440 MDVIII, MAGGIO. come altro, contra quello doveano, el portándose tristamente verso i subditi de la Signoria ; tandem la Signoria, a tempo del serenissimo missier Cristofal Moro, doxe, mosse guerra ad essi triestini. Et essendo quelli per terra et per mar assediati, et non possendo più tollerar lo assedio, papa Pio secundo, el qual, essendo in mimribus, fu vescovo de Triest, per el cardinal niceno, suo legato de latrre, a Venecia existente, operò a presso la Signoria, che triestini do-mandasseno misericordia et li fosse perdonato, cum questo che a la Signoria roma-gnisse Gastelnuovo, Mocho et Sun Servolo, cum tute sue intrade, la muda similitcr de Mocho, et quello, che per le convention cum Federico imperador doveano dar, li voleva pagar del suo, e che le strade dovesseno ro-magnir averte, che non potesseno vender sai ad algun per via da mar, nè loro etiam tra-zerlo per mar, nè darlo ai subditi de la Si--217 gnoria; non diano recever in Triest ladri, et assasini, et similiter quelli che scampano cum la facoltà d’altri, nè schiavi che scampano etc., ma quelli dar ad ogni rechiesta di rectori de la Signoria ; et administrar a tutti i subditi de la Signoria rason summaria etc. ; et che li pacti cum la chiesia de San Marco, et cum el dogado, eircha la regalia, habino loco. 218 Letera di Marco Rizo, secretano di proveda-dori zenerali in campo, data a Alla, a dì 6 mazo 1508, drízate a Josaphat, suo fra-delio. Fratcr carissime. Quello che tante volte me hai scripto desiderar, per questa pur lo intenderai. Sapi adoncha, che ozi el castel de Agresto se ha dato a la illustrissima Signoria. Et quel signor havea porto alcuni capitoli a li provedadori, li qual non li voi se no acceptar. et me mandarono a dechiarirli; che se i non se voles-seno render per altra forma, che più non lo toria a pali. Feceno li todeschi, insieme con lui signor, con-seglio, ne erano etiam alguni italiani, zoè lombardi dentro, con homeni ancor dii paexe ; et steteno per bon spatio, tandem el vene zoso. Et io, replicandoli che ’1 me dovesse responder ; tandem el se risolse, che se li fesse uno salvoconduto, de poter andar a le parte di sopra liberamente ; et che lui et le robbe sue con le sue arlellarie fusseno salve, che erano nel castello. Et cussi vbjse, uno suo cugnado, eli’ à nome Cliristoforo Calapin, che se li fesse uno salvo-condutto per lui, el per cinque altri, che erano in bando de le terre di la illustrissima Signorìa; et chea tempo de pace, lui, et essi cinque, possino andar et star per tutte le terre di la illustrissima Signoria. Item, al capitario de li todeschi se li fesse un altro salvocondutto, che con la compagnia sua l’andasse con Dio. Et cussi tandem tandem io li acccptai, et licili immediate li salvicondutti, et li mandai a sottoscriver a li magnifici provedadori, li qual mai cre-teno facesse tal bona opera in minar tutti li sui ca- ' pitoli et venir su queste cosse soloi In sto interim me calorono zoso de uno balcon ¡5 homeni per obstasi; et poi lui ussite fora per una porta falssa et andò a li magnifici provedadori a toeharli la man. Jo, havuti li salviconduti, et datili, tutti se fidoro-no di me; et non se possendo aprir la porta di la rocha, per el grande reparo haveano facto, (lei far uno gran buso, sì clic putì' intrar dentro et intrai. Fra tutti quelli todeschi, et altre zelilo, pensa come me ritrovava solo; tandem tulli me vedeteno come suo protelor, comenzando dal signor, come da suo cugnatlo Calapim sopra scrito. El per quel medemo buso ussissemo fora, con tutta quella compagnia che era dentro, tra todeschi, lombardi et quelli dii paese, ’ li qual potevano esser in tutto da 030 in essa rocha. Et venuti, tra questi spagnoli, et altre nation, che era in campo, se levò tanto remor, che i volevano metter el castello a sacho et tuor tulli loro per presoni, che mai viti el simile, in modo che me viti impazatoet fiei ristituir assai robe, che erano sta tolte, de quelli poveri ussiti dii castello, per li spagnoli, con mio grande pericolo di la vita, con molte altre particu-larità, che più non voglio scriver. Subito che fiei ussir costoro dii castello, comparseno li inimici mol- lo grossi sopra uno monte, ben che per avarili ne 218’ comparseno alguni pochi ; et quelli grossi desesseno el monte, credendo che ’1 caslel non fusse reso. Li forono drizate a l’incontro le nostre artilarie, et le nostre fantarie tutte se redusseno atorno el castello, el quelli non veneno più avanti el se aflirmorono ; sì che si poi dir: tardi venerunt bubtilci. Infine è sUita una bona opera haver tolto questo caslelo, quale è fortissimo de sito et ne faceva sudar, se el non se rendeva, venendoli soccorso de zente conira le nostre ; et borra è assicurato tulio questo paese et el veronese, anzi tulio el teritorio de Riva et Riva propria. Più longo non voglio esser, perchè son tanto slancilo che più non poria esser, son stato per