705 MDX, DECEMBRE. 706 preseno 3 vivi, morti alquanti, la mazor parte anegati, per non poter montar in fusta, per esserli oviato con schiopeti, balestri et archi. De 1’ orendo e miserabel caxo sequito de la duchessa de Nixia scrive; e come con canti, basi e careze, a di 15 del •pasato, che il ducha de Nixia la reeeve’ nel leto quella infelice sua consorte. 0 animo maledeto, che poi tante alegreze, per far tanto haveva deliberato! In quella note medema messe mano a la spada per trarla de questa vita. Qual, da la divina bontà ajuta-ta, cussi corno si atrovò, in catnisa, fuzite in la caxa de madama de Nio, e fo scapolata. Dove el sabato di note, circha a hore 6, quel insano e furibondo andò, e butò zoso le porte. Arivato al leto, trovò la madama de Nyo, a la qual dete tre colpi de piato, molto aspri, et a la nora el simel fece. La povera 356* duchessa, sentito il strepito de le porte, eognosciuto quello era, se ascose solo una concha. Et per uno schiavo fo manifestata al ducha, dove andò, et la percosse sopra la lesta con la spada. Et essa, pigliato l’arma, avendosse tagliato le mane, e per le ferite de la testa, conno dona, caschò in terra. Et quel, insaciato, non bastando quello haveva fato, li menò una penta e pasoli la panza. Vivete quella note et el dì sequente. E, dimandata licentia di far testamento, eloli concessa, ordinò quanto li piaque. Fuzite el ducha al suo zardin, e, per le oferte de quelli dal burgo, ritornò. E, disnando, inteso da uno suo servi-dor, che li populi voleva meter suo fìol in signoria, qual era lì a tavola con lui, messe man al cortelo per darli; et il barbier l’aferò per el brazo, e fato fuzer el puto, qual se butò zoso de un balcon. Per questo, fo preso el ducha, con gran faticha, intro una camera, et foli dato una ferita su el brazo, et fo mandato, con 4 so zentilhomeni, a Santo Ermi con bona custodia, et à levato per ducha suo fìoio. 357 Copia de una Mera, di sier Pelegrim Venier, quondam sier Domenego, a la Signoria nostra, data im Palermo, a dì 8 novemhrio 1510, et recevuta a dì... dezembrio. Per mie de 3 del passato, principe gloriosissimo, notifichai a vostra serenità de quanto fin quel zorno ■ se havea de qui ; da poi se dirà a quella quel più de saputa de ia serenità vostra. Se ave letere de Tripoli, de 13 del preterito, e, per dite, come el conte Pelro Navaro à lassato 3000 fanti sani, 1000 infermi, in dito locho. I qualli, da li capelanij adredo, nullo à danari, e per forza li tien lì ; che, secondo molti scrive, à messo pena la testa a li navilij li beva senza licentia, e pageriano quel pocho hanno per venir de qui. Hanno inanellamento de aqua, rispeto a 6 mexi, che piuuto li non havea ; e par, in la cita non habino che pozi al modo nostro, e fuor de la terra, dove è l’aqua, andar nè ussir non. ardiscono, per modo, quelli capelanij, che hanno l’aqua in caxa, la fanno vender per la terra, e quanto puoi bever un homo, a pasto d’aqua, da pizoli sei li costa. Mori de le ville d’intorno a le volle li porta carne e le vendeno, e li costa da soldi 5 la lira nostra, e po-cha ; un castrado, tripolina una e meza ; ove, pizoli XV l’uno; vin, a ducati 15 la bota; e cussi stentano a viver. E da arabi sono asediati, che non hanno che ’1 zircuito de le mure. El capitanio ditto parlò al Ziecho de Tripoli, che teniva incarzerato, e li dete strete in la persona, che», per uno schiaro, fu . acusato d’aver oro assai, che tripoline 60 milia li donò. Par 1’ habi fato cavalchar poi con lui e hono-rato, a fin da arabi fusse lassato intrar vituarie, perchè da quelli è molto amato; e fasse oppinion, con spexa excessiva necessità lenirla. Partì lo capitanio a di 6 con molta armada, per andar a Monasteri e prender quella , e lì svernar. Ebbe gran fortuna e tal, da barze, come è dito, 12 e più, con fantarie, si rupe a presso Tripoli, e li homeni scapolati; e molti fu zi de noie a la zità", e ’1 zorno sopravenendo, molli fu morti e schiavi rimasti. E parte de le nave tute sono rote, altre in Trapano scorseno per fortuna, ed altre passate verso Sardegna, per non voler più nullo patron di baracche questo anno à servito, ritornar. E con alcuni ho parlato, dize più presto anderia a 1’ inferno che andar più in tal armada ; son slà senza soldo, nè nulla donation ha ’uto. El forzo de le fantarie, i. qualli son nudi, con una cairn in mano, vanno ari-cerchando, el forzo, per l’amor de Dio, maledicendo I’etro Navaro. lniperhochè referisse luto homo, lui e li capelanij e favoriti soi à spogliati tutti li altri; adeo è una pietà a veder lai fantarie, infermi e 3 morti da fame per le strade destesi, e nulo remedio nè sussidio hanno, e molti ne rnoreno. E cussi a Trapano, e per el regno, e a Napoli, è dito esser. El conle Petro Navaro zertissimo è a la Peloxa, con barze 14 se ritrova. Prima fu ditto esser anegato; altri dize non haver nave 8, e men de fanti 2000 in tutto, ed è andà lì, perchè, si veniva su l’ixola, tulle le fantarie lo abandonava. À fato far un bando, che tutti quelli voi andar lì, li darà le spexe e darali pasazo francho. In modo, l’armada, potente de velie 200, con combatenti 20 milia, è talmente perduta e disciolta, che non fanti, non nave, olirà li predilli