779 MDXXVI, FEBBRAIO. 780 520 Dii signor Tlieodoro Triuhi fo ledo una lettera, data a Lion, a dì 29, scritta a missier Evanzelista Citadino suo secretarlo in questa terra. Li scrive lo accordo concluso fra Cesure et il re Cliristiauissimo, qual ha portalo Memoratisi venuto lì (ieri di Spagna. Questi signori hanno bona contenleza et bono animo conira la Signoria ; et per una posta si spazerà di qui, se intenderà li par-ticuluri. Perù non avisa altro. Da Lion, pur di 29, di uno scrive a ma-dona Bona Triuhi moier dii signor Theodoro, sta a Verona. Li scrive l’acordo fallo, porta per Memoransi, et li particulari sta in pochissimi. Il Ile tuoi la sorella de Plmperador per moglie e li fora-ussiti averano il suo. La copia di ditte do lettere polendole havcr scriverò qui avanti. Di Brexa, dii proveditor generai Pcxaro, fo lettere, di 3, hore.....Il sumario scriverò qui avanti per non poter star in questo spazio lassai per scriver la contlnentia di esse. A dì 5. La mulina. Vene lettere eri sera lardi di le posle. Di Crema, dii Podestà et capitanio, di 2, hore .... Come, per uno mio venuto da Milano, . riporta che beri per Milano se diceva che ¡era zonto in Pranza Memoransi curn la pace tra Cesare et Pranza, et che se diceva che se torìa impresa conira h infìdeli. Item, dice haver inteso da alcuni soi amici de lì, che li cesarei hanno trovato imprestilo denari da mercadunti cum gran interesse et li hanno oblìgato li dadi. Item, dice che ogni giorno quelli dii castello enseno et scaramuzano cum li lanziiiecb et sempre ne amaza et ferisse molti; et che ditti lanzinech hanno fatto intender al signor Antonio da Leva, che se non li dà danari si voleano partir. Item, dice haver inteso che a dì ultimo dii passalo fo fata una crida per parie de li cesarei, che nisuno dovesse parlar nè dir che le zente che sono a l’ase-dio dii castello se habiano a levar, nè che vadano in castello, sollo gravissime pene. Item,scrìve.el con te Alexandre Donado ha parlalo cum uno zeiitilho-mo napolitano suo amico che è de la compagnia dii conte di Potenlia, el qual parlile beri da Milano, et interloquendo de diverse cose, li disse come il marchese dii Vasto et il signor Antonio da Leva erano 520* in grandissimi affilimi et fastidii perchè non havea-no habulo lettere da Cesare, et che non sapevano più che far perchè li soldati li domandavano danari, et maxime li lanzinech i qual havevano (olio iicenlia e se volevano partir non li dando danari : et che li soldati havevano tanto ruinato il paese che li villani erano in total disperation, che grandemente dubitavano di loro. Item, dice che dilli cesarei ha trova- lo imprestedo damfri da mercadanli con 20 per 100 de usura al mese, et li hanno obligato li dalii; ma non ha polulo intender la quantità del denaro ; el che dilli cesarei mundano per parlicular ciladini el per nome de Cesare li richiede impresiedo dinari, et che chi non ha denari li voglia imprestar arzenti, el che hanno trovalo qualche arzenlo. Di Bergamo, di rectori, di 3, hore .... Come era venuto li el fratello dii castelan di Mus missierZuan Jacomo di Medici, dicendoli haver esso caslelan habulo una lelera dii signor Maximilian Sforza che li scrive da Lion che ’I sarà in terre de sguizari, a dì 2 di questo, con danari, et che lui debbi far 1000 fanti sicome dillo suo fratello si ha offerto di far. Item, dicti rectori mandano una lettera haula da Milaii da Simon di Taxis, di 2, la copia di la qual è questa : Mollo magnifico Signor. Avisai V. S. de la nova di la puce cimi Francia, et perchè al presente sono venule vere lettere da Lione de mercanti cheacusanola giunta di monsignor Memoransi cum la ultima resolulione elcwm adviso che li secundigeniti andavano verso la Spagna, et fina a li 10 di Marzo el Christianissimo sarà in Franza, mi è parso dii tulio per questa mia farne avisala V. S. Questo qui hormai si ha per cossa certissima, et già di questo nissuno dubita, sichè V. S. non restarà ignara di quanto qui se haverà per mie lettere; a la qual mi ricomando. Ex Mediolano, die secundo Februarii 1526. Soltoserilla : Deditissimo servilor Simon Taxo. Veneno in Collegio li do oralori cesarei quali 521 ringraliono il Serenissimo di l’aviso mandatoli di P accordo fatto col re Christianissimo, et questo instesso loro hanno haulo per lettere di Milan di 2, che lo accordo è concluso, ma non si sa altre parti-cularilà ; solimi le noze di la sorella di Cesare nel re Christianissimo. Et parlato zerca li obstasi, disseno sono 4, li do (ioli dii re Christianissimo secondogenito che è ducha di Orliens el terzo che è----e monsignor di Talamon e monsignor di Longavilla,cb’è dii sangue regio, zovene bellissimo et gran amico dii Re. Poi con li Cai di X liaveno audientia et apre-