71 MDXXV, OTTOBRE. 72 43 A dì 14. La matina per tempo fo lettere di Roma, di V Orator, di 10 et 11. In conclusion, era aviso di 5 et 6 da Lion, come il re Chrìslianìs-simo era stalo tre zorni in extremis, et toltoli sangue era varito; con altre partlicularilà, etc. Et questa nova di heri sera fo ditto morto, et hozi vivo, fo mandata a dir a li oratori francesi et cesarei. Da Milan, di V Orator, di 11, hore . . . . Come era venuto lì il conte di Zenevre, el qual ha-via Iiauto una lettera da la corte cesarea di 18, come essendo venuto la febbre al re Christianissimo a Madril, Cesare andò lì a stafeta et lo visitò, per la qual venula Soa Maestà si consolò, et dii mal era sublevalo. Il marchese di Pescara, Luni a dì..... li vene febre con dolori et stele in letto. Scrìve à nova, spagnoli haveano fatto uno ponte sopra Texin, et che alcune compagnie di zenle d’arme erano in astesana, con quelle sono di là di Po si doveano unir; tamen le fanlarie non erano mosse de li loro alozamentì, zoè quelle sono a Novara e lì atorno. Tamen di tal nove non poi saper la verità, perchè il signor Ducha non negotia, poi il magnifico Mo-ron, oltra la gota, li è venuto assà sangue di naso, el eiiam con lui al presente non si poi negotiar. Scrive haver parlato col secretario dii signor Vespasiano Colona, qual li ha detto che 5 bandiere di zente d’arme che hanno servito quando spagnoli andono in Provenza li avanza il servilo di mexi 11, et quelle restò in Italia di mexì 24. Li lanzinech fono pagali, ma li fanti spagnoli li avanzano 4 page, et li cavalli lizierì sono tanto creditori, che è cosa stupenda. Scrive, li oratori grisoni ancora non è sta liberali, et luì Orator è stato con il reverendo Vendano nunzio pontificio et parlato di questo, qual si ha dolesto molto. Scrive, questo illustrissimo signor Ducha heri si confessò per sua devolione. Di la febre è libero et dii moto di le man et piedi va miorando; et di la cosa dii vescovo di Alexandria. Et scrive, di le lettere venute di Spagna nulla ha inteso, et par a dì 7 in Avignon era uno veniva a Venetìa. 43* Dii ditto Orator, di 12, hore 20. Come il signor ducha di Ferrara va al suo viazo con 140 cavali et 40 muli. Dice come heri scrisse di spagnoli che erano mossi e fevano uno ponte sopra Texin. Hora scrive, queli di Piainonte non sono mossi, et è sta dillo che havendo inteso li cesarei la motion di grisoni, dubitando voleano strenzer le sue zente a uno, et però fevano uno ponte sopra Texin. Scrive, ne sono lettere di la corte cesarea di 24 dìi passa-do, avisano la Maestà Cbrislianissima esser fuora di pericolo, et questo domino Lopes Orlai ha lettere di la corte di 25, che dicono l’Imperator visitò Sua Maestà, qual bave grandissimo apiacer, et si allegrò molto, et a di 18 zonse lì a Madril madama di Lanson sorella di esso re Christianissimo el è stala con Sua Maestà. De li oratori grisoni retenulì, quel castelan dì Mus ha risposto volerli lenir, nò li voi lassar. Ne sono lettere di Zenoa, di 9: dii ducha di Bar-bon nulla se intende. Andrea Dorìa è ne li canali di Piombili con 5 galìe. Ite" , per uno qual partì a dì 7 di questo di Avignon si ha, li nostri Oratori vien di Cesare esser zonti de lì. Il signor Ducha stà al solito, e dii moto di le man e piedi va miorando. Scrive e suplica sìa expedìto il suo successor eletto, etc. Dii Provedador generai Pexaro, date a Crema adì 11, hore.......... ‘ « Da Crema, dii Podestà et capitanio di 11, 44 hore 18, vidi lettere particular a suo fiol, con lo infrascritto reporto di missier Zuan Andrea da Vilmercà. Dice che, hessendo heri da matina in castello di Milan, el signor Alexandro Benlivoio el tirò da canto et li disse recomandeme al retor de Crema, et dili che ho Imbuto da uno secretano dìi signor Hironimo Moron, che madama de Lanson haveva scripto in Franza a la madre che ’1 Chri-stianissimo re grandemente amalato, et che se non meliorava in termine de tre zorni li medici Io dava per morto. Da poi intrò in la chiesia dìi dito castello messer Lancilotto Grotto cugnado dii conte Zuan Francesco da la Sumaia et missierScaramuza, Sacramoro et altri genlilomeni, et aldile che uno di loro diceva : <ì Tandem convegnìremo esser tutti venilianì ». Et l’altro disse : « Non, diavolo, lor voi tulli li honori, nè li zentiìomeni non poi haver ninna autorità sopra lì villani ». Et uno altro rispose : « Quando nui capitolassemo con loro, ne lì ob-servarìa ». Et uno altro disse: a Io vedo che tulli li soi zentiìomeni et viìani sono richi et galdeno el suo in pace». Et che tra loro dicevano, sì ’1 morirà el Ducha, per niente non lassemo intrar li spagnoli in Milan. Et nel suo partir sentite che lor disseno : « Se non fermo bona guarda, spagnoli intrarà in Milan el lo sachezarà ». Et poco da poi vete insir de camera dii signor Hironimo Moron, missier Antonio da Leva molto alteralo. Riporto di Francesco da la Mirandola, che