465 MDXXV, DICEMBRE. 466 Fo letto una lederà scritta perl’oralor dii Duca di Milan domino Francesco Taverna dolor, di 21, al signor Duca, et la risposta di Soa Excellenlia data in castello di porla Zuobia di Milan, a di 4, qual li manda una proposta li fece il marchexe di Pescara el la risposta di esso Duca. Hcrn, una lettera li scrive domino Scipion da la Tela, di 4, è in dillo castello, e li manda una poliza di zenlilhomini è lì in caslelo, in tulio boche 1100, e vicinane per uno anno: la copia di lullo sarà qui avanti. 310 Ex litteris domini Suardini, datis Toìeto, 6 Novembris 1525. Post scripta. Vostra Exeelenlia intenderà come Sua Maestà se ba da compagnare con la moglie, non mutando de quello s’ è risolto finora nel camino andando a Sivilia, et dicesi ad una terra nominata Merida apresso le confine di Portogaio, overo a uno altro loco lì vicino, che sarà forsi minor lerra di Merida. Et aziò che Vostra Signoria intenda, lo costume di Spagna è, che la terra dove li re di Spagna si acompagnano con la moglie è de la sposa, e per questo se acompagnano in lochi di poca importanlia. El così bora, Merida, che al tempo de romani to grandissima cosa, è assai poca cosa. Anderà a li confini ad receverla lo archiepiscopo di Toleto, se sarà bene sano, eh’ è slato dolente a questi giorni, el duca de Alva, el Conteslabele e sua moglie, el duca de Be-gere, el questi sono de li primi di Spagna. A Sivilia poi l'arasse feste et giostre assai secondo si dice etc. In queslo giorno, lo ambassalor venetiano ha havulo in un trailo dui plichi di lettere di la Signoria, l’uno de tanti Septembrio, per li quali è stalo avisalo dii successo de le cose tratate con el Cara-zolo, et iustiGcauo le cose non prolungale per essi. Tutta volta, per lener lo Imperator lettere di 6 de Octubrio da Veneti» molto lontane da quello è avi-saio lo ambassalor, non sono admesse in tulio le cose che lui dice, el dimostrano qua assai poca salisfa-zion de venetiani. Per lettere che heri veneno de Italia, si è inteso publicamenle la presa del Morone el molti et diversi sono gli iuililii che fra nui altri se fanno, però Vostra Exeelenlia ha da intendere, et che ho inteso, vero esser de qua già molti giorni siala mandata commissione al Pescara che lo delenese. Bene è da credere che tal commissione non li fu mandata, che dal dillo Marchexe non fosse mandata la causa per la qual havea da esser detenuto. Le cose di la signora duchessa di Lausou di necessità hanno da terminare natili che lo Imperatore I Diarii di M. Sanuto. — Tom. IX. parla de qua per Sivilia, ch’è fra quindici giorni a la più lunga, perchè partendo Sua Maestà, lei non à da restar a Madri!, el atenlo che el suo salvocon- 310* dulo è horamai al line, che li fu fatto solo per dui mesi, sichè è forza o che lo prolongìno o che ritorna in Pranza non risolvendosi prima in accordo. Soa Maestà manda uno cornen lator de Alcantara in posla a Roma, e ancora che non haverà da negociar senza il duca di Sessa, pur à mandalo per negoliar le cose trattate con il Legalo ultimamente da poi el dispaccio che fece del corriero a li giorni passati expedilo, come per altre mie Vostra Excellentia no fu avisata ; a la qual etc. De Toleto, a li 6 de Novembrio 1525. Ex litteris domini Suardini, datis in Toleto 311 19 Novembris 1525. Circa la gionta dii signor duca di Borbon in corte, Vostra Excellenlia ha da intendere, come a li 16 sua signoria intrò in Toledo, el lo Imperatore per honorarlo fu a incontrarlo mollo honoratamenlo scompagnalo dal reverendissimo Legato e da lutti li signori, che hora sono in corte, per fin fora di la terra un poco. Et ne la gionta, il signor Duca discendendo da cavallo fu ad basare la mano ad Sua Maestà, dal quale fu abradalo, et con ciera molto aiegra recevuto et fallo remontare stando Sua Maestà in meggio, el reverendissimo Legato alla man dritta et lui alla stanca, continuamente parlandose fu al pa-lacio, et ne l’entrar in casa il reverendissimo parlile el il signor Duca acompagnete Sua Maestà alla camera, et stato lì un pezo se ne andete a la sua stantia. Vostra Excellenlia ha da sapere, che Sua Maestà tanto 1’ ha in publiro honorato et domesticamente acarezato quanto potesse haver fatto al Serenissimo infante suo fratello, et li ha confirmalo volerli dar la sorella, nè lui procacia alcun altra cosa se non questa et in pochi giorni bisognerà vedersene il line Per esser il Viceré già molli dì sono in letto infermo de una gamba, non s’è potuto veder come si sperava quello che fra essi fusse passalo; vero è che niuno napolitano nè altro che babbi dipendenza dal Viceré è stalo a visitar Borbon. Però lenese che lo Imperatore abbia ad pregar Borbone di alcuna cosa sopra tal caso. Dillo Borbon mena continuamente quando cavalca in la sua guardia da quaranta a piedi con alabarde el zanetoni, aggionlo però a la porla del palacio de lo Imperatore, restano le arme astate de fuori. Se intese ultimamente, che pur il signor duca di Ferrara era a Santo Gioam de Moriana, et 30