boeon suo amicissimo, parlando de lanzinech li disse : « Sia laudato Dio, li lanzinechi dovea vegnir qui sono voltali a la volta di Pizigaton ». Essendo lui maestro di casa dii capitanio Zuan de Vara, che è zen-tilomo del ducha di Urbino, che per avanti serviva spagnoli, più volle a tavola spagnoli dicevano voler 67 venir a danno de venitiani, el similiter adesso li soprascritti toreri el capelanei spagnoli dicevano voler venir a danno de venitiani. Riporla Zuan Antonio cavallaro da Crema, che uno da Sonzìn che vegniva da Santo Angelo li ha dillo, che li lanzchineehi che erano a Pavia andavano a la volta di Biagrassa per andar a Milan, et che hozi una genlildona da Lodi li ha dillo, che do spagnoli che stanno in casa sua li ha ditto : « Madona, stale di bona voglia che in curto termine nui anda-remo a la volta di Crema, et li lanzinech andarano a Bergamo ». Ex litteris, datis Mediolani, domini Jacobi di 68 Capis, 15 Octobris 1525. llavendo presentito che certo trattato era per scoprirsi in breve qui nel stato de Milano, ho preso ardire de intertenire el cavallaro che vostra excel-lentia me indrizò a dì passati per dare lo aviso del successo ; per il chè facio sapere a quella, come il Morono che era andato ad abocarsi con il Pescara in compagnia dii signor Antonio Leva è fatto prigione de lo Imperator, tenendosi però lo stato per il signor Ducha, per quanto in questo momento ho possulo intender. Gran trama è slata questa el gran secreti de Principi se rivelerano, per la pratica che era di la lega de Italia, et per le inlelligentie el promesse che havea con diversi Principi, morendo il ducha de Milano. Ex litteris eiusdem, datis Cremonae, 20 Octubris. Gionl#che son a Cremona, mi è parso parlare con el gubernalore per intender la causa el il progresso del movimento fallo per le gente imperiale, quale mi ha dillo esser sta preso il Morone perchè el faceva pratica, per quanto esso ha inteso, di condure in Italia il ducha Maximiano et farlo ducha di Milano acadendo che morisse questo Ducha, come credeva, della qual pratica dice che esso Morone se ne è alargalo con el signor marchese de Pescara che da poi lo ha reltenuto, non ob-slante che esso Morone lo fosse ito a visitar a Novara con 18 mila ducati per parte de li 100 milia per la investitura. Et per quanto mi ha ditto esso gubernalor, ne ha hauto forse 60 milia fin al’ ora presente il predillo Marchexe per il predillo conto. Havevano preso questi imperiali Novara, Alexandria, Pavia et Lodi, et haveano mandalo ancor quivi a dir de volerli intrare, ma il gubernalore gli rispose che teneva Cremona in nome dii signor Ducha, et che senza saputa de Sua Excellentia non intendeva che v’ intrasseno. Et tuttavia esso gubernalor si provedea de genie ; ma hogi ha hauto lettere dal signor ducha de Milano, che ’1 lassi entrare in Cremona quelle genti che gli manderà il signor marchese di Pescara, quale ha dillo di voler mandare in Cremona e in Lodi. Ma non sa esso gubernalor la quantità de le gente che vi venirano, nè manco la qualità so sarano gente da piedi o da cavallo, nè se sarano