207 MDXXV, NOVEMBRE. 208 bisognava per far la paga non li è sta provisto so-lum di ducali 20 milia; si vede impazato el presto vien P altra paga. Scrive, non volendo proveder, saria meglio licentiar le compagnie vechie, et sopra questo scrive longo, si mandi danari, ut in litteris. Nolo. In le lettere di Milan è uno aviso, che lo abate di Nazara disse al signor Dueha el Marchese non esser venuto per esser indisposto et slraco dii viazo, el havia hauto ordine dall’ Impera (or di far quello ha fallo in questo Slado, qual tulio è sta fatto con raxon per haver il Ducha tralà contra Soa Maestà, come apar per il processo fallo e deposi-tion dii Moron, però li rechiedeva eie. 11 Ducha disse domati li risponderla in scriptis. Da Verona, di rectori, di 3. Scrive in materia de li arzenti di le chiesie, come essendo lui capitanio, questa mattina nel domo cum lo illustrissimo Capitanio zeneral, il vicario dii vescovo si dolse della prohibizion fatta a li monasteri non li desseno in nota li arzenti, alfirmando si feva a bon fine. Rispose la prohibitione è slà fatta con optima intenlione, sapendo li frati esser boni conservatori di soi arzenti et optimi cultori di le chiesie. Ha inteso tal descrition di arzenti esser stà falla in ogni altro loco, et maxime a Mantoa, dove nel monastero di frati di Santa Lena, volendo essi frali riservarsi una croce d’arzenlo, li fu ditto che ben li bastava una di legno; segno assai manifesto di la sua inlen-tione. 1341) Copia di una lettera da Bergamo, di 3 No-vembrio 1525, scritta per Alvixe di Mazu-chi caneelier dii magnìfico capitanio sier Nicolò Michiel el dotor a sier Andrea Grit-ti qu. sier Francesco. Magnifico patron mio colendissimo. Hoggi a hore 20 se habbiamo trovati tulli noi di qui cum questa nostra cillà in grandi affanni et cordogli, per haver veduto el clarissimo nostro Capitarne in uno momento morto et per divina cle-mentia resusilalo, stando suso el pozol della sala grande a veder pagar li fatili 1000 novamente venuti da Brexa, et vedendo inlrar in cittadella una bella compagnia de sehiopellieri, quali tutto dessero in un tempo et uno schiopo fu deseralo verso sua signoria, qual slava apogiata a li ferri del pogio et la ballota dette nel ferro e poi nel stomaco de soa signoria per tresso, passò li vestimenti e camisa el rupegli la pelle in tre loci. Cascò in angosa. La voce andò per tutta la cità et de fuora che ’1 Capitanio di la terra era morto; tanto fu el dolor de la città, de grandi, mezani et picoli, che non poiria scriverlo alla magnificentia vostra. Sua signoria con lo adiuto del signor Dio slà bene, non ha mangiato liozi perche ’I caso seguite avanti pranso, a bora ha cenato panadella el starà bene del corso della ballota ; per el fuogo se gli ha provislo con ogio rosalo. El signor Dio ha le oration de sua signoria et le devulion sue sempre a memoria, che P ha per la sua misericordia scapolalo di tanto contrario, et di morto ne P ha resuscitato, che iterum laudetur Deus, né posso satiarmi de ringratiar la Maestà divina di haverne lasato il nostro clarissimo patrone, la bontà dii qual non meritava questa morte. A dì 6. La matina non fo alcuna lettera da 135') conio el la Signoria col Serenissimo stete a dar au-dienlia a molli, et li Savii daspersi si reduseno a consultât. Et fono in Collegio alditi alcuni di Cadore venuti conira sier Toma Donado loro capitano, qual voi luor alcune iuridition spellatile a la comunità. Et fono expediti et commessi a li Savii dii Collegio li debano aldir; et perchè li libri di Cadore erano slà brusali per todeschi, si toy informazion da li rectori sono stali de li. Vene in Collegio il Sanzes oralor cesareo, dicendo haver inteso che il ducha di Milan voleva il castello di Cremona dar a la Signoria, per il chè era venuto a intenderlo, che saria cosa contra la Cesarea Maestà, e tal parole usoe. 11 Serenissimo li disse si meravegliavemo di lai cosa, melandosi la man al pedo, et iuraudo non esser vero. Veneno in Collegio li do oratori del serenisimo principe Ferdinando archiduca di Austria, et etiam era in Collegio il ditto oralor Sanzes, dicendo alcuni capi di villani rebelli del serenissimo suo Principe et causa di quelle sussitation erano venuti sul nostro; per il che fo scritto a li nostri rectori visinanti non dovesseno darli recapito. Et il Serenissimo disse esser slà scritto per lutto et si scriverla di novo. Da poi disnar fo Pregadi, et comandà Conseio di X con la Zonta, perchè voleno metter una tansa a restituir del 1528 di certi danari dii Monte nuovo deputadi, etc. Item, voleano li Savii intrar su la pratica con li cesarei. Et lezando le lettere ho notate di sopra, et una che vene, (J) La carta 133' è bianca. (1) La carta 134 * è bianca.