5^9 MDXXV, DICEMBRE. 367 linde hozi sono andati a Marini perauestoil signor Vicere, e don Hugo di Moncada con lo episcopo di Terbe restò qui, et Zuan Alemano secretano mazor di Cesare, poi il Gran Canzelier, sichè si dice lo accordo seguirà, et il re Christianissimo li darà la Bergogna con questo sia visto de jure poi de chi la dia esser. Et Cesare voi che cinque potentati, tra li qual il Papa et la Signoria nostra ne dagino 4 iudici per uno, li qual 20 vedi chi ha raxon di loro di ha-ver dilla Bergogna. Ma zerca li obstagi sarà diffi-cullà. Quelo intenderà aviserà subito. Scrive, il ducila di Barbon non resta di solicitar esso Orator scrivi a la Signoria nostra concludi lo accordo etc. Dii ditto, di 17, drizata a li Cai di X. Come ha inteso certo a tempo nuovo Cesare voi venir in Italia a incoronarsi, et domino Gabriel da Marti-nengo, qual fo mandalo zà assi’ a veder le lerce è sta per veder le arlellarie, et par ne habbino fallo condur una parie a Malica, dove monlerano su nave el vegnirano a Barzelona. Et altre particularilà, ut in litteris. Di Roma, di VOrator nostro, di 20 et 23. 11 sumario dirò qui avanti. Di Crema, dii Podestà et capitario, di 23, hore 5. Scrive di danni falli per quelli di Vaylà alo-zali lì, a nostri dii cremasco di tuorli animali etc. Unde lui Podestà et il signor Malalesta Baion scris-seno a Vaylà dolendosi di questi danni a quel capo di spagnoli, el qual li ha risposto che quelli tanti e cavalli e lì tocherano danari, e farà pagar il danno. Scrive, il signor Malatesta si duol et voria prender qualche uno di essi cavalli lizieri di sjignoli e far ripresala e farsi pagar, et lui Podestà voi scriver a Milan al marchese dii Guasto dolendosi di questo; e lien nulla sarà. Scrive dii zonzer lì uno messo di Abbatis.dice è fiol di Rafael di Palazol.qual vien a la Signoria. Et li scrive ditto Abbalis li messi mandali non valeno nulla, et che dubita, essendo presi, porteria gran pericolo, e a lui li va la vita. Item, manda uno riporto di uno dii signor Malatesta venuto di Milan quel zorno, qual dice come 500 fanti spagnoli erano sublevadi e voleano danari, e poi il marchexe dii Guasto li acquietorono. 367 * Di rectori, di Bergamo, di 24. Con avisi auti da Milano, el che da quelli ussiti di castello erano stà morti da 75 spagnoli, e altre particularilà, ut in litteris, De li ditti, di 26. Venule questa sera con alcuni sumari di nove di Milan e di Geradada molto copiosi, et una deposilion di uno parlò con uno frate di servi confessor dii signor Antonio di Leva in 550 Milan, il qual stava malissimo, et si havea confessato, et lien che ’1 morirà. Item, una deposilion di Pasa-rin di Casleleto di 24, vien da Milan, la qual hanno mandala al Provedilor zeneral. Ex litteris domini Suardini, daiis in Toledo, 368 27 Novembris 1525. Ultra a quanto Vostra Excellenlia intenderà per le alligale, replica, de le altre mie serà avisala come da poi tornali li ambasatori francesi, offerto li tre milioni d’oro secondo ha avisalo, el rifiutate le offerte, nè sopra Bergogna potutosi concertare, tornali a Madril dal He, sono di novo venuti con re-solulione in nome dii Re, dicendo che da poi non si poteva trovare modo a la sua liberatone, che havea stabilito di acquietarsi l’animo e di starsene in pre-gione per fin che a Dio el a Sua Maestà piacerà. Non di meno non si è mancato di travagliare sopra il concerto, et tuttavia si seguita, né fin hora se intende se non di solutione del modo per exequire quelo che già sono di acordo, zioè di dare la Bergogna a l’Imperatore, ma poi che se habbia ad conoscere per arbitri confi.lenti de la ragione, et in caso che sia iudicalo non essere de l’imperatore, quale habbia ad restituir; ma non si ponno acordare sopra la securtà, perchè a fare le consignationi de la Bergogna è bisogno in Francia dii proprio Re. Et quelli voriano il Delfino per pegno. Et francesi voriano dare li due altri fìlioli et Vandomo et Lutrech, nè questi se contentano, et così hora travagliasse sopra questo, che non sarà di poca fatica ad concluderlo. Non si è però ancora dii lutto posto a parie il partito de li danari soprascritto. Tutta volta necessario è,che da poi che le cose sono redutle a questa slre-teza, et lo Imperatore vole per ogni modo partire fra sei dì, che conclusione si faccia o acordo o im-ponerli per hora silenlio. Stasse qua in gran suspi-tione de le cose de Italia, et iudicase che per le cose seguite nel Stato de Milano da poi la presa dii Morene, non facia andare il Papa retenuto nel risolversi circa le cose trattale per il Legato qua ; et quello che dà tale suspilione, è che per via de Lione lo Imperatore tiene nove de Italia, et lenele mollo secrele. Et è uno mexe che per via de Italia non se hanno lettere nè messi da poi la presa dii Stalo, et così passano le cose qua. Circa la cosa di monsignor di Borbone, Vostra Excellenlia intenderà haverme lui detto Sua Maesta haverli ratificato di darli la sorella, et promesso che falle le noze sue si faranno quelle de lui monsignor, et prima che lui