39: MDX, SETTEMBRE. 398 debelissimi, e una tirata di collrina di muro; e tellina non veneria soccorsso alcuno in Verona, e leveria li ponti e passi di là di T Adexe, e i nimici convene-ria lenir parte di le zente nel borgo di San Zorzi e San Paulo, nel corpo di la terra, et di San Zeni e Ci-tadela. Questa è la mior via che quella dii monte. Item, in strada, nel levar di San Felice, questa note, trovono Zuan Francesco Valier, vieni da Mantoa. Dice, il gran maistro era tornato in gran pressa in-drieto, per sguizari calati. Missier Meleagro, che era con li cavali lizieri e slralioli a la porta dii Vescovo, mandò a dimandar al governador uno colonello di zente d’arme, che andaseno per fiancho, che i nimici erano ussiti fuora e li romperiano. Mai volse il governador mandar; li proveditori si disperavano; li inimici si tirò in le sbare. Lauda quelli zeuthilomeni veneti, qualli de dì e di note tra le artellarie, solicitar zente d’arme, fantarie, stratioti, turchi, vituarie etc. ; dice : mai l’aria creto. Li provedadori mai non dor-ineuo, fanno uno pasto tra el dì e la notte, hanno nature diaboliche, che mai si consumano. Et questi : sier Zuan Diedo, provedador, sier Ferigo Contarmi, vigilantissimo, sier Sigismondo di Cavali, provedadori esecutori, sier Alvixe Bembo, quondam sier Pollo, fu a Padoa, ne l’asedio, sier Vetor Pisani, quondam sier Francesco, dal banco, sier Francesco Barbaro, quondam sier Daniel, pagador, sier Agu-slin Coppo, quondam sier Fantin, qual è bandito, sier Pollo Bragadim, fo castelam in Castel Vechio, di sier Zuan Francesco, qual fa il mestier dii soldà. Scrive : questi vi laudo assai. Et vede, lì provedadori esser capetanij, governadori, solicitatori e fanti di saccomani. Et in colegio reduti, li savij consullono di scriver al provedador di Feltro, toy Enego. Et sier Luca Trun non volse, senza pregadi. Fu posto, per li savij, zoò sier Antonio Grimani e sier Luca Trun, solli, una lelera a li provedadori in campo, che, inteso la levala sua di San Felixe, et esser zonti a San Martin, volemo, col senato, si deba-no levar de lì e vegnir col campo ad alozar a San Bonifazio, e lì consultar tra lhoro el numero di le zente vorano lassar, e dove, per custodia di Vicenza et quelli lochi, e il resto dii campo vengi versso il Polese-ne, per esser nostra intenliom di strenzer Ferara; et da mo sia preso di preparar X burchij per mandarli irn Po, da far il ponte. Et il resto di savij, excepto sier Andrea Venier, procurator, che non era, messe-no a P incontro una lelera a li diti provedadori, che dovesseno star preparati et aver cura a lo exercilo; e tal parole, che era la iiidusiu a moverssi da San Martin. Et sier Alvixe di Prioli, savio a terra ferma, messe una media letera, che lì in campo consullas-seno quello potrano mandar di le zelile versso il Polesene, per dar ajuto al papa contra Ferara ; e voi etiam si prepara li X burchij, ma non si movino de lì senza altro bordine nostro. Parlò primo, per la soa opinion, sier Antonio Grimani, dicendo si voi far lutto per aidar il papa e aver Ferara. Li rispose sier Piero Capelo, savio dii consejo, poi sier Alvixe di Prioli, per la soa opinion. Poi parlò sier LuchaTrum. Et sier Piero Gipello le’ lezer una letera, ordinata per lui, in la qual erano li savij, di scriver a l’orator nostro in corte, domandi al papa, si ’1 voi le nostre zente, gele manderemo, poi eli’ è levale di Verona. Et il consejo non sentì tal letera, in la forma era. Parlò sier Zorzi Emo, fo savio dii consejo, e laudò P opinion dii Grimani, e far venir il campo a San Bonifazio, per molli respeli, e non star a San Martini, eh’è pericoloso. Li rispose sier Alvise da Molim, savio dii consejo, per la sua lelera, qual fo conzà con quella di sier Alvixe di Prioli. E andò do sole parte : 3 non sinceri, do di no, di quella dii Grimani e Truin 63, di quella di savij 114 ; e questa fu presa. Et fo comandà grandissima credenza. E ve-nissemo zoso di pregadi a borre una e meza di notte. A dì 23. ìn colegio. Veneno li do oratori elecli al pontifice, dicendo sono in bordine, ma manehano li cavali. Et fo scrito a Treviso prima e altrove, et pur se ne ebbe ; e fo mandalo a tuor uno cavallo dal governador nostro, per sier Lunardo Mocenigo. Et volseno Andrea di Franceschi per suo secretario. Veneno li participi di P una per 100, e fe’ certa oferla a la Signoria di quanto sono debitori, e voler prestar danari, et esser alditi le raxon lhoro. Risposto, si vederia etc. Vene Piero di Bibiena, el monslrò una letera dii. signor Renzo di Zere, la copia di la qual sarà qui avanti posta, et dimandò alcune cosse per dito capi-lanio etc. Di campo, da San Martini, di provedadori 187* zenerali, date cri, hore li. Come rieeveteno lelere nostre, col senato, di 21, a borre 17, quel zorno. Prima, scriveno il bisogno hanno di danari per pagar le zenle. Item, hanno visto le artellarie ozi, 7 di le qual è risentite, e le manderano de qui. Sono canoni, do di 50, do di 40, do di 30 et una di 20; perhò bisogna ricambiarli, e, zonte sarano de lì le richieste, queste rote le manderano a P arsenal, zoè a Padoa, per li medemi cari. Item, voleno continuar la impresa, voleno alender a pagar le zenle, e