187 MDXXV, NOVEMBRE. 188 solum a tre a quattro alla volta ; ha ben passato alcuni fanti, bagalie el feniene, ma le arlellarie non erano mosse di Pavia. De qui ogni zorno vien con-dule asaissime vitluarie, tormenti el megi, e da Zu-gno in quà è mirato fermento some 22149, meio 5584. $ 19 A dì 3. La matina, fo etiam gran piogia e quasi tulio il zorno. Vene in Collegio l’orator Sanzes, dicendo, come el disse in Collegio quando el fu, li cesarei non faria danno sul nostro, et azió fosse certo scrisse al signor marchese di Pescara, qual li ha risposto el debbi accertar la Signoria di questo, che non è per far li soi alcun danno in lochi di la Signoria nostra, se non fosse qualcosa liziera, non però con consentimento di capi, et bavia fallo far proclame di que-slo in più lochi, aziò si riguardasseno. El li Sa vii voleano far Pregadi per risponder a le proposition di oratori cesarei, et il Serenissimo persuase se indusiasse a doman, perchè forsi si ha-veria lettere di Roma; e cosi fu indusiato. Da poi disnar, fo Collegio di Savii ad consti-lendum. Da Milan, di ultimo, liore 18. Come lo illustrissimo signor Ducha, havendo inteso del voler venir del signor marchese di Pescara qui in Milan curri gente da guerra, ha fallo fornir il castello di più sorte di viluarie per uno anno, 1’ ha etiam fornito di più gente el molti capi di fanti, cum ordine di serarsi dentro insieme con el signor Zuan Paulo suo fratello naturai, el il signor Sforzino Sforza cum alcuni altri gentilomeni di la terra. Da poi ha fallo intendere ad essi zenlilomeni che voglia no hozi andare in castello, perchè lo voleno serare per la venula in la terra dii dillo signor marchese di Pescara; el qual marchese è ancora a Pavia, insieme cum il signor Antonio da Leva. Dii vegnir suo hozi in questa cillà non li è cerleza alcuna, ma tiensi più presto vegnirà doman. Li ambasatori de la comunità tornali, referiscono come ditto signor Marchese li ha dillo voler venir de qui per parlar cum el signor Ducha di le cose dii campo,et esser bon ser-vitor di Sua Excellenlia, el ge ha promesso di voler levare le genie.zoso dii Sialo fra pochi zorni, el che ha bono animo verso questa città. Scrive esso Ora-tor haver lettere da Zenoa da domino Zulian da la Speza di 26, in la quale è questo capitolo: Da novo non ho che dirti, salvo che a li 9 sbarcò in Palamos monsignor illustrissimo di Barbon el de dillo loco prese il camino per terra a la via de Barzelona, dove essendo monsignor di Berroem lì aspettando esso monsignor di Barbon, partite subito per incontrarlo con gran compagnia. Vene in Collegio Poralordel ducha de Urbin 119* capilanio zeneral nostro, chiamato domino Baldo Antonio da Urbino doclor, et monslrò una lettera di Verona, di primo, li scrive il Capilanio predillo suo patron, come vedendo li andamenti di spagnoli fu ben fatto a far la provision di 8000 fanti, qual è zà falli, ma non zè il modo dii danaro da pagarli, che è inconveniente grandissimo, et non se li provedendo seguirà danno e vergogna. Et sopra questo scrive longo, e che per lui non mancherà di far il lutto, e debbi comparer al Serenissimo a dirgli il bisogno ; la qual lettera letta in Collegio tu tolta, et etiam poi Iella in Pregadi. Da Bergamo, di rectori, di ultimo, hore 24. Manda uno riporto, qual sarà qui sotto poslo : Jacomo Filippo da Castion abita a Bergamo, referisse essersi partito beri zerca a hore 19 da Milano, ove lasele il populo di Milano in grande spavento, et li homini e done del borgo di porla Comasena fugivano loro et le robe dentro de la cità con gran paura, et questo per rispetto che la fantaria de la guardia dii castello era ussita et andava per Milano facendo represaia, et pigliando cavalli et muli et quelli conducendo in castello. Et questo se diceva pubicamente esser per rispetto de li lanzchinech che venivano da Saluzo da numero circa 3000, voleano intrar in Milano, et se dicea etiam che doveano entrar alcune fantarie spagnole et alcuni homeni d’ arme, el che voleano metter la custodia al castello predillo de Milano, et obsidiarlo. Di Verona, dii Broveditor generai, di 2, # hore 3. Come ha hauto ledere di Bergamo, di primo, con andamenti de li cesarei, quali è apro-pinguati al territorio bergamasco, et come a una villa mezo mio sodo Roman dilla Ferra, alcuni fanti erano venuti et tolto fen, et paia, et baluli etiam quelli voleano obslarli. Et essi rectori di Bergamo hanno mandato a dolersi a Fontanelle al marchese di Pescara, qual ha risposto si duol, e fatto far proclame niun lazi danno su quel di la Signoria nostra, ut in litteris. Item, dimanda dinari e si provedi. Serenissime Princrps, e voi prestantissimo j 20 Consiglio di quella Illustrissima Signoria. Fino a questa presente ora non ho poluto palesare quello che adesso conviene, per esser così il voler divino. La prima si è non provedendo a li casi