547 MDVIII, GENNAIO. 248 Faustin e Jovita di Brexa al reverendo domino Simon Michiel, per lo accordo fato con li Justiniani etc., ut in parte. Fu presa, con la pension se li dà al Zu-slignam, ut in accordo. Fu posto, per li ditti, scriverà l’oratora Roma, per beneficij, per il ditto Zustignan, quondam sier Unfrè, per ducati 400 di primi vachanti sub dominio, con molte clausole. E, balotà, non fo presa; 50 di no. Fu posto, per li .savij ai ordeni, ducati 500 di don di più di galia, di danari di acressimenti, a le galie di Barbaria, qual non trovono patron; et fu preso. Et con questo, die sia ritorni la scala di Tripoli, con questo si dicba a quel diadi, clic provedi a la resti-tution di danni di nostri, alitar sarà abatalado. Fu posto, per li savij, atento il propinquarsi dii re di romani, con zente, a li •confini, mandar 2000 provisionati in Verona et veronese, zoè 500 di ber-gamascha, 1000 di cremonese e Geradada, et 500 di padoana, ut in parte. Presa. Et licentiato pregadi, restò consejo di X con la zonta. Noto, di Napoli in questi zorni vene letere, dii consolo. Come, a dì, e ni impiato luogo nel mo-nasterio di Santa Chiara in Napoli, brusato il monasteri), era bellissimo. Et scapolò le donne monache, per numero 130, et 130 zage non sacrate; si che è nominatissimo. Scapolò la chiesia. A dì 15. La mulina vene in colegio domino Zuan Lascbari, orator di Franza, insieme con monsignor de Vegie, qual vien, con letere credenlial dii gran maislro di Milan, a star qui a presso il Lascbari, et offerir a la Signoria le zente tutte di la christianis-sima majeslà, et voler esser a una fortuna. Il principe ringratiò etc. Da poi fo audientia di la Signoria et colegio di savij. Etiam in questa matina vene oratori di Vicenza in colegio, videlicet domino Jacomo da Tren • to, cavalier, domino Simon da Porto, dotor et ca-valier, domino Lunardo da Tiene, dotor, cavalier. 1 qualli exposeno, quella cita ricomandarsi, qual è prima genita ; et che dubitano di danni per li tode-schi, con i qual convicinano ; et perhò quella cita fi-delissima prega la Signoria li mandi zente et li provedi, a zò non patissi», offerendossi etc. 11 principe li usò bone parole, dicendo non bisogna tf'meseno; et che era provisto a tutto, e si provederia di zente a li confini etc. Ancora vene li oratori di Feltre et di Bassam, et disse questo medetno, che se li proveda, perchè confinano con todeschi. Et le proparation di sopra, et comandamenti dii re di star in bordine le.zente subdite a soa majestà, per far danni a la Signoria. Ai qual etiam per il principe fo usalo bone parole. A dì 10, domenega. Da malina 0 fu. Da poi di-snar fo gran consejo. Fato capitanio a Cremona sier Zacaria Contarmi, el cavalier, qual vene triplo ; et ca-pilanio di le galie di Barbaria sier Bortholamio da Mosto, quondam sier Jacomo. Eramo a consejo numero 1800 et più ; fo bellissimo consejo, et gran moltitudine semo. Noto, li tre patroni di le galie di Barbaria, qual tolse in Rialto a l'incanto, a dì 15 da matina, fono sier Luci» Pixani, quondam sier Nicolò, per ducati..., sier Velor di Garzoni, quondam sier Marin, pro-curator, per ducati..., sier Zuan Contarmi, di sier Marco Antonio. A dì 17, fo Santo Antonio. La matina se intese per la terra, come la note era seguido uno stranio caso a Liza Fusina. Videlicet, che il conte Antonio da Lodron, zcnthilomo nostro, di anni 48, et fidelissimo, era sta amazato lì da quelli dii caro. Processo per parole, perchè esso conte reprendeva uno di quelli, che biaslemava ; el qual li dè dii feral sul capo al dito conte ; lui cazò man a la cortella, e li menò di piato ; i qualli saltò fuora cinque con arme inastade, e lo amazò ivi. Et dito conte havia con lui «lo famegij. Questo ritornava di Verona, per esser con la Signoria, perchè era stato qui za pochi zorni, e à ’uto ad vota il tutto etc. Questo caso a la Signoria, e tutta la terra, li parse molto stranio ; e per la Signoria fo scrilo per (ulto, questi fosseno retenuti ; et fo commesso a li avogadori formasseno diligente processo. Il corpo dii defunto fo portalo a Santo Job, e ivi sepulto. Da poi disnar fo pregadi. Et lelo le inlrascripte 127* letere : Di Zara, di sier Piero Do!firn, conte, et sier Bernardo Bondimier, capitanio. Di certa incurssion sequi la, per martalossi e altri croaii, su quel teritorio; menato via assa’ animali grossi et mentili, ut in litteris. Et essi rectori si hanno mandato a doler. Li è sta risposto, quel bau, qual è per nome dii re di Ilongaria, par per soi mensfati sia stà dismesso ; unde lui si à volesto far forte di danari, perhò à fatto ditta incurssion, ut in litteris etc. Di Londra, di sier Piero Tiepolo, consolo. Come è restalo lì assa’ baioni di lana, che le galie non li hanno potuti levar; de che l’aricorda, la Signoria voi ordinar possino esser levali con «igni na-vilio, come alias è sta fatto. Item, à referido al re le nove di Sophì; ringratia la Signoria etc.