383 MDXXV, NOVEMBRE. 384 fusse la persona rie l’Imperator, et locolenenfe di Sua Maestà, et che ’I possi far contralti de promissione el de accordi con qualumiie polenlade in Italia gli occurerà per interesso de Sua Maieslà, quale li m.m-da per lettera di cambio da esserli risposti in Genova per il banco de Fornari, el per uno altro, di cui non me ricordo il nome nè il cognome, cento milia ducali, con termino ili qualche giorni però, quale se li dà sempre da poi la presentazione delle lettere. El promette Sua Maieslà de mandargliene de li altri, nè lassargliene mancare secundo sarà il bisogno. Che Sua Maestà dona il ducato di Sora a! predetto signor Marchese. Che li dona la taglia del re di Navara, et contenta che ’1 riscoti et ponga in liberiate il predetto Re. Che il predelo Marchese tenga Carpi come tiene, fin che Sua Maestà gli scrive altro. Che Sua Maieslà gli scrive una lettera de sua man con lilulo de Invitissimo suo Generale Capilaneo, et piena de cerimoniose parole,concludendo che sua signoria curi di servir Sua Maieslà secundo il solilo, et quella curerà de remunerarla secundo el suo merito, quale ha per grando et incomparabile. Che a la corte se erede dover restar disconclusa la pratica tra il re Chrislianissimo et il Cattolico. Che madama de Lanson era a Madrid dalla Maestà del Re suo fralelo, aspettando uno suo de Francia per sua signoria da Madama la regente mandato. Che il signor duca di Borbon ancor non era gionto a la corte, ma che se gli aspettava in breve, con grandissimo desiderio et preparamento de triumphi et feste. Che lo lmperalor era per andar in Sivilia per restringer il contralto de la promissa moglie. Che Sua Maieslà manderà uno suo nominalo Errerà alla Santità del Nostro Signore, con li duo dispacci, lo imperiale, et papale, per risolversi totalmente con prefata Sua Santità; quale Errerà è rimasto a Moncaliero. Et dice esso Johaoe Batista gran cose de lo amor et reverenlia che dimostra lo Imperatore haVer a Sua Santità, nelle cui man replica voler rimetter ogni cosa senza alcuna exceptione de Italia nè fora da Italia. Quale Errerà si crede debba ag-giongere presto, perchè il male che a Moncaliero lo afferma, non era molto. Che delle cose de Milano, de le quale non si sapeva là, se non de la relentione del Morone, che ha fatto benissimo ad retenerlo, dandogli libertà di I proceder più ultra, et de gubernarsi in questo caso | come a lui pare esser al proposito da Sua Maieslà, comandandogli però che ’I si guardi di far iuslicia et torlo al Duca et a la terra. Che inteso di ciò, fece intender al cavalier Bia 258 che non si partisse di là, qual era per levar la investitura et venir in qua. Advisi di le cose di Milano. Che quelli dii Senato hanno promesso di farl’o-ficio loro sodo il titulo el sigilo dii signor marchese de P<>soara, come ne le altre mie. Che al sigillo de li magislri de le entrale, quale è ! uno angelo, agiongono V arme del predetto signor Marchese nel petto del predetto angelo. Del ¡linimento di fidellà che volevano dare a li officiali del magistrato in questa forma ut infra : Jurabit civitas Mediolani quod perpetuo crit fidelis Caesari et Sacro Romano Imperio, ad-versus omnem hominem iuxta formam antiquae et novae fidelitatis, donec per Caesarem aliter provisum fuerit. Ad che hanno risposto li predilli non poter far questo, che valia essi nè li altri officiali appresso per concorrere in ciò lo interesso de tutta la terra, la quale tre altre volle per diversi tempi è stala in tale termino de iurare fidellà el ha iurato in diversi modi, videlicct una volta si convocò lulla la lerra, gentilhomeni, mercadanli el popolari, che fu gran confussion; una altra volta fumo convocali novecento homini in tulio de ogni qualità, una altra volta furilo electi duo sindici perparocuie, che havesseno da promettere el da iurare fidellà in nome de la cilade. Adiuugendoli essi del magistrato, che iurando essa ciltade fidellà nel modo et forma che se terminerà come semplici subdili che sono et sera no, gli sole esser donato un tale termino dal novo signore. El falò gli asencioni et parlili amorevoli circa che desiderano intender l’animo del predetto 258* signor Marchexe, recordaudogli che tale iuramento deve esser reciproco, che si come essi subditi sono richiesti ad iurare fidellà a lo Imperatore, che ancor ad essi deve essere iurato fidellà, con promissione de adminislrarli bona iuslicia et gubernarli amorevolmente. A li quali ha risposto il predetto signor Marchese hoggi una lettera, che è contento, et li piace.che elegano li dui snidici per parrocuie ut supra, quali iurarano more solito, et li prega ad volersi adoperare in ciò per dargli fine quanto più presto si può,