407 MDX, SETTEMBRE. 408 Non. Sicr Marin da Moliin, fo consolo in Alexandria, quondam sier Ja-cotno. 101 A dì 24. In colcgio. Fonno i cai di X e li avo-gadori insieme, zercha sier Alvise Mocenigo, el ca-valicr, venuto eri, stato provedador zeneral in trivisana, qual à molte opposition et querelle contra di lui; et per il consejo di X fo commesso la sua cossa a li avogadori di comun. Et perchè el voleva venir in colegio a referir, fo terminato tralar questa materia nel consejo di X ozi, si ’1 dia referir over non ctc. E nota, ut dicitur, sier Marco Antonio Lo-redan, òuo di X, li era molto contrario. Vene domino Zenlil Brazoduro, vicentino, ora-lor di la comunità di Vicenza, per proveder zercha il morbo, et expose quello el voleva. E fonno chiamato dentro domino Nicolò Chieregato, et ditoli, per il principe, voglino tra questi citadini è qui contribuir a la spexa, per poter far le provision, per netar il morbo in Vicenza. Veneno sier Matliio di Prioli, quondam sier Francesco, e compagni, creditori dii dazio dii vin, di l’anno passato, come caratadori; i qualli hanno vadagnato ducati ,18 milia. Et lui parloe, come de li danari prò mine non dimandavano, ma ben volevano i libri di debitori dii dito dazio, per poter seuo-derli Ihoro et pagarsi. Et il principe ordinò fosse mandato a dir a le raxon nuove ge i deseno; ta-men, per alcuni savij di colegio, poi fo suspeso di non li dar ctc. Dii capitanio dì Po, date a Ponticliio, eri, a horre 18. Come, per uno venuto lì, qual è ribaldo e jotom, al qual delc salvo conduto, perchè li mandò a dir li voleva dir una bona nova. Et cussi, venuto, à aviso, i nimici volcano passar di qua di Po in questa matina, et esser preparati i passi, e ponti su burchiele, a Francolini e Lago Scuro ; el erano li francesi, qualli poi passeriano a la volta di la Badia, per andar a Lignago. E inteso questo, subito scrisse al provedador di la Badia stesse occulato; e li manderà fra’ Lunardo, con 200 cavali, lì, bisognando. Item, manda una deposiliom di uno, zonlo al provedador di Iìuigo. Scrive, il marchese di Mantoa fa far al Borgo Forte bastioni ; e non voi dar passo a’ ditti francesi. Item, come è venuti tre altri, a dirli il certo di le ¡«ente voleno passar di qua, et za esser passà fantarie al bastion di Cotogna e artellarie; unde, dubitando non sia una stratagema, à avisato il suo armirajo, è in Are, riguardi quelle barche è de lì, e si redugi in locho largo. Et fra’ Lunardo è ca- valchato versso il bastion, e lui starà riguardoso con l’armada 1’ ha ; et saria andato a trovar quella di Are, ma non voi abandonar il ponte di Ponticliio, tamen si redurà in locho sicuro, per non esser da la via di terra azonto. Volea mandar do ganzaruoli in Are ; dicono se disarmerano, per esser compia la paga ete. Belationc di Zuam Antonio Tessaro, da Castel Baldo, fata a dì 22, al provedador di Bui-go. Dice, lui sta a Sermene, e ivi è fanti 400; e che li francesi, erano al Bondem, sono reduti ad alozar a la Ponta, versso Figaruol. Item, che lui à visto XV burchiele, fonno tolte per feraresi, esser state rese al marchexe di Mantoa. Item, le zente dii papa sono versso Cento. Di Uste, di sier Urban Bolani, podestà, fonno letere. Zercha guastadori ete. Di Padoa, di reetori. Come Zuan Paulo Man-fron, e il fìol, stavano meglio. E manda inventario di le artelarie è lì, e mandate in campo. Di Castel Francho, di sier Alexandro Que- 191 rini, provedador. 0 da conto. Di Udene, di sier Antonio Justinian, do-tor, vice locotenente. De occurrentiis. Di sier Zuan Vituri, provedador in la Patria, date a Udene. Zercha quelle zente sono lì, e danari bisogna per li stratioti ctc. Di Gradiscila, di sier Fantini Memo, provedador, di 20. Cliome si mandi danari, ali ter le zente è lì si partano. Dii Zante, di sier Hironimo Bernardo, provedador. Di certo caso seguito lì, ut in litteris ; e prega sia dà libertà dagi taja. Et voria, chi fosse bandito dii Zante, fusse etiam di la Zefalonia, et e converso. Per la vicinità di le ixole, si fa assa’ malli de lì. Vene Zuam Francesco Valier, vien di campo, con letere di provedadori zenerali ; ma prima dirò la sua relationc. E prima, il principe li usò alcune parole, dicendo havia parlato di la Signoria parole calive, e dito al marchese, li sarà promesso e non ateso. Unde a questo si justifichò benissimo, adeo il colegio fo satisfato. Poi disse, che luni il marchexe lo mandò in campo, fo a dì 16, dove stete la nòte, e fo amazà el Zitolo. E, inteso sguizari tornava, ritornò a Mantoa. Et à parlà a uno nepote di lo episcopo sedunense, andava al papa, passò per Mantoa : come il ritrar havia fato sguizari era stà per do brevi falssi, fati per francesi, in nome dii papa, a essi sguizari, che si lievino di l’impresa; e voi tuor altra impressa, e se li provede di danari, compito la paga.