235 MDXXV, NOVEMBRE. 23(5 Da Milano, di VOratore, di 6, horc 24. Come era slato con li Oratori nostri vieu di Spagna ozi a visitar il signor Marchese, e trovono il signor Marchese era in consulto con il marchese dii Guasto, signor Antonio da Leva, et l’abate di Nazara, et in-trali in camera, fai te le debile accoglienze hinc inde, trovono esso Marchese molto lìaco e debile per i dolor del fianco. Dicono ha la malattia havia il signor Prospero Cotona, di la qual morite. Tolto li-cenlia, scrive li Oratori parlirano domalina per Bergamo; i quali ringraliono il Marchese dii zenlilomo datoli per guida. Manda a la controreplica la risposta del Duca, per la qual scrive non li par dar li castelli, ma ben è contento tuor il iuramento; nè voi darli il secretano Zuan Anzolo Rizo et manco quel Simplicio, et insta voler mandar uno a la Cesarea Maestà a dirli cose non voi altri che lui intenda. Scrive, è venuto da lui Oralor domino Tomaso dal Maino da parte del signor Duca, a dirli è per tenirsi fin averà vita et si ricomanda a la Signoria nostra. 152 Die 6 Noventbris 1525, hora quarta. Contraresposta de lo illustrissimo signor Francesco secondo Sforza Visconte duca de Mi-lan, a la replica et nove petizione di lo illustrissimo et excellentissimo signor marchese di Pescara, etc. Ancora che, da pò la detentione di Hironimo Mo-ron, molte peti (ioni ne siano stale fatte in diverse volle in nome de vostra signoria per lo reverendo signor abbate di Nazara dehaver in mano la cillade di Cremona et Como et le roche et castelli de Leco, Cassano, Pizegatone, Monza, Vigevene et Musocho nostri per servilio de la Cesarea Maestà nostro supremo signor et securilà del suo exereito, et tutto habbiamo fatto exequire con promptissimo animo ad una semplice richiesta de vostra signoria per mezzo di esso s gnor Abbate el capitanio Lopes Or-tado, in scriver a li deputadi de ditta citlà che ad-meltesseno le gente di sua Cesarea Maestà, et a li castelli de le roche et castelli preditti, et mandarli li conlrasegni perchè le consegnassero in mano di vostra signoria o de chi lei havesse deputati, avenga che al principio assai chiaro cognossesemo tal cosa non poterse fare senza diminuzione de lo onore nostro, perchè habbiamo fatto volentiera per essere quello fidelissimo servo de Sua Maestà, el sempre li siamo stati, con animo da perseverare sino a 1’ ultimo de nostra vita et poner essa cum lutto el Stado nostro tante volte quante fusse bisognato et bisognerà per servilio de Sua »Maestà el beneficio in-terlenimento et aiuto del suo exereito, come habbiamo dimostraloeffeclualmente ognivolta occorse il bisogno. Niente di manco, cognoscendo hora apertamente, per la replica et rechiesta di vostra signoria data in scriptis sotto il dì 4 Novembrio, portala per il prefalo signor Abbate, fata a la risposta nostra de dì tre a le richieste sue precedente, che exequen-dosi quanto la domanda, saria, non assecurarsi dii Stato nostro per servilio di ditta Maestà, ma privarne non solum di esso Stato con voler le forleze qua de Milano et Cremona et la fideltà de questa città de Milano, ma privarne anche de lo honore et de la libertà sotto allegatone di lettere di Domenico 152* Sauli, come vostra signoria dice, negotialore nostro in Roma ; le quale, quando de esse apparesse, che non credemo, conteneriano il falso, nè la fede di un privato deve militare conira de nui, et etiarn sotto atestazione dii prefalo Hironimo Moron, qual credemo, ancora che havesse fatta non possi esser a carico nostro, perchè saria contra il vero, et in ogni caxo, nè per iustitia, nè per equità saria da prestar fede ad quello che per suo discarico havesse ditto esso Hironimo in nostra graveza; molto più siamo certi vostra signoria non saper cosa alcuna che possa esser in desonor nostro, havendo sempre in tutte le nostre actione, pensieri, voluntà et parlare havuto rispetto all’ honore et fede nostra. Sforzali adonca del carico et calumnia che indebitamente ne sono date, rispondendo a quella parie che habbiamo praticalo per la union de Italia et liberatici) di essa da tulli barbari, et fra li altri da lo exereito di Sua Maestà, dicerno chedi tulio siamo innocenti, inscii et inconsenlienti, et se alcuna cosa è stata fatta o praticata, essere stata senza saputa el consentimento nostro; il che, ancora che si possa conieeturare da ogniuno et provare sì per la lunga esperienza et per la nostra sincera el inviolala fede dimostrata in molli evidentissimi pericoli, come anche per la pericolosissima longa et gravissima infirrnità nostra, niente di manco inlendemo chiarire el iuslificare lutto a presso la Maestà Cesarea o a chi sera deputato per lei a tal cognilione. Et ancora che vostra signoria dica tener commissione di Sua Maestà de assecurarsi del Stato et far molte altre cose secondo li parerà, non credemo haver comissione in preiuditionostro, et quando pur 1’ (labbia sia a suggestione et sinistra informatone fatta a Sua Maestà, perocché non possiamo persuadere, che da lei che è ¡ustissima, clarissima et grassissima, senza causa (proceda che) tanto bene-