735 mdxi, f Sier Anzolo Trivixam, fo capitanio a quondam sier Pollo. Sier Andrea Loredam, fo cao dii consejo di X, quondam sier Nicolò. Sier Vetor Michiel, è di la zonta, quondam sier Michiel. Sier Marco Antonio Loredam, fo cao dii consejo di X, quondam sier Zorzi. Et nota, sier Nicolò Donado, con sier Alvise Capello, consieri,, messeno elezer do provedadori a 1’ arsenal, con pena. Andò le parte: 25 di savij ai ordeni, (¡4 di savij altri, 78 di do consieri. Iterum: di savij 50, di do consieri 106; et questa fu presa. 375 Exemplum. 1510, die li Januarij, in Rogatis. Fu deliberato per questo conseglio, a dì. ultimo del mese di novembrio preterito, che le do decime, numero VII et Vili, et mézu (ansa, numero VI, poste al monte novissimo, fusseno tagliade a 60 per cento perse in la Signoria nostra; qual havesseno a restar per certo termine a 1’ otlicìo del sai, poi fusseno mandad-e alle cazude, da esser scosse cum le pene consuete. Ma perchè al prediclo otlicìo de le cazude sono assaissimi debitori, adeo che quelli officiali non possono supplir, et lazi per la Signoria nostra scuo-der quanto più summe de danari sia possibile, per occorrer a le indigenlie presente, de la importantia a tuli note, consideralo preecipue che, avanti la in-stìtution del monle novissimo, se scuodevano i danari nostri, prima ai ve madori nostri de le ¡Dirado*, poi a le cantinelle, el demum a le cazude, è ben a proposito farne conveniente provisione; et perhò L’anderà parte che, per auetorità di questo consoglio, diete do decime el meza tansa restino al pre-dicto otlieio del sai, tino parerà al collegio nostro; et sia commesso a quelli provedadori nostri, che debino seuodcr separatamente dai debitori, a raxon de 60 per cento tagliade et persi, come se faceva ai governadori el alle cantinelle, che pur se ne trazeva oplimo trucio, cum pena de cinque per cento, ila esser divise secundo le altre pene de epso otlicìo ; et a tal èxactione sia deputa per el collegio nostro, a bossoli et ballote, uno'de dicti provedadori, qual possi tuor-quelli scrivani de epso oflìcio, che ge parerà, per far 1’ anledicto effecto. Habi etiam el pro-vedilor prediclo quella medesima auetorità et libertà de intrometter i beni di debitori, sì mobeli come GENNAIO. . 736 stabile, el quelli vender et tuor in tenute, che liano i officiali nostri da le cazude. Copia de una letcra di Palermo, di sier Pele- 376 grim Venier, quondam sier Domenego, a la Signoria nostra, data a dì 24 dezembrio 1510. Per mie de 20 dii preterito, princeps serenissime, dissi a vostra sublimità quanto ocoreva. Da poi, di l’arrnada, a Lainpilosa si ritrovava, non si ha-dii suo partir di quel luogo, ancor 3 volte fece prova, et, per tempi contrarij, ritornò. Nel qual luogo quel illustre conte et capitanio, signor Petro Nava-ro, ha fato far calzine assai, el quelle eharichate sopra alcune barze, e priede assai ; fama è, per far una forteza a l’ixola de Zerbi, altri per monasterij ; la certeza non se intende. Et per quelli, vien dii dito loco, di l’armada, afìrmano morir zenle'assai de quella; et, se Dio non provede,.poria far mal assai tempo novo. La qual cossa non si crede, però che de ponente si dize, lo illustrissimo signor ducha" d’Alba im persona, cum magna comitante caterva di numero infinito, voler Iransferirsi, per tempo novo, per la conquista di l’ixola di Zerbi, in ven-deta del fio! fu morto questo proximo avosto, come per mie a vostra illustrissima signoria notificai. Il che succedendo, faria armada non menordi l’altra, chè solo tal signoria volentiera tutti serviria; che 1’ oposilo è stato soto il presente capitanio prenominato. Dìi qual usque ad sidera si sente lamenti et malediliom, per la malissima compagnia li hanno habuto in.......la preda havia fato le fantarìe in Tripoli, e di podio governo ogniun l’acusano e lo damnano. Perhò per la catholicha majeslà fin il presente è confirmalo, el ogni sua opera aprobato, et comandata, et pi‘ sia intenta et arditamente im pro-sequir la impresa. Che ’1 nostro signor Dio li doni incruenta viloria! Et di quanto seguirà a vostra celsitudine darò noticia. Per via de Mesina si ha, 40 velie di turchi essersi submerse et rote in 1’ Arzipie-lago ; dicono andava a Tripoli : et di questo non si crede molto. Che Dio provedi per tutti ! Ho letere di quel luogo, dicono, per via da Kodi haver, esser zonte in Alexandria 40 velie ili turchi, da Constantì-nopoli ussite, 17 galie solìl, la galeaza, fu presa per Carnali con robe di fiorentini, altre velie quare, il reslo fusto di 18 in 20 banchi, carge tutte di artellarie et zenle assai sopra, per Alexandria......, et per fin altro. A questo illustrissimo signor vice re il tutto lazo intender, et piazer ne ha ’uto. Dii