239 MDXXV. NOVEMBRE. 240 (ere quanto ¡ustamente et honeslamente la ricercamo. Data in arce nostra portae Jovice Mediola-ni die 6 Novemlris 1525. 154 A di 10. La mattina, essendo venuto da Histria, da Pyran, dove rimase poi smontato di la nave per andar a Santa Maria di la Rosa apresso Piran sier Nicolò Dal (in, venuto capilanio di Fanwgosta, vestito di veludo negro per la morte di sier Alvise suo Iradello, in loco dii qual andoosier Andrea Donado, referite di quelle cose di Famagosta, di le fabbriche e altre occorrente di quella terra et soldati ut in relatione, e fo laudalo dui Serenissimo insta il solilo; el qual tnellerà in scrittura. Noto. Zonse questa notte, che vien di Franza a bore 5, uno zenlilomo francese chiamalo monsignor di Robomdagie, con lellere di madama la Rezente, cimale a monsignor di Baius, qual è in veronese al Grezan, etiam a l’altro oralor vechio exislenle qui ; el qual mandò a dirlo questa mulina al Serenissimo e come fin do giorni Baius sarà qui: et ha porlate lettere mollo importante. Da Milan, di l’Orator, di 7, hore 18. Qui continua la voce che ’1 signor Marchese voglia fare serar il castello e far trinzee, cum permettere che quelli che sarano dentro possino vegnir fora a tor de le victuarie et mirare dentro al loro a piacere; e che babbi a fare venire di le altre gente di guerra di qui el forsi lutlo Io suo exereito per tale effeclo. Il signor Duca a questo non vole consentire, ma fa provisione assai. Hozi di qui è slà falla una crida da parie del signor Duca el il signor Marchese come gubernatore de lo exereito di la Cesarea Maestà, che nessuno di sorte alcuna habbia ardire de fare molestia, robare, nè usurpare cosa alcuna cosi de dentro come de fora. Li offici di questa città ancor non se sono dati via, ma se slà così, et il signor Marchese voria che questa cillà fesse una munitone di paia, con promissione che, falla dilla munitone fare, che non darano feno, nè legne ad soldati. Et questi zen-lilomeni se contentano de farlo; ma voleno saper il numero di cavalli. Ite tu, scrive come il signor Duca non voi lassar far dille trinzee, e in la crida fatta dice non si vadi a foragio. Et scrive, pochi se redu-cono a li offici di questa cillà, et si dice il marchese di Pescara averne dato alcuni via. Da Verona, dii prò vedi tor generai Pexaro, di 9, hore 16. .Come ha auto lellere di Bergamo, dii signor Camillo Orsini, li avisa le zente cesaree erano levate di Geradada per Milano. Scrive, se li provedi di danari; quelli poveri contadini che alo-zano li fanti non pagali li fanno gran compassione. Dii signor Camillo Orsini, date a Berga- 154* mo, a dì 7. Manda al Provedilor zeneral alcuni avvisi aulì di Milan di successi di spagnoli, come si ha auto da Milan, e di più che spagnoli che sono in Milan e lanzineeh slanno con guardie, dubitano dii popolo di Milan che un zorno non li laiano a pezi, et quelli signori stanno con guardie. Item, scrive che quest alozati in Geradada si dieno levar per Milan. Da poi disnar fo Consejo di X con la Zonta per 155 proveder a le monede, el prima semplice. Fono fin hore 1 di notte sopra certi monetari, et poi inlrata la Zonta el hessendo venule lettere di le poste, fono come dirò di sotlo. Fu preso tuor ducali 5000 ad impresledo di Monti per mandarli questa sera a Verona al Prove-ditor zeneral per pagar le fantarie, et fo ubligado a li dilli Monli ducali 5000 di la lunsa si niellerà a restituir, ut in parte. Item, fò etiam ubligado di la ditta tansa, in loco di quelli è slà tolto per le camere per il Provedilor zeneral el torà, videlicet tuor di danari di la tansa, et dar ai lochi dove dieno andar. Item, fono sopra le monede et ori, e fo gran disputatoli ; sichè stelo il Consejo di X con la Zonla suso fino 5 hore. Et preseno che li ducali veneliani si spendano in la terra in li officii e per tulio il Dominio nostro da terra lire 7, soldi 4 ; il ducalo ungaro lire 7, soldi 2 ; il fiorin lire 7 ; le corone lire 6, soldi 12 ; il mo-cenigo soldi 24 ; il marzelo soldi 12, ut in parte, qual sarà publicata a noticia de tulli. Da Milan, di VOrator, di 7, ore 3 di notte. Come hozi il signor Duca si ha fallo portare vestilo fuora di la sua camera in la piaza dentro il castello, et ha fallo drizare sopra uno lorion la insegna di lo Imperalor, el sopra uno altro la insegna di Soa Excellenlia et un’ altro sopra lo inlrar di la porta dii castello, qual è la insegna del castellano cum grandissima letizia et trar de arlellaria, schioppi et sonar de trombe el altri instrumenli, cridando : « Duca, Duca, Imperio, Imperio. » 11 signor Lopez Urtado venuto di Roma in questa mattina è stato a parlar in castello al signor Duca et basi excu-sato di queste cose, digando esser bon servilor di Soa Excellenlia, confortandolo a volersi lassare se-rare in castello, perchè lutto si faceva di comandamento de lo Imperatore. Soa Excellenlia li rispose che lo ringratiava de la sua amorevole oblatione, el che se lo voleno serare in castello, serà sforzalo defendersi, et non voler per niun modo a questo