295 MDXXV, NOVEMBRE. 296 questo Imperator ha venduto per aver danari pnr ^ far la guerra in Italia, eontra il re di Pranza. Dii regno di Sicilia, ha ducati 50 milia battito la spexa, et etiam quelli non li ha, spende in far armade etc. Di le ixole di Sardegna, ducati .... di Maiorica et Mi-norira ducati .... Disse, l’Imperator lui poi conferir tutti li beneflcii dii regno di Casliglia per con-cession aula da diversi Pontefici, et novi ter da papa Iladriano, qual fu suo precepto; etiam poi far molte cose. Et sopra questo disse che si Iraze di soi regni assi danari per la cruciata, cussi chiamala da loro, zoè fanno bolle di poter rnanzar carile la quadragesima, dir messa in caxa e altro, e li villani convien tuorla e darli do reali, e chi non la vuol tuor li fanno tanto perder tempo che convien tuorla ancora che non vogliono ; e di questo si dise traze a l’anno da ducali.....con dir voleno di questi danari far guerra a mori. Ne li regni di Ragon, Catalogna e Valenza non poi trazer alcun danar, se non l’ordinario, nè ponerli alcuna angaria. Li villani di la Spagna sono molto superbi; si lien esser loro Re; non usano civilità, non fanno reverentia ad alcuno, e li par con slar in reputazion farsi nobeli. Disse che cusì come vien li danari a la Corte, cusì Cesare li fa dar a chi dia aver da Soa Maestà. Disse che madama Lionora, fo moier dii re di Portogaio, qual più volle l’ha visitata, mostra in ciera esser molto bona, assà bella, poi haver anni .... e si lien la sarà moier di Barbon zonto el sii in Spagna. Disse che il Gran Can-zelier sempre ride, et conclusive non mostra inimico di la Signoria nostra, nè etiam amico. È homo insto el mette ogni sua cura al ben di Cesare. È usalo a dir questo : « Cesare ha più bisogno de mi, che mi de*lui. » Unde l’Imperator lo cognosce questo esser in cffecto e lo lien caro; e non alende ad altro se non a far venir Cesare in Italia per incoronarsi, et dice haverli dito che non bisogna sia cupido di dominar, perchè non porà, ma far come feva Cesare che dominò lutto il mondo, zoè con amicitia di Stadi, che tanto è quanto haverli quando quelli è amichi di Soa Maestà. È desideroso la Signoria restituissi li beni di foraussili. Conclude, Cesare è di natura meninconico eie. 1961) Exlitteris domini Francisci Gonzagae, datis Bomae 13 Novembris 1525. La Sanclilà dii Nostro Signor ha avuto una lettera di man di la Maestà Cesarea de 28 dii passalo, che non conliene altro che la rechiesta de la dispensa di poter sortire effetto il matrimonio fra la pre-fnta Maestà el la figliola dii re di Portogaio, essendo dii resto di accordo insieme, et allro non vi manca se non dilla -dispensa ; la qual da Nostro Signore gli sarà concessa. Scrive poi anche la prefata Maestà, che fra dui dì era per expedire uno genlilomo per Italia quale veria qui a Roma per parlare cum Sua Sanlilà et farli intendere molle cose in nome di quella, et in specie li faria fede di quanta bona mente et disposinone sia Sua Maestà verso Soa Beatitudine, il che anche scrive il reverendissimo Legato, re-melendosi a satisfar più a pieno a la venuta di esso g"iitilomo, confirmando Cesare essere di oplima in-tentione verso Sua Sanlilà. Ex littoris domini Jacobi de Coppo, datis 1970 Mediolani 13 Novembris 1525. Vostra Excellt'nlia saperà, che dapoi li capitoli inclusi in la pr sente duplicati, non si è preso alcuna conclusione, et ciò se dice et si vede esser proceduto perchè il signor ducila de Milano ha domandato li obslagi a l’incontro de la domanda de li imperiali. Però questa mattina, essendo ili missier Georgio Andreasso et missier Jacobo Filippo Sacco ambi senatori del signor marchese di Pescara con F ultima determinazione del signor Ducha, ut in capiiulis, et per intendere ancor F ultima voluntà del predetto signor Marchese, sua excellentia gli ha dillo che vadino con Dio, poiché vede il signor Ducha non voler condeseen-der e a termini honesti, quali sforciano sua excellentia ad restringere il castello per interesse de F Imperator; quali licentiati si partirno con gran fretta. Da poi la partita de li predilli, furno chiamali in camera del predetto signor Marchese li magistrati de Milano, et per esso notificatogli, qualmente per il signor ducha de Milano era mancalo ad restringersi li capitoli aduli da F un canto et da l’altro; per il che, non potendone seguire lo accordo come desiderava esso signor Marchese, per men male ad esso signor Dncha et de la cilade, che se ne excusava con 197* li preditli gcnlilomeni, in nome de la cilade, quale pensava che dovesse esser fidclissima a la Cesarea Maestà come sempre era slata, senza ecedere ad altre, pratiche .... sapeva che si seminavano per Milano che il Papa el venitiani volesseno soccorrere (1) La carta 195* è bianca. (1) La carta 196 * è bianca.