481 MDXXV, DICEMBRE. 482 to Proveditor generai. Come lieri zonse qui cinque pezi de arlellaria di ballote di 50 et 40. Questi hanno leva le hore, nò sonano più nè de dì nè de notte. Et quattro zentilhomini vanno ogni notte atorno le mure vedendo le guarde. Il capilanio Co-radin fu ferito da quelli dii castello di tre feride. Questi voleno batter il castello. Hanno ordina a li bomini de le ville mia 6 qui alorno portino victua-rie dentro la terra, sì per li bomini come etiam per li cavalli. Et è slà presa una spia veniva in castello. Scrive haver inteso da uno di magistrali, che Alexandre Viscardo ha dillo presto si vederi di bello. Le zente dii Papa hozi dieno intrar in Parma. Di Crema, dii Podestà et capilanio, di 13, hore 22. Come havia hauto lettere di la Signoria nostra di 9, mandi uno suo a Milan a dirli a boca a 1’ Abalis, come non è slà manda quello richiese per il caso seguito dii marchexe di Pescara. Et 1’ homo suo era a Padova è partilo, nè si sa dove el sia andato, et che le sue lettere n’ è state agrale el continui ne lo advisar, perchè saremo memori. Scrive esso Podestà, quando el dillo Abalis li mandò l’ultimo breve, lui lo mandò a ringraliarlo pregando continuasse; el qual bave a piacer, et ordinò li mandasse do volle al zorno soi nonlii de lì. Et cussi mandalo, li dete una lettera con ordine si mandasse al Badoer capilanio di Verona, qual letta lui la mandi poi a la Signoria. Unde esso Podestà la manda, et in quella è il iuramenlo fallo per milanesi, qual è a stampa. Da matina manderà uno altro. Et manda alcuni reporti hauti, benché di le cose di cesarei mal si poi intender la verità. Riporto di uno mio fidato, qual partì heri da Milano. Dice haver inteso da alcuni soi amici in Milano, che le fantarie italiane el cavali lizieri sono ne l’aslesano, che presto vegnerano a Milano, et de quelli ne reslerano a la guarda del castello de Milano zerca ‘2500, et che tutto lo resto vegnirà a la volta di Adda. Etiam li hanno ditto che ’1 mar-ehexe dii Vasto aspecla bona summa dall’ aslesano de danari. Item, dice haver inteso da uno suo amico, pratica in caxa dii signor Alexandro Beulivolo, che il Ducha sta malissimo. Item, dice che heri il signor Galeazo Visconte si partite da Milano, el di-cese per andar in Pranza. Item, che quelli dii castello non enseno fuora, né tirano come prima facevano. Item, che in Milano se lavorano lentamente a fortificar le trincee. Item, scrive, in Lodi fanno lavorar li bastioni uno homo per caxa. In Cremona pur alendono a serar ¡♦castello, et etiam quelli dii ditto castello enseno fuora ogni zorno. Et che il I Viarii di M. Sanuto. — Tom. XX. marchexe del Vasto et il signor Antonio da Leva li mandano uno altro capilanio per esser slà ferito il capitanio Coradin da uno schioppo in la cossa, et dicese esser in pericolo. Rifferisse missier Bortolomio Bochon cittadino lodesano, che alcuni pochi homini d’arme che erano alozali a Malè, loco apresso a Pizigaton, sono venuti ad alozara Cavernadego ne la riva d’Ada. Et dice etiam aver inteso, che una bandiera de fanti se dice esser partiti da Pavia et venuti a San Colombai). Da Milan, di Abatis, drizata a la Signoria nostra. Come quel zorno di 11 li italiani e cavalli lizieri di Piamente vieneno in qua, el questi è in Milano ussirano. Quelli poveri nostri di Aste li pagerà; voleno scudi 8000, de li quali resterà (?) de qui, il resto anderà verso Ada. Essendo io con Alexandro Benlivolo in caxa, li disse il Ducha stava in extremis, el non poi passar questa settimana che ’1 non vadi a parlar al marchexe di Pescara. Eri partì per Pranza de qui el vostro bou servitor missier Galeazo Visconte. Si ricomanda a la S. V. dice presto haveremo di le soe novelle. Si aspetta, questi dicono, danari; ma non è fondamento di haverne. Da li monti in qua pochi non amano la Vostra Signoria. L’Infante voria haver il dominio dii Slato; chi ha tempo non aspetti tempo, non me incuro se non di la Vostra Signoria, poi parli Barbon. Scrive si mandi la zifra, perchè l’imporla e «so quel che dico. Ho avuto ordine con missier Galeazo, che ogni settimana mi scriverà da Lion con le poste regie fino a Verzei, e de lì poi lui ha ordine le sarano mandale a Milan ». Voria se li desse risposta a quanto li disse il signor Antonio da Leva, perchè saria a proposito. Item, manda la copia a stampa dii iuramenlo del populo di Milano eie. La copia del qual sarà scritto qui avanti. Da Bergamo, di rectori, di 13, hore 6. 321* Come non hanno più lettere de Milan de domino Simon de Taxis qual tieneno vadi inlerlenuto; nè do lì poleno haver a visi. Mandano do avisi hauti da Caprìn, el uno aviso dal podestà di Marlinengo ut in eis. Li avisi di Caprin di quel commissario, di 13, e dii venir di 8 spagnoli, è ordinalo niun passa di là a BreWo. E che a Milan quelli dii castello tra-zeno artellerie e li guastatori lavorano poco, et a dì 11 ussirono dii castello, veneno fin a Ponte Vedrò, tolseno 35 animali erano lì vivi e li conduseno in castello. Si tien fusse con intelligentia de milanesi, et scaramuzano con spagnoli de quali ne vien amazati molti. Item, scriveno zerca lane zoule lì che vien a Bergamo eie. 31