311 MDXXV, NOVEMBRE. 312 Li Cui di X fono in Colegio per il loto preso di far per pagar la Signoria di ducati 70U0 in zerea dia haver da Jacomo da Pergo, el qual melle tutto il suo al lotto. Da poi disnar, per 1’ acqua granda et tempo cattivo nulla fu. Pur fu fato il parenti a Santo Anzolo di la fia fo di sier Alvise Dolfin qu. sier Dolfin, bella donna, in sier Aguslin Surian qu. sier Michiel, et fo pochissime persone. Et vene lettere da le poste, qual fo lette dal Serenissimo. 208 A dì 19, Dommega. Fo grandissima pinza e* 1’ acqua granda, pur il Collegio si reduse, e fo letto le lettere venule beri sera, il sumano di le qual scriverò qui di sotto, zoè da Milan, Crema, Bergamo e Verona. Et per esser cattivissimo tempo, fo terminato non far hozi Conseio, perchè per la pioza e aqua granda pochi vigniriano, nè etiam di redurse el Colegio, zoè i Savii. Et da Brexa, di sier Piero Mocenìgo captiamo, di 17. Si have a viso di la morte lì, da lui, di sier Homobon Grilli provedador al Sai, qu. sier Ballista, el qual andava per 1’ offilio a Bergamo a incantar il dazio dii Sai, et lì a Brexa si amaloe, è slato zorni .... moriie. Et per questo il Serenissimo, per esser suo nepote, videiicet diio sier Homobon era zerman di suo padre, portò corotlo et vene in Colegio con manto di scarlalo et bareta rossa col friso. Aduncha il primo Gran Conscio si farà in lochi di tre che sono morii, dii Conseio di X, in luogo di sier Andrea Badoer el cavalier, Provedador al Sai in luogo di sier Homobon Gritti, et di Pregadi in luogo di sier Matio di Prioli a quali lutti tre Idio li doni requie. Erano da ben et mollo mii amici. Da Milan, di V Orator, di 15, hore 22. Come in questa mattina si ha ritrovato essere a casa dii signor marchese di Pescara, dove erano parte del Senato, quali fumo introdotti da epso signor Marchexe cum li quali ancora lui intrele, et essi zenlilhoinini inlrati li propose, che non pos-sendo sua excelenlia per la egritudine sua, et per esser novo a governare questa cillà, li pregava vo-lesseno luor il caricho di dillo governo, el fin che venisse qualche ordine da la Cesarea Maestà. El a queslo rispose missier Francesco Visconte, et disse che essendose soa excellentia ingerito in fare che li officiali et altri magistrali dovesseno exercitarsi et perseguire il suo officio a nome di sua excel- lentia come governator di la Cesarea Maestà, non li pareva condecente tore questo carico, ma che acadendo gli paresse che facesseno cosa che fusse a beneficio di la Cesarea Maestà, et beneficio di questa cillà, li aricorderiano mollo volentieri ad sua excelenlia. Ad questo li rispose epso signor Mar- 208 ‘ chese ringhiandoli assai, et dieendoge che tulio quello faceva era per amor che portava a quesla cillà. Apresso ha fallo intendere a li maeslri extra-ordinari, che debbano questa sera andare dal signor abaie di Nazara, qual ha deputato in loco del signor Hironimo Morone, che lui ge darà il modo el via qual hanno a lenire; el così hanno promesso de an-darge. Il signor Marchexe era in letto, el per quanto lui dise slava al solilo .... Li soldati stanno al solilo suo et niente è sia innovato circa il castello, perchè non trovano guastatori, et quelli che hanno fugeno al meglio che poteno. Dii ditto, di 16, hore 20. Come il signor Marchexe sta al solito suo, et ha fatto alozare tulle le zenle in le caxe propinque al castelo, exceplo la compagnia di Zuan di Urbino, qual ha deputato per guardia sua. Il caslelo slà seralo cussi et continua al trar qualche volta de artelaria. El fin qui cosa alcuna è slà, per esse gnenle innovalo conira d esso. Heri sera li maestri di le entrate andornodal signor abbate di Nazara, a li quali sua signoria li prepose che volesseno perseverare ne lo officio suo, et dar-ge el conio de le entrate, cussi de li danari scossi, come da queli se hanno ad scoder, exortandoli assai a questo, et che de li danari si caverano, si spende-rano solum in pagar soldati. La cita slà quieta et ogniun atende ad lavorare, come faceva anche da prima, et mandò parlicular u>na lettera di questo tenor, eh’è il mandalo fallo per il signor Marchexe a li maestri di le entrate ducali : Magnifici amici carissimi. Essendo mente di la Cesarea Maestà et nostra, che se li credili et intrate dii Stato de Milano se ne renda conto et dispona secondo ordinerà el magnifico et reverendo signore Fernando de Mnrin abate de Nazara, et commissario generale cesareo, ve co-mandemò et volemo, che ad omne requisitone de epso abbate faciate respondere in mano sua o de chi per lui sarà ordinato tulle le inlrate el crediti di qualunque sorte spettanti per queslo Sialo a la camera imperiale, stringendo omne uno ad rendere conto et satisfare, et exequendo tulio quello sarà 209 per lui ordinato zerca dille entrate et crediti. Decorando per le presente che tulle le liberatone,