510 MDX, OTTOBRE. Noto. Ozi ri toro orono in questa terra sier Francesco Capello, cavalier, et sier Andrea Trivixan, el cavalier, stati a Chioza, aspetando il raarchexe ; ma, non venendo, per la Signoria nostra li fodalolicen-tia a repatriar. Item, in colegio veneno el conte Yanis e li altri turchi venuti di qui, zercha numero 114, parte di qual voleno ritornar a caxa, sono fati richi. Et vene etiam con lhoro sier Alvise Loredan, quondam sier Pollo, stato lhoro provedador in campo. Et quello de’ ditti turchi seguirà, scriverò di soto. Item, zonse in questa sera Zuam Francesco Fa-lier, vien di llavena, andato credendo trovar il ma-chexe; et il Folegino era in questa terra, non ben sano etc. E nota, per colegio fo scrito, una di le Ire galie, andate con li oratori, restasse de li a Bavena, aspetando il marchexe, zoè versso Primier etc. Et el dito Zuan Francesco poi si partì per andar in campo. Vene in questa terra il magnifico Juliano di Medici, fiorentino, alozalo in caxa di sier Bernardo Bembo, dotor el cavalier, per T amilitia ha il fiol, domino Pietro, con lui. Et è venuto per medicharssi di li ochij. A dì 16. Da matina, non fo ditto nulla esser di novo. Dii provedador Griti, date a Montagnana, cri. 0 da conto. Noto, lutisi, il re di Pranza aver fato far editi, che lutti quelli, hanno beneficij sopra il suo dominio in Italia, debino vegnir a quelli, soto pena di perder ditti beneficij et vescoadi, in termine di zorni X, e cussi etiam layzi, ut in proclama, sub poena con-fiscationis. La qual crida fortasse noterò. Item, 14 citadini bergamaschi, per dubito non lusseno marchcschi, li mandono in.Pranza. La nome di qual è questi : Domino Lunardo da Comendu, cavalier. Domino Paulo Zancho, cavalier. Domino Galeazo Colombo, dotor. Domino Piero da Sonicha, dotor. El barba di Passi. Andrea di Passi. Zorzi Benajo. Davil da Bremba. Sumario di una letera, di sier Zuam Moro, ea- 2 pitanio zeneral im Po, a sier Cabriel Moro, el cavalier, suo fratello, data a dì 15 octu-brio, hore 16, 1510, a presso Figaruol et il mantoam. Come, per ordine dii proveditor Capello, che ’per sue lelere li commcte .che immediate si debbi levar et intrar in la Pelosela e venir a Figaruol con l’armata; e questo fo a dì 13 da malina. E con ogni festinantia accelerò la venuta sua, dì et nocte; et il luni, a hore 12 di note, zonse al Bonelo, eh’ è una isulii in mezo el Po, lontan di Figaruol zercha mia 6, dove deliberò dar parte a la notte, per esser ntjn solamente slrache le zente, ma meze morte. Dove che a hore 3 el vene el signor Vitello, et li feze intender che tutti doveva venir a incontrarlo, la ma-lina sequente, che è ozi, a la Pelosela, per farli scorta fino a Figaruol ; e che questa armata non era aspectata da niuno; e che la Stela non si poteva lenir, per esser loco mollo lìacho, el che la vulcano abandonar. E li disse: Me haveti sparagnato la strada fino a la Pelosella; e che li bisognava guardasse tulio quel corsso, dubitando che li inimici non bu-tasseno uno ponte, e molle altre particularilà ; e che ’1 non si dovesse mover de dito locho del Bonelo, fino che ’1 non conferiva col provedador Capello, et ancora che lui havesse premedita di mandar il suo soramasser e uno trombata, con sue letere, al dito provedador, e avisarli il suo zonzer lì. E a borre 5 di nocte vene esso provedador, e senza altro consulto li disse : Su ! leveve, capitanio, et vegnì a la terra, perchè dubilamo, che i nimici non ne tirano con ar-tellarie, come hanno facto tutto heri, per la ponta, eh’è a presso la Stela, su el Po, che va a Ferara, a l’incontro de Figaruol. Esso capitanio fece dar la trombela, e immediate si levò, ordinando a lutti che, senza strepito, uno driedo 1’ altro, in ordinanza, dovesseno vegnir suso, perchè altramente li inimici li tireriano di le arlelarie ; e cussi fezeno. E lui prima de tutti se misse manzi, per dar vigoria a li venturieri, i qual sono i più desregoladi e bestiai homeni che sia al mondo, e vene a salvamento al loco. E, poi zonto, montò a cavalo, per non esser zonla tutta 1’ armata, e andò versso quella, lazeudoli cuor e vigoria; ita che, a lamie de Dio e honor de caxa sua, l’à eonduta luta sana e salva, et è in locho, che ’1 si potrà sempre salvarsi a Mantoa, per esser pocha via, et etiam, per la via di Bostla, sul mantoam, et potrà repatriar, tragetando le barche de sora di uno