339 MDX, SETTEMBRE. 340 In Cividdl di Fritil. E1 strenuo Vigo da Perosa.......119 E1 strenuo Antonio di Pietrasanta.....83 A la Schiusa de Venzon. Et strenuo Piero Fachineto.......25 El strenuo Nicolò da Riva, page da guazo . . 15 Stratioti. Domino Constantim Paleologo......115 Domino Zuam Paleologo.......51 Domino Nicolò Paleologo.......42 Dominò Thodaro Clada........30 Domino Manoli Giada........30 Jacorno Ralì...........4 Zorzi Tarachia..........10 282 Ballestrieri. Domino Thodaro dal Borgo......100 Domino Alvise da Porlo........48 El cavalier Cavriana.........ICO 308 ICO* In questa malina fo preso una parte, in colegio, che ’1 sia suspeso li credili di doni di le nave, a quelli li hanno nuli, e le nave soe non sono stà stima-de, justa la forma di la parte; et quelli hanno auli tal donni, siali fati debitori, ut patet. Da poi disnar fo pregadi. El vene le infrascripte lelere : Di Are, di sier Lunardo Bembo, proveda• dor, di 12. Scrive, come i nimici veneno lì. E che lui si partì, consolato da quelli de lì, e per le valle fo menato e zonse a 1’ armata dal capitanio di Po, a Pontechio : c poi tornò in Are con pressidio, et tro-vò i nimici esser parlili, nè fato altro damno, solimi prese sier Zacaria Breani e sier Domenego Venicr. Scrive, ditti fanti, che vene, fonno menati a man; e questo, per uno prexom, bavia li dili zentilhomeni Breani, ferarese, nominato.........di Zilioli, el qual presom liberono e menolo via. Scrive, esso pro-vedador non è per partirsi, ben voria C barche et 100 fanti. Di Chioza, dii podestà, di 12, hore 8. Scrive questa cossa di Are, come seguite. E lauda sier Lunardo Bembo, provedador nostro de lì. Di campo, da San Martini, di provedadori generali, di eri, horrc do di note, vene letere. Come, hessendo ozi occupati in varij servicij tulli, e per doversi levar col campo, per andar soto Verona, a horre 22 in 23 vene voce, i nimici erano ussiti di Verona e venuti a la campagna. Fo cridato: A l’arme! Subito i cavali lizieri ussiteno fuora, e li turchi ; e lo zente d’arme in ordine steteno dentro i slechadi, lutti de un voler e presto di far fati. Li turchi e sier Alvise Loredan, lhoro proveditor, corseno vigorosamente fin nel borgo, e li balestrieri ; et li inimici non poteno esser sì presti a intrar in la terra, e levati li ponti e serate le porte, che rimaseno 20 di lhoro a cavallo fuori, qualli da li nostri fonno presi ; tra i qual erano cinque gambareschi, il resto franzosi e todeschi. Fo ferito uno turcho. Questi erano ussiti per brusar le caxe dii borgo, e za in 7 caxe haveano posto il focho, aziò nostri non alozaseno. Item, hanno haulo, da do dì in qua, lì in campo nostro poche vi-luarie. Scrive, in questa notte si leverano per andar soto Verona. E hanno mandato a veder, dove vora-no bombardar la noie, domino Chiriacho, el Zitolo e Latanzio da Bergamo, i qualli dicono è bon Iodio da la porta dii Vescovo fino a Castel San Felixe, il qual locho è il mior che sia ; sì che si principierà con le artelarie hanno, fino zonzino le mandate a luor a Padoa, a bater dite mure di Verona. Desiderano la resolution dii marchese, che saria 1’ anima dii campo. Item, mandano una lotera, aula di uno Lodovico da Salò, marchesco, copiosa de molti avisi. Da Salò, a li provedadori generali, di 8, di uno amico fidel. Come il gran maistro, è a Galera’ con 1400 cavali, à licentiato li alemani 1’havia, dicendo non voler li sia fato come al signor Lodovico ; e a l’incontro ha X milia sguizari. Hanno essi sgui-zari in compagnia da cavali 2000; sì che ditti sguizari por il papa sono 40 milia. Hanno preso Varese. Item, a Modena le zente dii papa hanno dato una rota a’ francesi ; le zente di Brexa e brexan è andate a Milan. Item, è stà retenuto a Brexa el conte Zuan Maria da Martinengo ; e Zorzi da Lodron à ’uto corda, scoperto, per uno famejo, tralava con la Signoria nostra. È fama vengi 500 lanze di Franza; a Brexa è solwn 400 cavali de’ francesi. 11 marchexe di Mantoa è in ordine. Dice, da 35 in 50 milia persone sarà con nui ; e si saremo in campagna, pur si spon-la Verona. Li citadini brexani è venuti più marche-schi che prima, pur si sia presti. Si dice, l’impera-