585 MDXXVI, GENNAIO. 586 qual è a Lion foraussilo, et lo manda a la consorte habila a Crema. Item, ditto Podestà et capitanio scrive, bavendo hauto risposta da Milan da li cesarei a li danni falli sopra quello territorio nostro, scrivendoli che bavendo li malfatori in le man li faranno pagar il danno fatto. Per il che esso Podestà ha fallo intendere a li vilani dii cremasco, che essendoli fallo per spagnoli alcun danno loro se difendino el haverano aiuto et favor da le nostre zente sono in Crema, sicome di questo par sia la mente di la Signoria nostra, come li è slà scritto. Da Verona, diiprovedador generai Pexaro, di 2, ìiore 24. Manda uno aviso auto da Lion da l’amico nostro di 22, el uno reporto da Milan auto da lo illustrissimo signor Camillo Orsini, e di Fabri-cio Tadino et dii conte Alberto Scotto da Crema, et di Zuan di Naldo, zoè da Roman, del suo locote-nenie; però a quelli si riporla. Item, scrive si mandi danari, el bavendo terminato di mandar in Treviso 391 el strenuo .... con la sua compagnia in execution de le lettere scrittoli per la Signoria nostra, el parendo al signor Capitanio zeneral che ’I ditto non è da metterlo de li, et li par il melio sarìa mandar el Borgese con la sua compagnia, el qual per essere amalato li piace andar de lì e domali li farà la monstre, qual è il secondo a dover darli la paga, però si provedi. Dii signor Camillo Orsino, da Bergamo, di primo, hore 21, al Pròveditor generai. Come, essendo tornalo uno suo da Milan, il qual referisse che Zobia fo in Milan a dì 28 da sera, et intese da alcuni soi amici, come volendo li cesarei che ’1 po-pulo zuri fedeltà quelli non 1’ hanno finora voluta zurar. Et che il signor Antonio da Leva non slava bene. Item, dice liaver disnalo con un canzellier dii ditto Leva, qual è suo amico, et risonando li disse come hanno seralo il castello el spera si renderano. El il Duca havia mandalo uno da l’imperador; sichè si lien si renderà. E lui relator li dimandò si saria guerra questo anno. Esso canzelier rispose credeva de sì, e saria conira la Signoria e prima in bergamasca. El che il signor Antonio havia hauto in nota tutte le zente sono a la custodia de Bergamo et bergamasca. E li disse di l’accordo fallo tra Cesare et il re Cbrislianissimo. Item, scrive esso signor Camilo, le zente di Geradada tulle si levano e vano in cremonese. Da Roman, di Piero Hironimo di Magi locotenente di Zuan di Naldo, date a dì primo, al Proveditor generai. Avisa, per il ponte fallo per li cesarei sora Serio è passato fin quel hora.ch’è sta contali, da fanti 495, Ira li qual è molle Ìeinene et puli la più parte. Et quelli sono alozati iu Mozanega, e questi e quelli è in Caravazo si dieno levar etiam loro et andar in cremonese. Dii conte Alberto Scotto, date a Crema, de dì primo, hore 22, al Proveditor generai. Come ha nova di Piasenza.cbe’l reverendo Legalo ha dillo lenir nova, che Andrea Doria capitanio di l’armata francese, intendendo che ’1 capitanio Archon veniva di Spagna con 6000 fanti, queli ha ruinali. Da Lion, di 22, di l’amico fedel. Come eri 391 * scrisse per via di Roma. Bora avisa, come beri sera zonse di qui Langes mandalo per il re Chrislianis-simo a Madril a Madama. Riporla, madama di Lan-son partite et l’Imperador li mandò drio a dirle tornasse; la qual non volse, dicendo se l’apontamento fosse fatto la lorneria. El che domino Cesare l'era-mosca andò por farla tornar, et dice il Re mandò a dirli la venisse di longo, perchè il Re non li voi dar la Bergogna. Unde l’Imperator mandò il Viceré e don Hugo di Moncada a Madril dal Re per far lo acordo, et con Zuan Alemano secretano, nè si sa quello habbino concluso, et per le prime se intenderà. Dice Cesare voleva perlongar la trieva, e il Re non volse, pur ha contenta per zorni 15. Dice che l’Imperador ha dillo, quello è slà fallo al duca de Milan è sta fallo senza so’ saputa. Scrive, monsignor di la Gisa e alcuni altri si preparano di venir con le lanze in Italia. E Madama dice, l’imperator li dà parole aziò non si lazi la liga con Italia, e fa lutto per interlenir. Da l’allra banda voria pur la lil eralion dii fiol, e Cesare fa tulio di aver acordo o col Papa o con la Signoria, e avendolo non farà acordo con la Pranza. Scrive, de qui se dice mal dii Papa, e si aspella il ritorno di Robodangies da Venetia; ma si ha da Roma non vegnirà cussi presto. E che ’I Papa va a bon camin; ma di qui non si fida dii signor Alberto da Carpi eh’ è a Roma, dicendo el non va drelo per il Re. Scrive, è slà fatto provision di scudi 160 milia per Italia, et parlano di aver per capitanio il duca di Ferrara ; ma il signor Thodaro voria esser lui. È slà dillo Cesare mandava a Milan al governo dii suo exercilo, in loco dii Pescara, don Hugo di Moncada. Scrive, di qui, chi tien l’acordo sarà e chi non, chi voria acordo con l’Imperalor e chi con Italia. Madama di Lanson doman sarà a Narbona; il Cardinal di Lorena zà 4 dì l’è andà contra. Maximi-lian Sforza ha spazà una posta a Milan al Duca suo fratello con voler di Madama, con darli parole di so-corso e presto si manda. È parlito per Italia il conte