775 MDXXVI, FEBBRAIO. 776 pa non facesse accordo con Cesare, prima perché lutheriani è »quietati e sono inimici di la caxa di Austria; seconda, Cesare bavera pochi danari di la dota da Portogallo ; tertio, questo serenissimo Re prometterà per la Pranza ; quarto, il re Chrislianis-simo non ha fallo accordo con Cesare che questa Maestà non lo sapesse, né madama di Lanson saria tornata in Franza. Scrive, sono a visi di Biscaia, di 27 dii passalo, che il Re era d’accordo con Cesare, tarnen è nova levata per spagnoli. Di Fiandra si ha, madama Margherita feva zente contra la Pranza. Scrive, monsignor di La Mota che vene qui non è quel di Barbon, ma è uno fiammengo. Dii ditto, di 13. Come beri mandò il Re uno zentilhomo a levarlo e condurlo a Soa Maestà, e cussi vi andò 7 mia lontan di Londra a Aulon dove era con Soa Maestà il Cardinal. Soa Maestà, zonto a lui, lo tirò da parte col suo secretano e li parlò zer-ca la liga, dicendo che l’amor che ’I portava a la Signoria nostra li feva far questo el voleva prometer per la Pranza ; poi li disse haver lettere di Roma, che ’I dubita il Papa non sia zà dechiarito imperiai e haver fatto acordo con l’Imperador, e haver con-firmi li capitoli primi e li dà ducati 50 milia e lievi le zente dii stalo di Milan e lasi il Ducha in stato ; e che si Iratavaadirono di la Signoria come zà 10 me-517* xi Soa Maestà li disse, et esser sta mandà li capitoli in Spagna da esser ratificali per lo Imperalor, poi il Papa li aprobarà ; però scrivi a la Signoria deferta lo acordo con I’ Imperador, nè li daga danari, dicendo mal dii Papa, el che Capua e il Salvigli è causa di questo, però per ben nostro e de Italia si concludi la liga con la Franza e con il ducha di Ferrara, e scriveria a madama la Rezenle di questo, e la Signoria non sii sola, perchè l’Imperalor venendo in Italia faria recideste nove, e dandoli vui danari, con quelli conserverò il vostro Stalo perchè l’Imperalor non serva fede a niuno, io l’ho servilo di danari nè mi ha serva nulla di quello che ’1 mi promisse. Il Papa non lien fede con niun. Di le no-ze, l’Imperator non haverà danari. Li è sta promesso per dotta un milion di ducali et li ha dato solo 400 milia, il resto in anni 3. Di la Spagna haverà poco, di la Fiandra li bisognerà atender conira la Franza. Lui orator disse bisognava a la liga la pro-tetion di Sua Maestà. Rispose Soa Maestà: « il Datario scrive che nui havemo inlelligentia con Cosare; non è vero questo, li ho presta scudi 500 milia, e a far le noze soe non volse pur aspetar la soa risposta che ’I concluse ». Li ha mandalo a dimandarli li soi danari, li ha risposto non saper si l’è debitor, e che li manderà unooralor; con altre parole. Di l’acordo che scrisse par non sia altro. Sono lettere di zenoesi che non dicono nulla, et di Biscaia quello scrisse fo nova in mercadanti de li. Dii ditto, di 17. Come havia recevuto lettere nostre di 21 et 22 Novembrio. Fo dal Re dove era etiam il reverendissimo Cardinal, e li comunicoe il lutto e la risposta fata a li oratori cesarei, e diluii li tratamenli con li oratori francesi zerca far la liga. Soa Maestà disse si concludi presto la liga, et voi esser prolelor di quella, e se li resalvi loco a intrar perchè non voi in questo principio esser nominato, ma sarà conservator e prolelor di quella, nè è per soportar che Cesare toy la Italia, nè fazi danno alcun alSlado nostro, dicendo l’ha modo in la Spagna di far non vengi in Italia, haverà 250 milia ducali solo per le noze I’ ha fato, li quali si spenderà pre-slo, quali però li dia dar questo Marzo, et voi far 518 tanto con madama la Rezente che la dagi li do terzi di danari di la spesa a far la guerra a l’Imperador, perchè loca più a lei che a la Signoria volendo liberar il Re suo fio), dicendo il Papa si volterà e sarà in la liga si ben havesse promesso mille volte di esser con Cesare. Disse haver di la corte di Spagna, come a di 26 Novembrio madama di Lanson parli per tornar in Pranza, el poi a di 2 Dezembrio etiam partirono li oralori francesi re infecta. Poi disse, non si fidando la Signoria di la Franza, Soa Maestà voi prometer per lei. Poi disse, da malina parleria a P oralor francese, e che esso oralor nostro restasse la noie lì, e cussi resloe. Vene poi la malina P orator di Franza presciente di Ruttai) li, e fo a pranso col Cardinal, dove era etiam lui Oralor nostro. Soa signoria reverendissima li parlò e disseti l’aviso hauto di Roma che il Papa sarà conira di Cesare, peiò si concludi la liga, la Signoria dagi un terzo di la spexa e la Pranza li do terzi, poi audono insieme tulli Ire a la Maestà dii Re. Soa Maestà parlò a P oralor di Pranza scrivesse presto a madama la Rezenle si fazi la liga con la Italia, dicendo scriveria al protonotario Caxalio suo oralor a Venetia, il qual tien sia zà zonlo, che parli a la Signoria di questo e prometti per suo nome in vinculo verba regis di far quanto ha ditto di sopra. Fo ledo una letera di madama la Reeente Lodovica scritta a monsignor di Baius orator 0 a Venetia, data a San Justoa dì 20 di Zener. Come madama di Lanson era tornata e non farà P acordo con P Imperador, à hauto la sua lettera. Vede la Signoria è contenta far la liga con la Franza senza il Papa, però la darà 10 milia fanti, (>00