279 MDX, SETTEMBRE. 280 si poi. Et il papa chiamò dito orator cesareo, dolen-dossi, che ’1 suo non era admesso da l’imperador, e 10 revocherà ; e li disse le nove di l’aquisto di Civi-dal, e li le’ lezer la letera, dicendo non se fidasse de le insidie francese, e che ’1 poteva far acordo con la Signoria, con suo grande honor; ma horra le cosse non è a quel termene. E .l’orator scusò, dicendo il signor Constanti!) non à mandato dii papa di tratar acordo. Il papa disse: Li manderemo uno breve di questo; et cussi fe’ far il breve, et manda la copia a la Signoria nostra. Etiam li disse: Il vostro re non voi dar Padoa, ni Trevixo, a la Signoria; e l’orator rispose, voria le trieve, e poi si frateria di acordo. E 11 papa chiamò esso nostro orator coram ipso, e const'jò la cossa ; ma da drio disse, non voi si fazi trieve, e si atendi che ’I marchexe di Mautoa intri in brexana. Item, le Intere auto dii signor Constanlin rizercha dal papa il mandalo, ut supra; e scrive, il re va versso Costanza, per le novità de’sguizari. Item, il re di Pranza ha rizerchalo l’imperador di far in Alemagna fanti (3000. E di uno orator dii re di Hongaria, e uno dii re de Ingaltera, zonti a la corte, e si dice li soi re veleno intrar in la liga ; si che esso signor Constanti!) conforta a ultimar lo acorJo. Il papa li manda el breve, ut supra. Item, cri founo lelere di Bologna, il ducila di Ferara è nitrato col campo ini Ferara; unde, inteso questo, il papa rimase sopra di sè, perchè credeva aver subito Ferrara. Multiplicha le fantarie per il suo campo, voi andar a Bologna, e sarà lì a mezo il presente mexe, e lì starà questo inverno; non voi lassar ponto a far. Il signor Fabricio, con le zelile, è partito el è in camino, et. forssi farà per via fanti. Prega la Signoria, il papa, si fazi l’armata per Po. Dice darà Ferara a sacho, e li darà il guasto, non si volendo render; e più presto voi Ferara minata, dia la vengi in man de’ francesi-. A di Siena, che à di Zcnoa, come 4 nave e gaiioni li, videlicet carachie, c le galie 6 di I're-jam, di le qual 4 sono per forza, esser ussita di Ze-noa, e dubita non toy qualche porto de essi senesi. Item, esso orator à caparà 300 niiera di biscoto a Corneto; etiam di Roma ne ara. Va col papa a Monte Fiascom, poi a Perosa. 133 Dii Cardinal Corner, drìzatc a V orator nostro, in corte, date a Monte Bosso, a dì 29 avo-sto, et mandate a Viterbo, a la corte. Come, dovendo andar a Roma per sue fazende, con licentia dii papa, la sera tardi, a bore 1 di note, scerete vene a lui l’orator cesareo, domino Vito, e scrive longi coloquij abuli insieme. Qual à bon voler, e voria pàce ; e li disse, il curzense è andato orator in Pranza, e si strenzerà la cossa a intentimi totius nominis veneti, et perhò si fazi presto. El Cardinal li rispose sapientissimamente, ut in litteris, dicendo francesi hanno una bolla dii papa Clemente sexlo, che polene romper fede senza pcchato, e dicesse quello voleva, che ’1 scriverà a 1’ orator nostro in corte et a la illustrissima Signoria. E T orator disse, l’imperador voria, le terre, per honor di soa maje-stà, si desse in fide a lui, con cauzion dii papa e dii re di Spagna, e far guerra insieme a’ francesi, e poi P imperador le daria a la Signoria in feudo. El Cardinal disse : Non è bon questo ; ma ben saria, che la santità dii nostro signor, la cesarea majestàe la illustrissima Signoria nostra facesse no insieme unioni conira francesi, e lui haver il stato di Milan ; e questo saria suo honor, quia non est imperator qui vult imperare alii, e che ’1 re di Franza lo impera esso redi romani. Poi dito orator li disse di domino Jacome de Banisijs, secretarlo di l’impera-dor, li scrive di uno orator dii re di Hongaria, e uno anglico, venuti per intrar in la liga; e che quel di Hongaria voi la Dalmatia. Poi li dimandò, si ’1 papa havea mandato di far acorde, e si partì. Sì che esso Cardinal avisò tutti li conferimenti auti. Di Chiosa, dii podestà, di eri, hore 20. Come, in) porto di Gero, cinque parte di nostri venturieri erano state, da quelli di Ariani clic li vent ilo contra, prese e tajati li bonieni a pezi; e questo avi-so à per uno patroni di barche di la Marcila, era venuto lì a CIÙQza, scapolalo. Et scrive, diio loco di Arian fa molli damili a’ nostri. Dii dito, di osi, hore 12. Dii zonzer li la fusto, patroni Andrea di la Janina, qual à compilo il suo tempo et la paga have; e voi danari, dovendo li honieni star ancora fuora. E lo do galie nostre è podio lontano di Cliieza, con il resto di le fuste. Noto. In questa malina, in Rialto, per li gover-nadori de l’infrade, fo delivrado il dazio dii vin, per uno anno, principia al primo di aveste. Lo tolse Nicolò Lanza, per ducati 78 inilia et 100, qual etiam Y à ’uto F anno passato, et à cresulo questo anno di più ducati XI inilia, perchè dicto dazio ha vadagnato ducati ... inilia, scossi serano li debitori. Et è per-fedissimi caratadori, li primi richi di la terra, et di quelli di colegio, si dice, et do banchieri. Di campo, vidi letere di domino Lunardo \ Grasso, prothonotario, a sier Nicolò Zorsi, quondam sier Bernardo, date a San Martini, a dì 3. Come ave, il suo messo, venuto di Ferara, dice che monsignor di la Grota mori. Et scrive dii prender per nostri di uno canzelier dii dito molisi-