435 MDXXV, DICEMBRE. 436 obtenuto grado dii capitaneato ancora da po’ la venula de Soa Maeslà, et che le cose falle per esso in queslosialo habeantur prò ratis, etcreatur guber-nator Mediolani et Ducatus. Da poi che sono venule lettere a la Excellenlia dii Duca, che obedisca al signor Marchese et che cedat arces, et che sentendosi aggravato vada in Spagna. IJozi da alcuni ho inleso Sua Excellenlia esser pegiorala. Allindasse esser venula lettera di cambio di Spagna di 200 milia dopioni, et che al signor Marchese è rimesso la pace e guerra con il Santo Padre et la Illustrissima Signoria. Se ha ferma nova de le nuplie de la Cesarea Maeslà con la porlogalense, et la dispensa è expedita a Roma. Qui si exercilano li magistrati et officii nomine del M (?). Per lettere de ‘27 de Cernia intendese che li fi giorni avanti era gionla Tarmala a Saona da Palamos. Il signor Marchexe slà pur ancor cosi. A le S. V. me ricomando. Ex Mediolano, 29 Novembris 1525. Tra-datur igni. 2911) Ex litteris domini Jacobi de Cappo, datis Mediolani, tcrtio Decembris 1525. Vostra Excellenlia saperà che ’1 signor marchese di Pescara è passato da questa vita al presente a bore diece e mezza di notte dii Sabato venendo la Domenica, con quello sentimento, sin a l’ultimo su-spiro, che ha avuto sempre et sempre ha pensato a le facende importante, così presente come luture, et già due notte che ’I si credeva morire, nè si trovava ivi presente il signor marchexe dal Guasto, disse a Joane Balista Gaslaldo che vi era : « Joane Balista 10 mi sento morire, et moro mal voluntieri per più rispetti, prima per il Marchexe,et poi per voi altri: di me non mi curo, ma perchè le cose di queslo Stalo el dii guberno di Pexercito restano in termine, che forse il Marchese non saperà quello che «inverebbe sapere, over sapendo serà vinlo dal dolore; però voglio che scrivi. » Joane Balista volea confortarlo, et esso sentiva il fatto suo, et disse : « Non le curare et fa quanto ti dico. » Et non volse che ’1 disconziase il Marchexe che era ito per il longo strazio ad riposarsi. El così li fece scrivere dui fogli di tutto quello che doveano fare questi signori circa 11 guberno di lo exercito et de l’impresa da poi la morte sua, exprimendo et extendendo in molli capitoli tutti li movimenti che fusseno possibili et di questa terra, el de veneliani, et del Papa. Dicendo (l) La carta 290* è bianca, se cosi occorre et voi farete così se cossi così, Osandogli recordi et remedii a tulli li parliti. Da poi fece dimandare licenlia al Marchexe di fare testamento, come ha fallo, né si crede sia sialo per altro che per qualche lasso per ¡scarico de l’anima sua, et per gratificare qualche suoi servitori. Apresso mandò a dimandare don Antonio da Lieva, et lo pregò che si come era stalo sempre grande amore ed in-telligenlia tra loro due, che il medemo volesse fare con il signor marchexe dii Guasto, che li sarebbe amorevole et obediente filiolo. Et esso don Antonio li promise piangendo duramente. Da poi mandò per li capitani todeschi e li pregò, che la ubidienlia che li haveano servato sempre nel servitio de l’Imperatore, volessero servarla ancora al marchexe dal Guasto, et lutti li dettero la fede loro piangendo. Da poi hanno fallo convocare il magistrato, il marchese dal Guasto et don Antonio el Lopez Urtado et l’abate di Nazara, el li hanno notificalo nel termine che si ritrova il signor marchexe di Pescara, et quanto fin beri sera, et lo hanno pregato ad volere administrare bona iustitia in nome de l’Impe- 291* ratore come havea promesso, el exhortare la cilade a diportarsi bene, come havea fatto fin bora, che del tulio lo Imperatore li riconoscerebbe in lo avvenire. Il prefato magistrato li rispose che non mancheria dal debito, et che la città farebbe il simile, non essendoli dala causa di fare altramente. Nè altro per bora occorre. Se se intenderanno qualche parliculare cose del testamento, come de le altre sue ordina-tione, io ne darò aviso a Vostra Excellenza. El perchè a me è parso, che ’1 sia honore et satisfatene di Vostra Excellenlia, io me son vestito di corolo, perchè così ha fallo ancora il signor Noncio apostolico. Et a Vostra Eccellenza baso etc. Ex litteris eiusdem, 4 Decembris 1525. Ha ordinato il signor marchexe di Pescara, che le facende se expediscauo per el signor marchexe dal Guasto el don Antonio di Leva concordevol-mente, et le scritture siano sottoscritte da tulli doi, c-t così volse che li dessero la fede ambidui di amarsi insieme et concordarsi in ciò el nel resto, ove andasse il servitio de l’Imperatore. Et ha pregalo il signor Marchexe ad consigliarsi ne le cose de la guerra con il capitanio Joane de Urbin, et il capita-nio Corbera. El così si vanno facendo le facende secondo l’ordine ut supra. El hanno dato al magistrato el titulo del nome de l’Imperatore. Si cominciò una pratica di voler pur ancora che la terra