NDX, AGOSTO. camera, e per le prime manderà molte a stampa, qual tutavia si stampano. Item, scrive quanto li à dito Zuan Batista Manzine, fradello di domino Renzo Manzino, è ai stipendij nostri. Item, scrive si fazi provisione di pagar li ca-valari, acciò portino le lettere. Letera di Baldo da Codevigo, data a dì 6, a Lonigo, drizata al tnarchexe di Mantoa, venuta in le letere di Roma; el qual Baldo è go-vernador di le sente dii marchexe, è con Franga. Scrive, francesi pretendeno di haver Canelo, Viadana, Asola e Lona’, per esser feudo etc., ut in litteris. Di sier Hironimo Contarmi, provedador di V armada, tre letere, date in galia, a Civita Vechia, la prima di XI. Scrive, de li ritrovarse Valerio Dolze, qual si à oferto dar biscoli al bisogno di l’armata, a carlini XI el canter, eh’ è libre ‘250, vegneria a valer el mier ducati 5, e torà li danari mexi 8 da poi dati, a Roma, per letere di cambio etc. Et di questa praticha à scrito esso provedador a 1’ orator nostro a Roma. Dii dito, di X. Scrive dii zonzer lì le do galie bastarde, Michiela e Guora, e la sotil di sier Francesco Corner. Item, prega la Signoria, à servito assai, sia fato in luogo suo. Nota, suo fìol, Francesco, bandito di qui, è a Roma col signor Jannes. Dii dito, pur di X. Come, per dar una volta con F armata versso Livorne, è andato in le aque di Piombino. Essendo im Porto Longo a dì 7, sier Lu-nardo Emo et il Griego, soracomiti, erano a la guarda, visto uno galiom in mar, se aviono a quella volta ; et li homeni, visto le galie, monlono in barcha, e se deteno a la fuga, lassando esso galiom, di bote 300 in zcrcha, destitulo e solo, e nostri andono lì et lo prese, vuodo di homeni, con una bandiera di Pranza 70 sopra, e lo conduseno lì ini porto. E poi horre do, vene il patron di esso galion, con la barcha, dicendo esser scampato, dubitando fosseno galie de’ mori ; unde esso provedador scrisse a F orator nostro a Roma, acciò intendi la intention dii papa, si ’1 dia render over non. Item, a dì 8, hessendo andato per riviera a la volta di Ligorne, e posto certo numero de homeni in terra per carne, et nostri ari vati a uno castelieto, over torre, di fiorentini, ditto San Vicen-zo, quel castelan, eh’ era sollo dentro, trase a’ nostri certi saxi et uno colpo di schiopeto. El capitanio di la galia pontifìtia, sdegnato, smontò in terra e trasse alcuni colpi de la sua artelaria ne la torre, poi posto fuocho a la porta, che era distante da terra circha 3 passa. El castelan di sopra trazeva a basso di grosis-l Viarii di M. Saniìxo — Tom. XI. simi saxi; e non senza dificullà, e Irato molti colpi de artellaria,' hessendo ¡1 castelan ferito, si rese, et è sopra la galia dii papa. Item, nel partir, veduto una velia quara in mai', li andò la galia Dandola, et la prese et conduse de lì ; sopra la qual era una bandiera di Pranza. Etiam à scrito a Roma, a F orator, di questo, et aspeta risposta. Item, a molti navilij di Spagna, trovati lì, ha fato optiina compagnia, juxta i mandati di la Signoria nostra. Si à inteso, in Zenoa esser intrati novamente zercha 600 francesi; et spagnoli erano zonti circha 200 per tuor danari, e, perchè non davano danari, si partivano. Item, F armata nemicha è stà veduta partir di Porto Venere, per andar a la volta di Zenoa. Item, scrive esso provedador dubitarsi, tolendo qualche impresa, di non esser seguito ; et à compreso, li fati di nostri non core-spondeno a le parole. Item, non à pan, nè di Corphù à ’ulo biscoto alcun ; spera di ducali 200 dete lui per i biscoli di Roma, li qualli ancora non li hauo auti. Et queste parte ultime scrive private a sier Santo Trun, suo zenero. Dii Cardinal Pavia, legato, data a Bologna, a dì. . , soto scrita: B. frateretc., a la Signoria nostra. Avisa aver auto tutti li castelli di Romagna, teniva il ducha di Ferara; et li ha ’uti a nome dii pontifice. Item scrive, si mandi qualche podio di armata ini Po, im Primier, a Santo Alberto. A dì 19. In colegio. Vene sier Anzolo Trivixan, fo capitanio zeneral, el asolto, per esser stato a Pa^ doa, qual aldi messa col principe; era li soi parenti con lui, nepoti. Dice aver auto licentia da li proveditori ; et quasi cignava voler referir di le’ cosse di Padoa, ma il colegio non volse. Vene il conte Vanis, vayvoda polizano, con 8 turchi in compagnia ; i qualli turchi volevano licentia di partirsi, dicendo hanno la licentia in mano, do-lendossi quello era stà fato a Padoa, amazà uno di soi etc. Unde il principe li charezoe, dicendo restasse ancora per uno mexe etc.; sì che li tasentoe. E senza altra balotazion, ma per aricordo di sier . Piero Capello, savio dii consejo, fo mandato per Iho-ro proveditor uno amico dii conte Vànis con ducati 70* 25 al mexe, qual fu sier Alvixe Loredam, fo soraco-mito, quondam sier Luca ; et senza dir altro, fo ba-lotà darli ducati 25, el andò provedador di turchi. Vene il conte Zuam Brandolim, qual havia auto uno calzo di uno cavallo, e portava la gamba infa-sata; disse di la fede et operalion sua, et era mal tralà etc. Il principe li usò bone parole, dicendo- si faria col tempo etc. Vene il conte Piero Monocovich, qual non voi lo