637 e sleva lì con gran paura. Item, a Verona pur lavorano a far basiioni a la porla dii Vescovo, dentro via ; e di arlellarie grosse, qualle havevano messe di sopra di dita porla, sul monte, le hanno tolle via. Da la banda de là de la terra, versso Peschiera, nulla preparatlone è fala, nè se li fa; le chiave e guardie de dite porte versso Peschiera sono in man de’ francesi. Item, per uno suo, venuto a quella bora, 24, di Verona, conferma il partir di quelli di Tirol, è con manare ; e li altri todeschi li petizavano drio, e ogniuno li dava stridor ; e si dicea per la terra, che lo resto de li todeschi doveano partir per Trento. Item, dentro la porta dii Vescovo, versso il monto, se fa li repari, longi da 25 in 30 pertege, largi 18 in 20 pie’. Item scrive, questa note dieno passar l’Adexe, avanti zorno, alcuni cavalli de’ slralioti et zaratini, per andar conira sier Carlo Valier, vien di Mantoa. Dii dito, date ivi, a dì 28. Come è sta baluto uno suo mulatiero et è morto. Scrive, domenica di notte, hessendo stà mandato, per il provedadorGrili, (ad) Albarè, per far far li porti, per il passar di slra-tioti, conira quelli doveano ussir di Verona, andono 7 fanti di domino Naklo di Brisigella, senza licentia, fora di la sua bandiera, a uno suo locho, dillo i Guasti, e disnorono, e la sera tornò a cena, e lhoro tol-seno robe, e poi di dili fanti forino forili, per quelli lavoratori, alcuni. E in quella medema nocte andono 50 fanti di domino Naldo, e brusoe la sua caxa 316 et uno fenil, che non si refaria con 700 ducati, perchè l’à lì campi 400 in uno pezo. Le terre non si lavorerano, perchè li bestiami non potrà starvi, e perderà il terzo ricolto; bota di più di ducati 1500: brusato 30 cara di fen, XI di vin, formenlo, mejo, legumi, granale et uno caro di farina. Non sa par-ticulariter chi sia stati ; voria la Signoria metesse taja a quelli hanno brusalo la caxa et fenil. Scrive, a lutti quelli signori ha recresuto questo tal caxo. Pacientia I A dì 30. Fo Santo Andrea. La malina. 0 fu da conto. Da poi disnar fo pregadi. Et ledo molte letcre, il sumario di le qual scriverò di solo. Fu posto, per li consieri, taja lire ..., a quelli hanno brusato la caxa e fenil di domino Lunardo Grasso, ut in parte; la qual sia publichata in campo. Et fu presa: 17 di no, 141 di sì. Fu prova li do patroni di le galie di Barulo, vi-delicet sier Zuari Coniarmi, quondam sier Alvise, e sier Nicolò Dolfim, quondam sier Bernabò. Fu posto, per li savij, d’acordo, una lelera in corte, a li oratori nostri, ut in ea. 638 Fu posto, per li diti, una lelera al provedador Capello, in’ risposta di soe; e come se li manderà danari. E li tempi è cativi, e non si poi mandarli, sì non per letere di cambio, over per mar eie. Fu posto, per li savij, che le decime, numero 7 et 8, al monte novissimo, e le do ultime perse, sono a li governadori, et la meza tansa, ut in parte, si scuodi ancora in certo termine, con il dom di 8, poi siano tajate a 60 per 100 perse, e mandate a le cazude quelle è al sai, ut in parte; e fu presa. La copia di la qual parte sarà nolada di solo. Fu posto, per sier Alvise da Molim, savio dii • consejo, sollo, certa parie di debitori sono a le cazude per ducali 250 milia ; et voi che si possi satisfar questo debito, a raxom di ducali 70 per 100, in certo termine, ali ter si scuodi con le pene, et quelli pagerano, non pagi pena alcuna ; el andoe in renga e jusliiìchò la sua parte. Li rispose sier Luca Trun, savio a lerra ferma. Parlò poi, per la parte, sier Zorzi Emo. Et li savij, volendo meter a l’incontro de indusiar a uno allro consejo e.consultar mejo, el dito sier Alvise, d’acordo, messe, con li allri, indusiar, e Inni o marti si chiami il consejo, e tulo il colegio vengi con le sue opinion al pregadi in materia pecuniaria. Di Vicenza, di sier Vetor Capello, provedador, fonno letere. 0 da conto. Fu posto, per li savij ai ordeni, alento Piero Gajo fu fato armirajo a Corfù, e atenlo li soì meriti, che sia confìrmà la dila elelion, et commesso al rezi-menlo di Corfù ccrla causa soa, ut in parte. Et fu presa. Di la Badia, di sier Jacomo Mar zelo, prò- 316* vedador, fo letere. Et manda una deposilion di uno, stato a Ferara, che il ducha non si lieva dii Bonden e torna a Ferara; et francesi alozali; ai qual li cita-diui di Ferara li danno 700 cara di legne et fen. Item, in Ferara è assa’ formenli, ma farine poche e gaiine poche. Di Feltre, di sier Zuan Dolfim, provedador. Come à ’ulo il Covolo. Et il modo scriverò più avanti. t Laus Deo. 317 1510, a dì 22 olubrio, im Palermo. Serenissime et excéllentissimeprinceps et domine, domine colendissime. Per mie de 14 del preterito, de la jaclatura e danno riceve’ la zelile de I’ armadi» de la catholica MDX, NOVEMBRE.