651 MDVIII, OTTOBRE. 652 cavalier, capitanio. Come havia auto lelerc di Eie-magna, eercha certa dichiaration, come più diffuse scriverò di sotto ; qual lo comanda credenza. Ih domino Antonio Pieamano, episcopo di Poltre, date a Basan. Avisa nove aule di Eiemagna, per uno vien di lì, che ’t re è in Fiandra et dice dove. E voi far una dieta questo Nadal; à comandi! questi subditi vicini vadi, et volcno far eie., e recuperar il persso, con molte particularità, come in ditte letere. Laudate. Di Udene, di sier Andrea Loredan, luogo-tenente. Come in Lubiana è pur zenle alemane e vicinano mal con nostri, et maxime per una villa vicina a Postomia, qual lodeschi vorìano fusse sotto llioro, e l’Alviano dice <5 nostra, perliò dubita eie. Fu posto, per li consieri, certe taje, come apar per letere di retori nostri di terra ferma, di casi seguiti. Fu fato scurtinio di uno savio dii eonsejo, perchè l’altro zorno niun passò; et rimase sier Zorzi Emo, nuovo, fo provedador zollerai in campo, quondam sier Zuan, cavalier, qual passò di do ballote. Cazete con titolo sier Marco Antonio Morexini, cavalier, pro-curator, sior Lunardo (¡rimani et sier llironimo Do-nado, dotor, qual non è ancor zonto, vien duella di Candia. Et l’Emo intrò subito. A dì 17. Fo eonsejo di X con zonta. A dì 18. Fo gran eonsejo. Fato consier in Cy-pro, elclion in loco di sier Piero Loredan è morto ; et niun rimase, nò passò. A dì 19. Fo pregadi. Et steteno lino borre 3 di note. Di Pranza, di l’orator, di lloan. Come l’ora tor era stato dal re, qual era butà in loto per le gote, c la raina con soa majestà. Et coloquij abuti ; et la risposta dii re zercha queste cosse alemane. Item, à manda por monsignor di la Marcila, eh’è in ajulodii ducila di Gelerconzente, [terparlarli; qual è poco lonlan di lì. I.e pratiche di l’acordo seguitano; il re non teme il re di romani, e dice Gelcr non patirà alcun danno; si che si ’I vorà guerra, la troverà. Di Milani, dii secretario. 0 da conto. Di Forava, dii vicedomino. Dii zonzer dii du-cha lì, a dì .., venuto di Roma ; è slà a visitarlo. Item, a Bologna è slà pichato uno citadino, nominato Felixe........, el qual do volte caschò con la corda dii lazo e scapolava, a la 3.* il boja lo api-choe e mori; adeo commosse tutta Bologna. E questo è slà, perchè era da la parte di Bontivoy. Item, alcuni Àriosli è sta mandati a Roma. Fu poslo, por li savij, donar braza 20 di veludo 306 paonazo a l’orator hongarico è qui, domino Filippo More, el qual ritorna; et fu presa. E nota, per il eonsejo di X è stà datoli ducali 12 milia, zoè panni di seda et altro e contadi, e fato la dita per la Signoria nostra. Poi fu poslo certa materia secrelissima e saera-mentà il eonsejo. Et fo gran dispulation, come spero se intenderà poi. Tandem quelli di pregadi non vol-seno dir nulla, solum che la reatina sequente se intenderà. Et cussi se intese, come per la Signoria nostra era stà preso im pregadi di tuor per l’anno di rispeto ancora lo illustrissimo conte di Pitiano, ca-petanio zeneral noslro di terra. Et cussi la matina sequente, per il serenissimo, fo dito in colegio a Piero di Bibiena, suo secretario, e l’altro nontio venuto qui a questo efleeto. Et fu posto, per sier Zorzi Emo, savio dii con-sejo, sier Alvise di Prioli et sier Alvixe Moccnigo, savij a terra ferma, di risponder, che per adesso non havemo più di bisogno di osso conte di Pitiano. Et parlò contra, c ben, sier Alvixe da Molin, savio dii eonsejo; li rispose sier Zorzi Emo. Parlò poi sier Andrea Griti, savio dii eonsejo, cargando molto 1’ Emo; et poi il principe volse parlar. Et l’Emo non messe 0. E andò sollo una parte, di acetar l’anno di rispolo. Ave 30 el più di no. Fo sagramenlà il pregadi el comanda gran credenze, le dispul tiou fate; et non si dovesse dir 0 di questo acetar l’anno di rispelo, lino la matina poi terza, acciò il principe lo dicha prima al suo secretario et noncio etc. E cussi la matina poi (ulta la terra lo intese. Capitolo di una letera di Lorenzo Trivisan, secretario con V orator in Franza, scrive a suo padre. Non ameterò etiam di notificharvi, conio in questi mexi proximi pasati, in questo mar Oceano da al-guni navilij franzosi, poco distante de lugaltera, è stà trovalo una bareha con homeni numero 7 ; li quali sono slà presi e condii ti qui a Roano, insieme con la barchu, fatta de zerchij coligali insieme, con una coperta de scorze de alboro. Et de li diti captivi ne è restato uno zovene solo vivo, et li altri, più atem-pati, sono morti. Lo qual è di comuna statura, di color obscuro corno moro, uno volto largo con uno segno suso, la faza biavo ; el vestimento suo de una polle de pesse macinata, come una pelle de liompar-do, in lesia una zoja de paja colorita, lesuta. con selle orechic a mio veder d’orso. La sua lingua non