-‘8<i	MDXXV, NOVEMBRE.
     di Milano. Parimente Soa Excellentia serà contenta che, stando la fidelità et obedienlia verso esso signor Ducha per la città de Milano, Soa Excellenlia
     exorlerà epsa cilà ad promettere de non far cosa alcuna conira Soa Maiestate, nè suo exercilo, et di essergli fedele et prestargli ogni honeslo favore et adiulo conira li inimici de Soa Maieslate.
         De darli de praesenti 25 milia scudi o circa, et il resto al più presto fino al compimento de li 100 milia per la investitura. Dice Soa Excellen-tia che è dispostissima ad fare quanto a lei sarà possibile afciò se li satwfazia, et che lassandola in pacifica possessione del dominio secondo il solito, et disgravandoli il paese con dare bono ordine a le gente, et cessare di ogni dimanda fatta de dinari alle città et terre dii Stalo, et ricompensare quela summa havesse riscossa da qualesevoglia loco, li oficiali de Soa Excellenlia con ogni diligenti» pro-cederano a la esattone, et al più presto sarà possibile se li satisfarà, dicendo non esser proceduto per difetto di Soa Excellenlia, che fina qui non si siano rxacli et pagati li dinari prelati ma da le novità fatte nel Stalo.
         Se daranno li oslagi come è dillo, dandoli parimente epso signor Marchese ad Sua Excellenlia, come è conveniente facendosi il conlraclo con soa signoria quale debbia havere possanza di obser-varlo, et in conseguenza dare optima securezza, altramente non se servarebbe equalilà et potria causarequalche suspitione, benché Sua Excellenlia creda la mente de sua signoria essere bona; et quale securezza habbia ad durare sino che l’homo 185 di Sua Excellenlia, sia andato et laclo ritorno di la Cesarea Maiestate, quale anderà de praesenti, poiché sua signoria se oliera darli adito et sicurezza.
186* Da poi disnar, fo Conseio di X con la Zoola, *) et fo gran pioza. Et la Zonta si redusse tarili, el fo prima semplice fin hore 24, poi intrata la Zonla steteno fin hore 3 di notte. Quello feno non fo ditto. Solum fo terminalo, che li Cai di X, che de coetero redur si debbano dabasso in palazo dii Serenissimo in una camera, e non più di sora dove i se reducea-no, aziò possino far venir per caxa dii Serenissimo per la riva secreti chi voi parlarli dentro, che non siano visti. E cussi la mattina sequente principiorono a redursi li.
            (1) Le carte 185* e 186 sono bianche.
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   In questo zorno, con gran pinza, verieno li do Oratori nostri stati a la Cesarea Maestà, sier Gasparo Coniarmi slato mexi 56, et sier Lorenzo di Prio-
li fatto cavalier, stalo etiam lui fuora mexi.....
el zorni .... conira i qual andono poche barche per il tempo cattivo.
   A dì 16. La rnatina, havendo pioveslo tutta la notte, etiam la mattina l’acqua vene mollo granda.
   Veneno in Collegio li ilo Oratóri sopranominali stati a la Cesarea Ma stà, acoiupagnati da soi parenti, sier Gasparo Conlariui di veludo negro con barba, et sier Lorenzo di Prioli di veludo eremexin.
Et il Prioli, per esser più zovene, referile e fo longo, laudato de more dal Serenissimo e reniesso hozi a referir il Contarini in Pregadi.
   Di Verona, dii Provedifor generai, di 15, hore 16. Come ha visto in le lellere di Milan la no vita seguita ut in Htteris, nè altro scrive per mandar in pressa le lettere di Milan.
   Di Milan, di l’ Orator, di 13, hore 20. Come in questa mattina alcuni zenlilomeni di questa città, insieme con li deputati sono andati dal signor Marchese, a li quali esso signor Marchexe, qual era in letto e mollo fiaco, li parloe facendo un grande esordio di le machinalion si trattava conira la Cesarea Maestà e il suo esercito, tuorli il regno di Napoli e di la Sicilia, et disseli le proposte el risposte di heri falle al signor Ducha, comemoramloli la bona volunlà di la Cesarea Maestà verso questa cilà, laudando molto questo suo exercilo,con exortarli a voler esser prompli a prestar favor a essa Cesarea Maestà, et che poi che ’I Ducha non voi assentir, loro di la (erra vogliano esser pacifici et fideli a Cesare, perchè lui voi serar il castello per asecurarsi. 187 Et domino Francesco Visconte parloe per tutti, che sariano fedeli a Cesare, come sempre erano stati.
Poi il Vicario di le Provision si dolse di danni fatti per le zente sì in la terra come nel territorio, pregando soa signoria volesse far provisione. Il signor Marchese disse li provederia, et ordinato di mandar cavali lizieri a far intender di fuora non fazino alcun danno, etc. Scrive, lui Orator ha inteso da questi, zenlilomeni siati, come il Marchese havia gran de-boleza e poca virtù, era in letto eie. Et quando parla, par exprima la voce con non poca fatica et è gì molto di color flavo. Scrive, come in quella bora, essendo andati alcuni spagnoli a la piaza del castello, quelli del castello sono ussiti et stati a le mane con loro, di quali spagnoli è stà morti da 5 in 6, per il che li fanti lanzinech et spagnoli si hanno posti in arme et in ordinanza, vieneuo tutia via verso il ca-